Ecco i titoli da non perdere quest’anno nei teatri italiani
Tutta da riempire l’agenda del nuovo anno. Tutta da riempire di musica. Con tanti titoli d’opera da seguire nei prossimi dodici mesi nei teatri italiani. Ecco tutte le opere da non perdere nei prossimi 365 giorni partendo dal Teatro alla Scala e dalla Falstaff di Giuseppe Verdi che trona nello storico (e bellissimo) allestimento di Giorgio Strehler con la bacchetta del prossimo direttore musicale del Piermarini, Daniele Gatti. E arrivando al 7 dicembre, sempre al Teatro alla Scala, per l’ultimo Sant’Ambrogio di Riccardo Chailly che conclude il suo mandato decennale alla guida del teatro con un titolo insolito per un’inaugurazione, Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmitri Sostakovic. In mezzo titoli popolari e rari, regie tradizionali e spettacoli di forte impatto con nomi della scena europea che arrivano in Italia, grandi direttori e giovani promesse sul podio dei teatri lirici, ma anche dei festival da Pesaro (con Rossini) a Parma (con Verdi). Ecco tutti i titoli da non perdere in questo 2025.
Gennaio
* Teatro alla Scala di Milano, Falstaff di Giuseppe Verdi
Un Falstaff che ha fatto la storia quello di Giorgio Strehler. Per un direttore che con ogni sua interpretazione fa la storia. Si apre nel segno di Giuseppe Verdi e di Daniele Gatti (nella foto) il 2025 lirico. Il direttore d’orchestra milanese torna al Teatro alla Scala, il teatro che guiderà dal 2026 come direttore musicale, e torna con il verdiano Falstaff. Un titolo che Gatti ha già diretto al Piermarini (era il 2015, dieci anni fa, e lo spettacolo era quello di Robert Carsen) e che riporta ora nell’allestimento padano di Strehler che volle portare nella pianura lombarda le vicende che William Shakespeare ambienta a Windsor. Protagonista Ambrogio Maestri (che debuttò il ruolo proprio nell’allestimento strehleriano alla Scala nel 2001 con Riccardo Muti) insieme a Luca Micheletti, Rosa Feola, Rosalia Cid, Martina Belli, Marianna Pizzolato e Juan Francisco Gatell. Prima il 16 gennaio. Scene e costumi che evocano la campagna lombarda sono di Ezio Frigerio.
* Teatro Alighieri di Ravenna, Giulio Cesare di George Friedrich Händel
Un Giulio Cesare di George Friedrich Händel per tre controtenori, Raffele Pe che è il protagonista, Filippo Mineccia che veste i panni di Tolomeo e Federico Fiorio che è Sesto. Il Giulio Cesare che va in scena il 17 gennaio al Teatro Alighieri di Ravenna per poi approdare a Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Lucca, Trento e Bolzano. Una coproduzione che ha una firma tutta ravennate. Innanzitutto quella dell’Accademia bizantina, storica formazione di Ravenna, che sarà in buca diretta da Ottavio Dantone (nella foto), impegnato anche al clavicembalo con la lettura che si annuncia filologica della partitura di Händel. E poi quella di Chiara Muti, nata a Ravenna (la città della mamma Cristina e la città “adottiva” del papà Riccardo) regista dello spettacolo che ha le scene di Alessandro Camera e i costumi di Tommaso Lagattolla. Cleopatra, che seduce il condottiero romano giunto in Egitto, è Marie Lys.
* Teatro Filarmonico di Verona, Falstaff di Antonio Salieri
Quasi un secolo prima di Giuseppe Verdi, Antonio Salieri scriveva un Falstaff, sempre ispirato alle Allegro comari di Windsor di William Shakespeare. Era il 1799 (il Falstaff verdiano debutta al Teatro alla Scala il 9 febbraio 1893) e a Vienna andava in scena il Falstaff messo in musica dal maestro di Wolfgang Amadeus Mozart. Il 19 gennaio il dramma giocoso di Salieri, Falstaff ossia le tre burle, va in scena al Teatro Filarmonico di Verona. Teatro, il Filarmonico, che fu riaperto nel 1975, cinquant’anni fa, dopo la ricostruzione in seguito alla distruzione della Seconda guerra mondiale, proprio dal tiolo di Salieri. Un omaggio doveroso che si inserisce anche nell’ambito del festival Mozart. Nuovo allestimento con la regia di Paolo Valerio (che firma anche i costumi, mentre le scene sono di Ezio Antonelli) e la bacchetta di Francesco Omassini (nella foto), sul podio di orchestra e coro della fondazione Arena di Verona. Protagonista, nel ruolo del titolo, Giulio Mastrototaro accanto a Gilda Fiume, Laura Verrecchia, Marco Ciaponi e Michele Patti
* Teatro Comunale di Bologna, La fanciulla del west di Giacomo Puccini
Appendice alle celebrazioni per il centenario pucciniano al Teatro Comunale di Bologna. Il 2024 si era aperto con Manon Lescaut. La stagione 2025 si inaugura il 24 gennaio con La fanciulla del west. Sul podio del Comunale Nouveau, la struttura fieristica che ospita il cartellone mentre la sala del Bibiena di piazza Verdi è in ristrutturazione, non ci sarà però il direttore musicale del Comunale, Oksana Lyniv, ma Riccardo Frizza (nella foto) che in questa stagione tornerà nel capoluogo emiliano anche per il verdiano Ballo in maschera. Nuovo allestimento con la regia di Paul Curran. Protagonista, nei panni di Minnie, Carmen Giannattasio, che si darà il cambio con Ann Petersen. Dick Johnson ha il volto e la voce di Angelo Villari e Amadi Lagha, lo sceriffo Jack Rance quellki di Claudio Sgura e Gusatvo Castillo. Cinqaue recite, nel giro di una settimana, come tutti i titoli della stagione del Comunale.
* Teatro Regio di Parma, Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi
Gennaio è il mese nel quale inaugurano le stagioni di molti teatro. Succede anche al Regio di Parma che, nonostante la sbornia verdiana autunnale con i titoli del Festival Verdi, apre il cartellone lirico con un altro titolo del compositore di casa. Il 24 gennaio la stagione si inaugura con Giovanna d’Arco in un nuovo allestimento firmato da Emma Dante (nella foto). La regista palermitana arriva a Parma con la sua squadra di lavoro (scene del marito Carmine Maringola, costumi di Vanessa Sannino, coreografie di Manuela Lo Sicco) e affronta un altro Verdi, dopo il difficile e discusso Nabucco alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino. Opera di visioni e voci che la Pulzella sente, opera di angeli e diavoli, dunque adatta all’immaginario di Emma Dante. Sul podio della Filarmonica Toscanini e del Coro del Regio Michele Gamba. Protagonista Nino Machaidze mentre Luciano Ganci è Carlo VII, ruolo che il tenore romano ha già cantato a Parma nel Festival Verdi del 2016 (l’opera andò in scena al Teatro Farnese con la regia di Peter Greenaway). Ariunbaatar Ganbaatar è Giacomo, il padre di Giovanna.
* Teatro Massimo di Palermo, Otello di Giuseppe Verdi
Un campo militare. Un presidio in riva al mare. Soldati che vigilano, che pattugliano le coste e accolgono i migranti che arrivano dal mare. Li salvano dalle onde, dalla tempesta. La tempesta che si scatena nei primi accordi dell’Otello di Giuseppe Verdi. Che Mario Martone rilegge portandolo nel nostro oggi di flussi migratori attraverso il Mediterraneo. Spettacolo coerente, riuscito. Asciutto e drammatico come un reportage di cronaca. Otello va in scena il 24 gennaio al Teatro Massimo di Palermo dove arriva nell’allestimento (nella foto) che il regista partenopeo ideò nel 2021 per il Teatro San Carlo di Napoli. Sul podio dei complessi palermitani Jader Bignamini. Protagonista Yusif Eyvazov mentre Barno Ismatulleva, cantante che si sta sempre più affermano (e Palermo ha fatto bene a metterla in cartellone) sulla scena internazionale, è Desdemona. Nicola Alaimo veste i panni di Jaco mentre Cassio è Riccardo Rados e Irene Savignao Emilia.
Febbraio
* Teatro alla Scala di Milano, Die Walkure di Richard Wagner
La prima puntata è andata così così. Ma un Ring si giudica (nella sua arcata completa) solo alla fine delle quattro opere, al termine del lungo, lunghissimo viaggio musicale di quindici ore che parte da Rheingold (nella foto) e approda al Götterdämmerung. Così L’anello del Nibelungo del Teatro alla Scala è tutto da seguire, diviso in due sul fronte musicale: dopo la rinuncia a dirigere l’intera tetralogia da parte di Christian Thielemann, le recite se le dividono Simone Young e Alexander Soddy. Il 5 febbraio, a poco più di tre mesi dal prologo con il Rheingold, ecco la prima giornata, Die Walküre, La valchiria che porta nel vivo il racconto delle peripezie dell’anello forgiato da Mime con l’oro rubato da Alberich alle Figlie del Reno. Arriva Brünnhilde, i fratelli Siegmund e Sieglinde (che però non sanno di essere fratelli) concepiscono Siegfried, l’eroe destinato a riportare l’ordine nel mondo provando a sconfiggere il male. E poi c’è la celeberrima Cavalcata delle valchirie, pagina saccheggiata da film e pubblicità. E c’è il bellissimo Incantesimo del fuoco che chiude le cinque ore di Die Walküre. Nuovo capitolo sempre firmato dal regista David McVikar. Siegmund è Klaus Florian Vogt (che nei due capitoli successivi vestirà i panni di Siegfried), Sieglinde Elza van den Heever, Hunding è Günther Groissböck. Michael Volle torna a vestire i panni di Wotan mentre appare la Brünnhilde di Camilla Nylund.
* Teatro dell’Opera di Roma, Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti
Un titolo da primadonna. Di quelli con le grandi scene e il finale che tutti aspettano. Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti non fa eccezione. Anche se offre grande spazio a tenore e basso e anche al mezzosoprano – specie nell’edizione critica che da qualche tempo circola restituendo tutta la bellezza della partitura del 1833. Certo, tutti aspettano il Come è bello! Quale incanto o il drammatico finale dell’Era desso il figlio mio. Il 16 febbraio il Teatro dell’Opera di Roma propone una nuova Lucrezia Borgia con la regia di Valentina Carrasco e la bacchetta di Roberto Abbado. Due primedonne si passano il testimone nel ruolo del titolo, primedonne agli antipodi geografici, una è russa e l’altra americana, ma anche agli antipodi dell’approccio al canto, Lidia Fridman e Angela Meade (nella foto). Difficile scegliere chi andare a sentire. Forse entrambe. Così come meritano di essere ascoltati entrambi i tenori che danno voce a Gennaro, il figlio che Lucrezia ritrova, ma che per un fatale scherzo del destino avvelena condannandolo a morte, Enea Scala e René Barbera. Nei panni di Alfonso I d’Este Alex Esposito e Carlo Lepore.
* Teatro Filarmonico di Verona, La Wally di Alfredo Catalani
Opera che si ascolta raramente. Eppure, un tempo, amatissima. Oggi conosciuta per un ‘aria, Ebben ne andrò lontana, incisa da Maria Callas e resa immortale (come tutte le cose che “toccava” con la sua voce il soprano). La Wally di Alfredo Catalani è un’opera in quattro atti del 1892, anno in cui andò in scena al Teatro alla Scala. Storia (il libretto di Luigi Illica si ispira a Die Geier-Wally di Wilhelmine von Hilern) ambientata in Torolo che racconta l’amore tormentato tra Wally e Giuseppe, naturalmente figli di nemici giurati e dunque destinati ad essere infelici. E a morire tragicamente sulle montagne, lui travolto da una valanga e lei suicida giù da un precipizio per seguirlo. Opera che Gustav Mahler diresse ad Amburgo e che definì «la più bella opera italiana che abbia mai diretto». Il 16 febbraio La Wally va in scena al Teatro Filarmonico di Verona per la stagione lirica della fondazione Arena. Sul palco l’allestimento (nella foto) che Nicola Berloffa ha realizzato nel 2017 per i teatri di Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Lucca (titolo che fece conoscere in Italia Saioa Hernandez) e che ora il regista piemontese riprende per Verona dove Wally è Maria José Siri, Giuseppe Carlo Ventre, Stomminger Gabriele Sagona. Sul podio Antonio Pirolli.
* Teatro Verdi di Trieste, Il trittico di Giacomo Puccini
Il Trittico di Giacomo Puccini riletto alla luce della Divina Commedia. La suggestione viene certo dalla terza delle tre opere che compongono il capolavoro pucciniano, il Gianni Schicchi, la cui vicenda viene presa direttamente da Dante. Che però mette il truffatore (a fin di bene, per dare un’eredità alla figlia e al suo innamorato) all’Inferno. Il regista Pier Francesco Maestrini, invece, nella sua rilettura, lo mette in Paradiso. Perché ogni atto del Trittico è come una cantica della Commedia. Così con Il tabarro siamo in un girone infernale, Suor Angelica è tra le anime del Purgatorio mentre lo Schicchi è, appunto, ambientato in Paradiso. Spettacolo (nella foto) ideato per Bologna quello di Maestrini che il 21 febbraio arriva al Teatro Verdi di Trieste. Stesso allestimento con le scene di Nicolas Boni e i costumi di Stefania Scaraggi, mentre sul podio ci sarà Francesco Ivan Ciampa. Anastasia Bartoli è Suor Angelica, Olga Maslova la Giorgetta del Tabarro, ruoli che in alcune repliche (il 22 febbraio e i 1 marzo) verranno interpretati, nella stessa serata, da Marta Torbidoni. Roman Burdenko veste i panni di Michele nel Tabarro e di Gianni Schicchi, mentre Rinuccio, nell’atto comico, ha la voce di Riccardo Rados.
Marzo
* Teatro Carlo Felice di Genova, Falstaff di Giuseppe Verdi
Il 2025 è l’anno di Falstaff. Dopo quello verdiano di gennaio al Teatro alla Scala con Daniele Gatti e dopo quello (sempre a gennaio) di Antonio Salieri messo in scena al Filarmonico di Verona, ecco che l’estremo capolavoro di Giuseppe Verdi va in scena anche la Teatro Carlo Felice di Genova. Il 7 marzo arriva lo spettacolo (nella foto) che Damiano Michieletto ha pensato per il Festival di Salisburgo portandolo poi al Piermarini. Un Falstaff ambientato nei saloni di Casa Verdi a Milano, la casa di riposo per musicisti che il compositore volle lasciare come la sua più bella eredità. Così Sir John è un ospite di Casa Verdi, un vecchio cantante che, tra sogno e realtà, rivive la sua carriera e le vicende che Verdi ha messo in musica ispirandosi a William Shakespeare. Spettacolo poetico e bellissimo con le scene di Paolo Fantin e i costumi di Carla Teti che a Genova vede sul podio di orchestra e coro del Carlo Felice Riccardo Minasi. Protagonista, come a Milano, Ambrogio Maestri. Ford è Ernesto Petti, Fenton Galeano Salas. Le comari sono Erika Grimaldi (Alice), Caterina Sala (Nannetta), Sara Mingardo (Quickly) e Paola Gardina (Meg).
Aprile
* Teatro Regio di Torino, La dama di picche di Petr Il’Ic Cajkovskij
È bastato poco al Regio di Torino per risollevarsi dalla cristi artistica che aveva segnato il teatro dopo la fine della gestione di Walter Vergnano e Gianandrea Noseda. Tutto da seguire il nuovo corso del Regio fatto di progetti innovativi e collaborazioni con teatri europei che permettono di vedere a Torino spettacoli che hanno lasciato il segno. È capitato la scrosa stagione con il Trittico di Puccini con la regia di Tobias Kratzer. In questa stagione arriva nel capoluogo piemontese La dama di picche di Petr Il’Ic Cajkovskij che il regista Richard Jones ha ideato per la Welsh National Opera di Cardiff, spostando lazione nella Russia dei primi anni del Novecento dalla San Pietroburgo della fine del Settecento del libretto. Impero e rivoluzione nell’allestimento del regista britannico che debutta il 3 aprile e che a Torino vedrà in scena un cast di specialisti del repertorio russo: Zarina Abaeva è Liza, Mikhail Pirogov è Hermann, Vladimir Stoynov è Eleckij e Deniz Uzun è Polina. A dare corpo e voce alla contessa, come spesso capita quando in scena c’è il capolavoro di Cajkovskij, un’artista che ha fatto la storia della lirica, a Torino hanno chiamato Jennifer Larmore (nella foto). Sul podio il giovane Valentin Uryupin.
* Teatro Carlo Felice di Genova, Die Liebe der Danae di Richard Strauss
Si ascolta di rado Die Liebe der Danae, la penultima opera di Richard Strauss, che il compositore scrisse nel 1940 su un abbozzo di libretto approntato anni prima da Hugo von Hofmannsthal – il nuovo libretto lo scrive Joseph Gregor. Storia ispirata alla mitologia greca quella che il Teatro Carlo Felice di Genova mette in scena il 6 aprile, prima rappresentazione italiana della versione originale del titolo con complessi artistici italiani. Sul podio Fabio Luisi (nella foto), direttore genovese che ha una lunga frequentazione con il repertorio tedesco. Protagonista, nei panni di Danae, Angela Meade. Con lei Scott Hendricks è Giove, Timothy Oliver è Mercurio, Anna gRaf è Semele, Agnieszka Adamczak è Europa. Nuovo spettacolo del britannico Laurence Dale, un passato da tenore e un presente da regista.
* Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma, Scene dal Faust di Goethe di Robert Schumann
Non è un’opera vera e propria. È, come definito dal suo stesso autore, un oratorio profano. Eppure le Scene dal Faust di Goethe di Robert Schumann hanno un respiro teatrale. Una delle tante riletture in musica del capolavoro dello scrittore tedesco, che può stare accanto, in una ipotetica tetralogia, al Faust di Gounod, al Mefistofele di Boito e alla Damnation de Faust di Berlioz. Daniel Harding ha scelto la partitura romantica di Schumann per uno dei suoi appuntamenti sul podio dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia nella sua prima stagione da direttore musicale. L’11 aprile la pagina si ascolta all’Auditorium Parco della musica di Roma con le voci del baritono Christian Gerhaher (nella foto) che è Faust, ma anche il Pater Seraphicus e il Doctor Marianus, del soprano Christiane Karg che dà voce a Gretchen, Büßerin e Una Poenitentium e del basso Andreas Bauer Kanabas che è Mephistopheles e Böser Geist. Sul palco della Sala Santa Cecilia il coro di Andrea Secchi e le voci bianche di Claudia Morelli insieme ai musicisti di Santa Cecilia.
* Teatro del Maggio di Firenze, Salome di Richard Strauss
Richard Strauss e le inquietudini, le atmosfere erotiche e drammatiche dalla sua Salome per il tutolo inaugurale del Maggio musicale fiorentino, edizione numero ottantasette quella che si apre il 13 aprile. Opera del 1905 ispirata al dramma di Oscar Wilde la Salome, immersa nelle atmosfere allucinate e voluttuose della musica di Strauss. A Firenze, finita l’era di Daniele Gatti (il direttore ha dato un’impronta indelebile al Maggio, accanto a quella che da sempre conferisce all’istituzione toscana la bacchetta di Zubin Mehta), hanno chiamato Alexander Soddy (nella foto), talento del podio che da qualche tempo si sta facendo conoscere anche in Italia. Nuovo allestimento affidato a Emma Dante, regista palermitana che ha spesso raccontato storie di donne e che promette la sua zampata “siciliana” anche sulla storia ispirata alle vicende bibliche. Protagonista nei panni della giova che chiede ad Erode, in cambio della sua danza, la testa di Giovanni Battista, Allison Oakes. Jochanaan è Iain Paterson, Anna Maria Chiuri Herodias, Nikolai Schukoff Herodes, Eric fennel Narraboth.
* Teatro dell’Opera di Roma, Suor Angelica di Giacomo Puccini e Il prigioniero di Luigi Dallapiccola
Si completa il progetto triennale del Trittico ricomposto lanciato al Teatro dell’Opera di Roma, all’inizio della sua direzione musicale, da Michele Mariotti. Dopo Tabarro abbinato al Castello del duca Barbablù di Bartock e a Gianni Schicchi presentato in accoppiata con L’heure espagnol di Ravel, quest’anno tocca a Suor Anglica, cuore del Trittico, titolo al qaule Mariotti ha scelto di mettere accanto Il prigioniero di Luigi Dallapiccola. Il 23 aprile la terza parte del progetto affidata al regista Calixto Bieito (nella foto), visionario e irriverente, ma sempre sulla musica. Prima parte della serata sempre con il titolo pucciniano: protagonista di Suor Angelica è Corinne Winters (che in due recite passa il testimone a Yolanda Auyanet) mentre la Zia principessa è Marie-Nicole Lemieux. Ne Il prigioniero di Luigi Dallapiccola cantano Ekaterina Semenchuk (la Madre), Mattia Olivieri (il Prigioniero) e John Daszak (Il carceriere e Il grande Inquisitore).
* Teatro San Carlo di Napoli, Attila di Giuseppe Verdi
Un Verdi di passaggio. Che non è più solo in Verdi patriottico dei primi anni e non è ancora il Verdi della maturità. Un grande, grandissimo Verdi, comunque. Dove ci senbti i capolavori di ieri e quelli che verranno domani. È il Verdi, il Giuseppe Verdi di Attila. Opera patriottica, naturalmente, nel racconto di una terra invasa dallo straniero. Che poi, viene sconfitto… dalla donna dalla quale lui credeva di essere amato. Un Verdi sperimentale quello della partitura del 1846 – le due arie di Odabella., ad esempio, hanno due atmosfere opposte, eroica la prima, lirica la seconda. Partitura che il 24 aprile si ascolta al Teatro San Carlo di Napoli in forma di concerto. Sul podio di orchestra e coro della fondazione lirica partenopea il giovane direttore milanese Diego Ceretta (nella foto). Super cast capitanato da Sondra Radvanosky che è Odabella , mentre Giorgi Manoshvili è Attila, Luciano Ganci è Foresto mentre Ernesto Petti offre la sua voce di velluto a Ezio.
* Teatro alla Scala di Milano, Il nome della rosa di Francesco Filidei
Una prima assoluta. Così il Teatro alla Scala innova il suo ruolo di committente di opere. Come fu ai tempi di Giuseppe Verdi… come è sempre stato negli anni a venire con i molti, moltissimi compositori che hanno scritto le loro opere per il Piermarini. Questa volta la Scala ha scelto Francesco Filidei (nella foto), compositore pisano, classe 1973, e gli ha affidato la trasposizione in musica di uno dei romanzi più popolari (grazie al film con Sean Connery, scuramente) di sempre, Il nome della rosa di Umberto Eco. Il 27 aprile sul palcoscenico milanese arriva il giallo con Guglielmo da Baskerville raccontato in musica da Filideo, anche autore del libretto con Stefano Busellato e con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti. Sul podio uno specialista del repertorio contemporaneo come Ingo Metzmacher. Spettacolo firmato dal regista Damiano Michieletto insieme al suo team di fedelissimi, lo scenografo Paolo Fantin, la costumista Carla Teti mentre le luci sono firmate da Fabio Barettin. Cast da kolossal con Lucas Meachem che è Guglielmo, Kate Lundsey nei panni maschili di Adso da Melk e Daniela Barcellona in quelli di Bernardo. E poi le voci di Gianluca Buratto, Marco Filippo Romano, Roberto Frontali, Giorgio Berrugi, Giovanni Sala e Carlo Vistoli per raccontare i misteriosi omicidi che avvengono nel monastero benedettino sulle alpi piemontesi.
Acquista qui i biglietti dal 21 gennaio 2025
Maggio
* Teatro La Fenice di Venezia, al Malibran Der Protagonist di Kurt Weill
Un giallo. Un gioco di teatro nel teatro che rimanda a Ricahrd Strauss e alla sua Ariadne. È Der Protagonist di Kurt Weill. Storia ambientata ai tempi di Shakespeare con una compagnia di attori itineranti che sta provando uno spettacolo commissionato dal duca locale. Dovrebbe essere una buffa pantomima, ma lo spettacolo viene in seguito trasformato, per volere del committente, in una rappresentazione drammatica. Ed ecco il colpo di scena perché la prova della nuova versione della pantomima si interrompe tragicamente e il Protagonista del titolo commette un omicidio, che avviene, però, nella vita reale e non più nella finzione del teatro. Der Protagonist è un’opera del 1926, quella che segna il debutto di Weill che si ispira per il suo lavoro, un lungo atto unico, all’omonima pièce teatrale di Georg Kaiser pubblicata nel 1920. Der Protagonist va in scena il 2 maggio al Teatro Malibran per la stagione del Teatro La Fenice di Venezia in un nuovo allestimento affidato al regista Ezio Toffolutti che firma anche scene, costumi e luci. Sul podio dell’orchestra lagunare Markus Senz (nella foto). Mentre il Der Protagonist del titolo è Matthias Koziorowski. Con lui Zachary Altman, Dean Murphy, Martina Welschenbach e Alexander Geller.
* Teatro Regio di Torino, Hamlet di Ambroise Thomas
Variazione sul tema. Sul tema dell’Amleto di William Shakespeare. Perché Hamlet di Ambroise Thomas si ispira liberamente alla celeberrima tragedia del principe di Danimarca. La storia più o meno è la stessa, amleto che attraverso le rivelazioni del fantasma del padre scopre che il re è stato assassinato dal fratello che ora ha spostao la vedova del re stesso, Gertrude, madre di Amleto. E c’è naturalmente Ofelia che impazzisce e muore. L’opera di Thomas, scritta nel 1868, va in scena il 15 maggio al Teatro Regio di Torino in un nuovo allestimento firmato dal regista Jacopo Spirei (nella foto). Sul podio Jérémie Rhorer che ha sul leggio la partitura originale, recuperata di recente, dove il ruolo del protagonista Hamlet è affidato a un tenore – nel tempo la tradizione ha voluto affidarla a baritoni. Che a Torino sarà John Osborne. Sara Blanch è Ophélie, Clémentine Margaine Gertrude, Riccardo Zanellato Claudius, Nicolò Donini Polonius e Julien Henric Laërte mentre Marko Mimica darà corpo allo Spettro del re.
* Teatro Verdi di Trieste, Rigoletto di Giuseppe Verdi
Sulla carta ci sono tutti gli elementi per un Rigoletto di consolidata tradizione. Eppure Daniel Oren sul podio può riservare sempre sorprese. Piacevolissime. Come capita spessissimo quando il direttore di Tel Aviv sale sul podio dell’Arena di Veroina: Verdi, Puccini, Bizet, rifiniti, diretti con passione e intelligenza musicale. Oren, di casa nei teatri italiani, torna periodicamente a Trieste. Il 16 maggio per Rigoletto di Giuseppe Verdi in un allestimento di Vivien Hewitt. Cast che alterna giovani, ma già affermate voci, e interpreti consolidati. Così Rigoletto è il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, Gilda vede darsi il cambio Enkeleda Kamani e Sabrina Puertolas, mentre nei panni del Duca di Mantova si passano il testimone Galeano Salas e Matteo Roma (nella foto).
* Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma, Written on skin di George Benjamin
Le atmosfere sono tipiche del melodramma ottocentesco. Perché le vicende messe in musica sono quelle ispirate alla drammatica leggenda del trovatore provenzale del XIII secolo Guillaume de Cabestanh, storia ripresa anche da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron. Il taglio, la confezione, la musica sono moderne. Perché Written on skin di George Benjamin (nella foto) è del 2012, la prima al Festival di Aix-en-Provence, un anno dopo, nel 2013 il debutto alla Royal Opera House di Londra sempre con Benjamin sul podio e le voci di Bejun Mehta e Barbara Hannigan. E da allora Written on skin è entrata nel repertorio dei grandi teatri lirici, messa regolarmente in cartellone e replicata sempre con successo. Tocca ora all’Accademia nazionale di Santa Cecilia raccontare in forma semiscenica la storia crudele del Protettore che costringe la moglie Agnès a mangiare il cuore di un Ragazzo del quale si era invaghita. Il 22 maggio Written on skin arriva all’Auditorium Parco della musica di Roma diretta dallo stesso George Benjamin con la regia di Ben Davis. Protagonisti il controtenore Raffaele Pe nei panni del Ragazzo, il baritono Mark Stone è il Protettore mentre il soprano Liv Redpath è la moglie Agnès.
Giugno
* Arena di Verona, Nabucco di Giuseppe Verdi
Aida non la batte nessuno È l’opera più rappresentata all’arena di Verona, dal 1913, quando il titolo verdiano inaugurò la bella tradizione della lirica nell’anfiteatro romano: 749 repliche. Poi arriva Carmen con 286. Terzo gradino del podio, con 239 serate, per Nabucco, altro melodramma verdiano amatissimo dal pubblico dell’Arena. Melodramma scelto quest’anno per inaugurare, il 13 giugno, il festival lirico 2025. Nuovo allestimento con la regia, le scene, i costumi e le luci di Stefano Poda. Dodici repliche tutte dirette da Pinchas Steinberg (nella foto). Molteplici e con diverse possibili combinazioni i cast. Alla prima Nabucco è Amratuvshin Enkhbat (ma tra luglio e agosto arriva Luca Salsi), Abigaille Anna Pirozzi (nel ruolo impervio arriverà poi Anna Netrebko che avrebbe già dovuto cantare la parte qualche anno fa a Verona, ma che la affronta solo oggi, per la prima volta in Italia), Zaccaria Roberto Tagliavini, Isamele Francesco Meli e Fenena Vasilisa Berzhanskaya.
* Teatro alla Scala di Milano, Norma di Vincenzo Bellini
L’attesa è finita. Perché Norma torna al Teatro alla Scala. E tra tutti i ritorni quello dell’opera di Vincenzo Bellini è sicuramente il più atteso. Negli ultimi anni di certo… diciamo ultimi trentacinque, perché l’altro ritorno attesissimo era quello di Traviata riportata a Milano nel 1990 da Riccardo Muti e da allora mai più uscita dai cartelloni scaligeri – nel 2013 inaugurò addirittura la stagione con Daniele Gatti sul podio e Diana Damrau protagonista. Grande coraggio quello di Muti, che sfidò, mandando in scena Tiziana Fabbricini, il fantasma di Maria Callas. Stesso fantasma che aleggia attorno a Norma, tornata al Piermarini negli anni Settanta in un contestato allestimento con Monserrat Caballé. Da allora più nulla. Il 27 giugno Norma torna alla Scala in un nuovo allestimento con protagonista Marina Rebeka – che già lo scorso anno (ma solo per due repliche a causa di problemi di salute) ha riportato un titolo calla siano, Médée di Luigi Cherubini. La Rebeka (nella foto) avrà al fianco Vasilisa Berzhanskaya come Adalgisa, Freddie De Tommaso come Pollione e Michele Pertusi come Oroveso. Sul podio Fabio Luisi. Nuovo allestimento firmato da Olivier Py.
Acquista qui i biglietti dal 13 marzo 2025
Luglio
* Teatro San Carlo di Napoli, Roberto Devereux di Gaetano Donizetti
Roberto Devereux torna a casa. Perché Gaetano Donizetti scrisse il melodramma nel 1837 proprio per il Teatro San Carlo di Napoli. Il 16 luglio l’opera del compositore bergamasco, tassello fondamentale del ciclo che Donizetti ha dedicato alle Regine – Elisabetta, la Stuarda, la Bolena… – va in scena a Napoli con la bacchetta di Riccardo Frizza, direttore musicale del Donizetti opera di Bergamo. Frizza torna al capolavoro a pochi mesi di distanza dalla proposta fatta a novembre nel festival che la sua città natale dedica a Donizetti. Un allestimento completamente diverso rispetto a quello andato in scena a Bergamo. A Napoli (che coproduce lo spettacolo con Amsterdam, dove ha debuttato, e Valencia) la regia è di Jetske Mijnssen che porta nella nostra contemporaneità le vicende di Elisabetta I e del suo amato Roberto. E anche il cast che Frizza ha a disposizione è diverso da quello che ha diretto a Bergamo. Roberta Mantegna (nella foto) è Elisabetta, Annalisa Stroppa Sara, René Barbera Roberto Devereux e Nicola Alaimo Il dica di Nottingham.
* Sferisterio di Macerata, La vedova allegra di Franz Lehar
Si inaugura con un’operetta l’edizione 2025 del Macerata opera festival. Sul placo in cinemascope dello Sferisterio un nuovo allestimento (l’unico del cartellone di quest’anno) de La vedova allegra di Franz Lehar. Versione in italiano dell’operetta ambientata nel regno di fantasia del Pontevedro dove si deve fare di tutto perché il ricco patrimonio della vedova Anna Glavari resti nelle casse della patria. Sul podio della Filarmonica Marchigiana Marco Alibrando, direttore d’orchestra siciliano, di recente nominato primo kappelmeister a Weimar, in Germania, che debutta nel festival maceratese. Nuovo allestimento firmato dal regista francese Arnaud Bernard. La vedova allegra il 17 luglio inaugura il cartellone dello Sferisterio dove quest’anno tornano l’allestimento di Emma Dante del Macbeth di Verdi e quello di Federico Grazzini del sempre verdiano Rigoletto.