La passione la vedi, meglio, la senti, nelle introduzioni puntuali e chiarificatrici che Vincenzo Milletarì fa con piglio sicuro prima di ogni brano in programma (programmone), Le Ebridi, l’Incompiuta e la Praga. La senti, quella passione, anche nella voce un filo incrinata dall’emozione. E poi la ritrovi sul podio in un gesto chiaro e limpido, perfettamente leggibile nelle intenzioni, in uno sguardo che sempre cerca il dialogo con l’orchestra. Perché fare musica è dialogare. Con l’orchestra, certo. Con il pubblico. Che, oggi, segue da casa davanti allo schermo di un computer, perché la pandemia ci tiene ancora lontani dai teatri. Non dalla musica, però.
Musica di Felix Mendelssohn, di Franz Schubert e di Wolfgang Amadeus Mozart che il direttore d’orchestra tarantino – trent’anni compiuti e un curriculum nel quale ci sono i teatri di Praga, Stoccolma, Copenhagen, oltre che orchestre italiane come la Verdi di Milano e la Toscanini di Parma – ha scelto per il suo debutto sinfonico al Teatro Comunale di Bologna. Sala vuota, orchestra in platea per il concerto della domenica pomeriggio in streaming (ancora visibile sul sito della fondazione lirica emiliana) nel quale Milletarì offre una notevole prova di maturità interpretativa. Una lettura, quella offerta dal direttore, lontana da velleità filologiche che risentono degli eterni ritorni della moda, ma ancorata alla tradizione sinfonica più bella – ci senti la lezione “teatrale” italiana e la compattezza “tedesca” di suono e visione unitaria del discorso musicale.
Lettura, quella di Millatarì, che non rinuncia a uno sguardo del tutto personale ed originale delle partiture sul leggio. Sturm und drang nelle tormentate Ebridi dove Mendelssohn arriva come un vento che ti travolge. Nella Sinfonia n.8 in si minore Incompiuta dal magma nero e inquieto del presente emerge una luce, un ricordo del tempo passato per uno Schubert per nulla rassicurante. Un Mozart luminoso, all’italiana e una Sinfonia n.38 in re maggiore Praga tutta proiettata in avanti e intrisa di quella rassicurante malinconia che solo il compositore salisburghese sa trasmettere.
Rivedi qui il concerto diretto da Vincenzo Milletarì