Non era all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione di oggi. E infatti non è stato oggetto dell’incontro istituzionale. Ma sembra essere ormai chiusa la partita sul prossimo sovrintendente del Teatro alla Scala. Dovrebbe essere, condizionale d’obbligo sino all’annuncio ufficiale, Fortunato Ortombina, mantovano, classe 1960, attuale sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia e con un passato di coordinatore artistico proprio al Piermarini. L’annuncio dell’accordo trovato sul nome di Ortombina è stato dato ieri, in una riunione informale a margine del cda, dal sindaco Beppe Sala, presidente della fondazione lirico sinfonica milanese. Ma nessuno, né il sindaco né i consiglieri, hanno rilasciato dichiarazioni uscendo dal teatro al termine del cda.
Dunque dopo una girandola di nomi fatti in questi mesi – dall’attuale sovrintendente dell’Opera di Roma Francesco Giambrone al presidente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia Michele Dall’Ongaro, passando per Salvatore Nastasi, a lungo alla guida del settore spettacolo del ministero della Cultura e commissario in diverse fondazioni – il sindaco Sala e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (a differenza delle altre fondazioni la nomina non spetta al ministero, ma è prerogativa del cda) hanno trovato una convergenza, in una cena a Roma una decina di giorni fa, sul nome di Ortombina. Gradito alla Regione Lombardia, a guida leghista (apprezzato dalla Regione Veneto, anche quella a guida Carroccio, che lo ha confermato a lungo al vertice del teatro lagunare), gradito al centrodestra e in particolare al ministro degli Affari regionali Maria Elisabetta Caselllati (che ha un figlio direttore d’orchestra, Alvise Casellati), ma apprezzato anche dal centrosinistra. Sicuramente italiano, perché dopo tre sovrintendenti stranieri, Stephane Lissner, Alexander Pereira e Dominique Meyer, da più parti era stato espresso l’auspicio che alla guida della Scala tornasse un italiano.
L’ufficializzazione di Ortombina come prossimo sovrintendente del Teatro alla Scala per il quinquennio 2025-2030, dovrebbe arrivare nella prossima riunione del cda. A meno di un anno dalla scadenza del mandato di Dominique Meyer, arrivato a Milano a febbraio 2020, alla vigilia della pandemia. Un solo mandato perché, avendo il manager alsaziano raggiunto i settant’anni, non potrà essere prolungato al vertice del Piermarini per via dal decreto del ministro Sangiuliano per i vertici delle fondazioni lirico sinfoniche.
Ortombina, formatosi a Parma, dove ha lavorato al Teatro Regio come musicista e manager, è stato poi negli staff del Regio di Torino e del San Carlo di Napoli prima di approdare nel 2003 alla Scala come coordinatore della direzione artistica, ruolo ricoperto sino al 2007 quando è andato alla Fenice di Venezia, prima direttore artistico poi, dal 2017, sovrintendente, mantenendo anche il ruolo di direttore artistico.
Doppio ruolo che, però, alla Scala non dovrebbe ricoprire. Dopo che da Lissner a Meyer i sovrintendenti hanno avuto anche il titolo di direttore artistico (affiancati, però, di fatto da figure che ne espletavano le funzioni), ora ci dovrebbe essere uno spacchettamento, una doppia nomina che andrà ad affiancarsi a quella di un nuovo direttore generale, posto rimasto vacante dall’addio di Maria Di Freda. Tutta da stabilire, invece, la sorte del direttore musicale, Riccardo Chailly, anche il suo mandato, così come quello del direttore del Corpo di ballo, Manuel Legris, scade nel 2025.
Il nome di Ortombina, apparso nel totonomine delle scorse settimane, sarebbe gradito ai sindacati (a maggio avevano bocciato l’ipotesi Carlo Fuortes, ex amministratore delegato della Rai, vicino al centrosinistra) che proprio alla vigilia del cda avevano sollecitato i vertici scaligeri a nominare il successore di Meyer perché, a ameno di un anno dal cambio della guardia, il tempo stringe.
Nella foto @Michele Crosera Fortunato Ortombina