Il 96enne regista il 21 giugno apre la stagione lirica di Verona con un nuovo allestimento del capolavoro di Giuseppe Verdi «Violetta immagine perfetta della donna di oggi e di sempre»
Il sapore – e non può essere altrimenti – è quello di una celebrazione. Lo respiri. Novantasei anni compiuti martedì. «Quanti anni?» chiede sorridendo, fingendo di stupirsi per poi farsi un applauso da solo. Elegantissimo. Seduto su una carrozzina. La voce flebile, ma la mente ancora capace di quegli sprazzi di lucida intelligenza che sono sempre stati il suo sguardo (artistico e umano) sulla vita. «Violetta è l’immagine perfetta della donna di oggi e di sempre. Passando una giornata con lei assaggi tutti i sapori della femminilità» racconta Franco Zeffirelli accarezzando uno dei suoi due Jack Russel. Sul tavolo i bozzetti di una nuova Traviata, sontuosi, ricchi di dettagli, giocati sui colori rosso e oro disegnano una sorta di teatro nel teatro, una cornice nella quale, sollevato il sipario, si vedono la casa di Violetta su due piani, un giardino d’inverno molto viscontiano, la casa di Flora con trionfi di specchi e candelabri.
«Ci penso da otto anni» racconta il maestro nella sua casa romana dove presenta il progetto del nuovo allestimento del capolavoro di Giuseppe Verdi che il 21 giugno inaugurerà la stagione dell’Arena di Verona. Ha detto sì all’invito del sovrintendente Cecila Gasdia che fu Violetta nell’allestimento del capolavoro verdiano realizzato a Firenze nel 1984 con Carlos Kleiber sul podio. «Questo spettacolo è il coronamento di un sogno che Zeffirelli coltiva da più di 10 anni, ma anche del mio sogno. Ho lavorato tutta la vita con lui come cantante e questa è la mia occasione di restituirgli un dono e rendergli omaggio» racconta, annunciando un allestimento «rispettoso dei tempi e dei luoghi di Traviata, perfettamente calato nella realtà drammaturgica».
Sarà una sorta de “il meglio di…” che riassume in uno spettacolo «definitivo» gli otto diversi allestimenti dell’opera verdiana, da quello del 1958 a Dallas con Maria Callas a quello del 2007 all’Opera di Roma. In mezzo un allestimento a Bruxelles nel 1963, uno alla Scala nel 1964 con Herbert von Karajan e Mirella Freni (serata tormentata la prima con contestazioni per il soprano modenese), poi Rio de Janeiro nel 1979, Firenze nel 1984, il Metropolitan di New York nel 1998 e la versione mignon a Busseto nel 2002. Ma anche un film: anno 1983, dove Violetta aveva il volto trasfigurato dalla malattia di Teresa Stratas e Alfredo quello di Placido Domingo. Ancora nulla trapela sul cast: per Violetta si era fatto di Marina Rebeka, che di recente ha vestito i panni dell’eroina verdiana alla Scala.
La Traviata delle Traviate quella che prepara il regista fiorentino attorniato per la nuova avventura da una squadra artistica che tradurrà in immagini il racconto: il costumista Maurizio Millenotti e Stefano Trespidi, oggi vicedirettore artistico dell’Arena dopo aver collaborato con Zeffirelli per gli allestimenti areniani: Carmen del 1995 poi Trovatore, Aida, Madama Butterfly, Don Giovanni, Turandot. Mancava Traviata. Vuoto colmato ora con quella che si annuncia una versione kolossal del melodramma, in perfetto stile areniano, come vuole il pubblico della lirica sotto le stelle. Che è poi perfettamente incarnato dall’estetica di Zeffirelli che per questo suo decimo incontro con Traviata mette in campo immagini da altri allestimenti, idee che in sessant’anni si sono sviluppate e perfezionate, ma anche cimeli perché in scena ci sarà il letto usato nel film del 1983.
«Amo tutto della Traviata» dice Zeffirelli stringendo la mano alla Gasdia. «Ci siamo tenuti per mano tante volte e ti ho massacrato spesso» sorride il maestro. «A lui mi lega una lunga amicizia”, prosegue, “e’ sempre stato un perfezionista, ogni volta ha insegnato a tutti noi a cercare qualcosa che non sapevamo di avere» risponde la cantante veronese chiamata dallo scorso anno a rilanciare l’Arena. La Traviata firmata da Zeffirelli è un sicuro richiamo per il pubblico così come l’asso nella manica calato a inizio della scorsa stagione dalla Gasdia che ha annunciato il debutto in Arena di Anna Netrebko: il soprano russo (accanto al marito Yusif Eyvazov e al baritono Luca Salsi) il 29 giugno vestirà i panni di Leonora nel Trovatore che torna proprio nell’allestimento del 2000 di Zeffirelli. Ma non è l’unico colpo perché la Gasdia si è assicurata la presenza di un’altra voce di quelle oggi popolarissime: Saioa Hernandez, dopo il trionfo lo scorso 7 dicembre in Attila alla Scala, quest’estate a Verona sarà Aida e Tosca.
Nelle foto i bozzetti di Franco Zeffirelli e i figurini di Maurizio Millenotti