L’Opera di Roma diventa un set per il dramma di Verdi trasmesso in aprile da Rai3 in versione cinametografica Cantano Lisette Oropesa, Saimir Pirgu e Roberto Frontali
Il barbiere di Siviglia – diretto da Daniele Gatti e pensato come un film in presa diretta realizzato nella sala vuota del Teatro Costanzi, ma anche per le strade di Roma, da Mario Martone – è stato lo spettacolo più bello del 2020. Il più intelligente e riuscito tentativo di far diventare una risorsa creativa le restrizioni imposte dalla pandemia. Talmente bello, talmente riuscito che arriva il bis, perché ora, dopo Gioachino Rossini, tocca a Giuseppe Verdi. Il Teatro dell’Opera di Roma rimette in campo la coppia vincente Gatti-Martone per La traviata. Ancora una volta la sala del Costanzi, questa volta svuotata dalle poltrone, diventa un set cinematografico. Non saranno, però, solo platea e palchi a fare da cornice alle vicende di Violetta ispirate a Verdi dalla lettura de La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio: le telecamere agli ordini di Martone seguiranno i protagonisti nei corridoi e nei salotti dell’edificio capitolino. Ideale per ricreare le atmosfere della Parigi della prima metà dell’Ottocento dove visse (e morì) Marie Duplessis, personaggio reale, prostituta redenta dall’amore, trasfigurata poi in Marguerite Gautier da Dumas e in Violetta Valery da Verdi e dal librettista Piave.
Gatti, direttore musicale dell’Opera di Roma, presentissimo in teatro in questi mesi di pandemia per fare musica con la sua orchestra e il suo coro (in questi giorni oltre a Traviata sta preparando un concerto dedicato a Stravinskij a cinquant’anni dalla morte e un appuntamento nella cornice del Maxxi), torna alla popolare partitura verdiana (che ha diretto nel 2013 alla Scala per l’inaugurazione di stagione) proseguendo il suo percorso di radicale rilettura delle opere verdiane, scavando nei significati profondi della musica, indagando il complesso legame con le fonti letterarie per restituirle nella loro disarmante modernità. Per Traviata il direttore milanese ha chiamato Lisette Oropesa che è Violetta, Saimir Pirgu che veste i panni di Alfredo e Roberto Frontali interprete ancora una volta di Giorgio Germont.
Opera in versione cinematografica per la quale si rinnova la collaborazione dell’Opera di Roma con RaiCultura: le telecamere di Rai3 riprenderanno lo spettacolo e lo trasmetteranno nel mese di aprile. Quarta nuova produzione, questa Traviata, che l’Opera di Roma ha realizzato dall’inizio dell’emergenza Covid. «Senza il pubblico in teatro continuiamo a sperimentare nuove forme teatrali. Abbiamo chiesto a Daniele Gatti e Mario Martone, dopo il successo de Il barbiere di Siviglia, di lavorare ad una nuova produzione de La traviata di Giuseppe Verdi. Ed abbiamo rinnovato la proficua e fruttuosa collaborazione con la Rai che consentirà di allargare la platea del Costanzi a tutti gli italiani, anche a chi si accosta per la prima volta al teatro musicale. E sono certo che potrà affascinare molti nuovi spettatori» racconta il sovrintendente dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes spiegando poi che «se ne Il barbiere di Siviglia il teatro vuoto era lo spazio scenico dove si ambientava l’opera, nella nuova produzione il nostro teatro si trasformerà in un grande e sorprendente set cinematografico».
Scene curate dallo stesso Martone, costumi di Anna Biagiotti, fotografia di Pasquale Mari, coreografie di Michela Lucenti affidate al Corpo di ballo di Eleonora Abbagnato. Accanto ai protagonisti Anastasia Boldyreva (Flora), Roberto Accurso (Barone Douphol), Andrii Ganchuk (Dottor Grenvil) insieme ai giovani del Fabbrica” Young Artist Program dell’Opera di Roma, Angela Schisano (Annina), Arturo Espinosa (Marchese D’Obigny) e Rodrigo Ortiz (Gastone).
«La necessità di chiudere i teatri al pubblico a causa dell’emergenza sanitaria ha generato una risposta immediata da parte della Rai. Dopo il successo del Barbiere di Siviglia con entusiasmo abbiamo deciso di tornare a collaborare con l’Opera di Roma per un altro grande titolo come La traviata di Giuseppe Verdi. Certi dell’alto valore artistico del prodotto, torniamo quindi a far confluire le diverse esperienze del teatro e della tv verso un risultato che, complice anche il coinvolgimento di un regista come Martone, porta l’opera verso una dimensione cinematografica» dice Silvia Calandrelli, direttore di RaiCultura.
Nella foto @Yasuko Kageyama Daniele Gatti e Mario Martone