«Attacco politico, licenziato perché sono anticomunista» accusa il musicista che ha diretto Bohème con una benda
Siamo alle comiche. E se non fosse che, come si dice in questi casi non senza un po’ di retorica, di mezzo ci sono i soldi degli italiani (ma ci sarebbe da dire anche la cultura, le idee, la libertà…), ci sarebbe da scriverci su (visto che si parla di lirica) un’opera tragicomica. Il titolo c’è già, Il direttore mascherato. Non solo un’opera, ma anche uno di quei video che da qualche tempo vanno forte su YouTube collezionano migliaia di like, li chiamano video emozionali e in sei/sette minuti ti raccontano una storia esemplare, riassunta in un titolo che offre una morale preconfezionata buona per tutte le stagioni. In questo caso sarebbe così: Dirige bendato la prima di Bohème per protestare contro una regia comunista, riceverà una lezione che ricorderà per tutta la vita.
Perché la “trovata” di dirigere bendato, «per non vedere una Bohéme comunista e lo stupro compiuto su Puccini» è valsa (giustamente) ad Alberto Veronesi il licenziamento dal Festival Puccini di Torre del Lago. «Per togliere il maestro Veronesi dall’imbarazzo di dirigere un’opera che non riconoscere e togliere dall’imbarazzo anche orchestrali e artisti abbiamo deciso di revocare allo stesso Veronesi la direzione delle prossime repliche, a cominciare da quella del prossimo 29 luglio» ha fatto spere, non senza una punta di sarcasmo, il presidente della rassegna toscana, Luigi Ficacci. Il caso alla prima di venerdì scorso di Bohéme, titolo inaugurale dell’edizione numero sessantanove del Festival Puccini, che il regista francese Christophe Gayral ha deciso di ambientare nella Parigi della contestazione studentesca del 1968 – tra l’altro, diciamolo, decisione nemmeno così originale perché non è la prima Bohème sessantottina che si vede (da Verona a Torino, teatri che hanno scelto un’ambientazione “comunista” per il loro Puccini) nessuno ha mai protestato gridando allo scandalo. Lo ha fatto, alla vigilia, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, promettendo che avrebbe fatto «di tutto per impedire la rappresentazione». E già qui c’era da ridere.
Proclama rimasto sulla carta, però. Perché il 14 luglio Bohème è andata (fortunatamente) in scena con Veronesi si è presentato sul podio con una benda nera calata sugli occhi. Contestatissimo dal pubblico che lo ha fischiato e apostrofato in malo modo, «Buffone! Vergogna! Vattene!». E sui social di sono moltiplicati meme e post ferocemente ironici. Una presa di posizione incomprensibile sin da subito quella del direttore milanese, chiaramente fatta per fare chiasso: perché anche in teatro “i panni sporchi si lavano in famiglia”, ovvero durante le prove che servono a coordinare il lavoro di direttore e regista. E se qualcuno non si trova bene o se ne va o chiede che l’altro (ma occorrono motivazioni più che valide) sia protestato.
«Mi hanno licenziato dal Festival Puccini perché sono anticomunista e non mi sono piegato ad una regia che si è trasformata in propaganda. Questo licenziamento non è altro che una vendetta politica sia generica, perché mi sono opposto a voler condividere una regia che si è trasformata in una propaganda politico-ideologica, sia, nel dettaglio, nei confronti delle mie posizioni anche alle ultime elezioni a Lucca, dove notoriamente ho fatto vincere il centrodestra. E siccome nel cda ci sono elementi legati alla parte che è stata battuta elettoralmente si sta consumando una vendetta. E il licenziamento per vendetta politica è una cosa molto grave e anticostituzionale» dice ora Veronesi adducendo motivazioni politiche e attribuendosi il merito di aver portato al governo della città di Lucca il centrodestra. «Una vendetta nei miei confronti» tuona il musicista, figlio dell’oncologo Umberto, che in due anni ha percorso tutto l’arco costituzionale: a febbraio era candidato con Fratelli d’Italia alle Regionali in Lombardia dopo essere stato alle Comunali di Milano del 2016 e del 2021 nelle liste di centrosinistra a sostegno del sindaco Sala, si è candidato a sindaco di Lucca nel 2022 con una lista civica di centro e ha militato nelle file del Pd alle Regionali della Toscana del 2020.
«Punito per reato di opinione. Perché qui si tratta della libertà di opinione. Perché se tu mi vuoi far firmare, come direttore d’orchestra e quindi dello spettacolo, un allestimento propagandistico basato sul pensiero della sinistra e io dico in modo garbato e silenzioso che non sono d’accordo con questa impostazione e tu mi allontani, allora stai punendo la libertà di opinione, che è sancita dalla Costituzione» accusa ancora Veronesi dicendo che, dopo aver avuto rassicurazioni che non ci sarebbero stati, si è trovato davanti «una scenografia con stelle a cinque punte e pugni chiusi». E avverte: «Non si possono sciogliere contratti sulla base ideologica. Non solo violentano i compositori e Puccini stesso: deve finire l’arroganza di chi detiene il potere di voler dire che devi sottoscrivere una ideologia politica quando canti o dirigi».
I vertici della rassegna si attengono a questioni artistiche e disciplinari. «Mi hanno licenziato ufficialmente con la giustificazione ridicola che sarei arrivato in ritardo a una prova, ritardo che non c’è stato e per il quale sono stato già sanzionato» fa sapere lo stesso Veronesi. Il direttore poi annuncia che si presenterà comunque a Torre del Lago per la prossima recita di Bohème. «E se non mi faranno dirigere chiederò i danni» dice Veronesi, oggi presidente del comitato per il Centenario pucciniano – e da parte del governo ci dovrà essere una profonda e seria riflessione su eventuali decisioni da prendere per non far naufragare le celebrazioni, anche dopo le polemiche per l’esecuzione, al concerto inaugurale, dell’Inno al sole).
A difendere Veronesi “bendato” il sottosegretario Sgarbi che ne dice un’altra delle sue: «La musica non prevede l’uso degli occhi» dice dimenticando, però, che un direttore ha davanti agli occhi una partitura da leggere e musicisti (orchestrali in buca e cantanti sul palco) con i quali comunicare, anche attraverso lo sguardo. E proprio il Festival Puccini nel 2016 era stato teatro di un’altra improvvisata di Veronesi che abbandonò il podio dopo il primo atto di Tosca che inaugurava il cartellone spiegando di non poter dirigere perché scosso dalla strage sul lungomare di Marsiglia del giorno precedente e dalla decisione di commissariare il comune di Viareggio. Un mix di motivazioni che difficilmente stavano insieme. E che non vennero comprese. Tanto che anche allora il pubblico contestò Veronesi.
Nella foto Alberto Veronesi dirige bendato La Bohème a Torre del Lago