Le vie dell’amicizia 2023 approderannoo poi a Pompei costruendo nuovi ponti di fratellanza tra Italia e Oriente
Tornano a fare tappa in Oriente, orizzonte al quale da sempre (e storicamente) Ravenna ha guardato e guarda, Le vie dell’amicizia di Ravenna festival. E arrivano per la prima volta in Giordania. Meta spesso sognata che, ora, diventa tappa centrale, cuore di un viaggio in musica guidato, come sempre, come accade dal 1997, da Riccardo Muti. Il direttore d’orchestra e la rassegna ravennate ancora una volta gettano ponti di fratellanza tra Oriente e Occidente, tra popoli, tra culture. «Non fatti di pietra, mattone o acciaio perché i ponti che Ravenna festival costruisce con Le vie dell’amicizia sono quelli che la musica, solo linguaggio universale, può creare. Invisibili ma non meno reali o necessari, quei ponti sono un invito al dialogo, un’offerta di conforto, un’immagine di speranza» raccontano gli organizzatori presentando il viaggio numero 27, che partirà venerdì 7 luglio dalla città romagnola, domenica 9 luglio farà tappa nel teatro romano di Jerash in Giordania per approdare martedì 11 luglio in un altro teatro romano, quello di Pompei.
Dunque un ponte che parte da Ravenna e unisce in musica le due città, per tanto tempo rimaste sepolte, Jerash dalla terra del deserto, Pompei dalla lava e dalla cenere del Vesuvio. Non solo. Perché facendo rotta verso la Giordania Ravenna festival scopre che «un ponte già esiste, quello edificato dalla generosità del popolo giordano che nell’ultimo decennio ha accolto centinaia di migliaia di profughi siriani e non solo». A questo straordinario spirito di fratellanza, dicono dallo staffa della rassegna, «vogliamo rendere omaggio con il concerto che Riccardo Muti» che dirigerà il secondo atto da Orfeo ed Euridice di Gluck (stessa pagina che risuonò nel 2003 davanti alle piramidi di Giza al Cairo), in arie e cori dalla Norma di Bellini (che furono il filo conduttore del viaggio nella siriana Bosra nel 2004) e nel Canto del destino di Brahms (che Muti diresse nel 2009 quando tornò a Sarajevo città dalla quale Le vie dell’amicizia partirono nel 1997, quando erano ancora aperte le ferite della guerra dei Balcani).
Un sunto musicale di quasi trent’anni di viaggi, ma anche dello spirito delle Vie dell’amicizia. Perché Ravenna festival nella tappa in Giordania visiterà anche il campo rifugiati di Za’atari, al confine con la Siria, per un momento musicale con artisti siriani della diaspora e musicisti residenti nel campo, a cui saranno portati in dono nuovi strumenti. Il tempo di un concerto e si vola a Pompei, nel sito archeologico dove risuoneranno le stesse note che Muti dirigerà a Ravenna e in Giordania – e lo spirito è quello del tema scelto dal Ravenna festival numero trentaquattro dedicato alle Città invisibili di Italo Calvino, a cento anni dalla nascita dello scrittore. Stesso programma e stessa squadra. Con Muti i ragazzi dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini le voci del coro Cremona antiqua ai quali si uniranno musicisti giordani. E poi le voci del controtenore Filippo Mineccia per Gluck, del soprano Monica Conesa e del basso Riccardo Zanellato per Bellini.
E se il dialogo tra Italia e Giordania avverrà anche nel segno del mosaico – già in campo uno scambio tra Ravenna e la città giordana di Madaba, dove si conservano straordinari mosaici bizantini e omayyadi – il concerto a Jerash è realizzato con il sostegno del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (che lavora all’apertura ad Amman di un nuovo Istituto italiano di cultura), dell’ambasciata d’Italia ad Amman, della Regione Emilia Romagna. La serata di Pompei, invece, sarà ripresa dalle telecamere di Rai1.
Nelle foto il Teatro romano di Jerash in Giordania e Riccardo Muti @Tedd Rosenberg