A metterlo in scena ci vorrebbero effetti speciali da kolossal cinematografico, pensiamo solo al finale con il profeta che viene portato in cielo su un carro di fuoco, trainato da cavalli di fuoco mentre infuria una tempesta. Perché l’Elias di Felix Mendelssohn Bartholdy racconta le vicende del profeta così come le narra la Bibbia. Ma è un oratorio. E non ha bisogno della forma scenica perché nasce per la meditazione. Il racconto in forma drammatica e la riflessione (che si fa preghiera) sui fatti affidata al coro. Nell’Elias di Mendelssohn, ispirato al primo e al secondo Libro dei Re, il cuore sono i miracoli compiuti dal profeta.
Antonio Pappano ha messo sul leggio la partitura di Mendelssohn per un nuovo appuntamento della stagione (per ora) tutta in streaming (il concerto si può riascoltare su RayPlay) dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Esecuzione tesa, dal passo drammatico incalzante e dal respiro meditativo profondo quella proposta da Pappano, ben assecondato da orchestra e coro (diretto da Piero Monti) di Santa Cecilia. Intenso Georg Zeppenfeld nei panni del profeta Elia, mentre Rachel Willis-Sørensen, Wiebke Lehmkuhl e Benjamin Bernheim si danno il cambio nei ruoli della vedova e del bambino, dell’angelo e del re di Ahab. Tutti a dare voce al testo che lo stesso Mendelssohn scrisse con l’amico teologo protestante Julius Schubring.
Nella foto @Musachio e Ianniello Antonio Pappano