Alexander Pereira, con una lettera inviata lunedì 27 febbraio al sindaco di Firenze Dario Nardella e al consiglio di indirizzo del Maggio musicale fiorentino, ha rassegnato le sue dimissioni da sovrintendete della fondazione lirica. Una decisione che arriva al termine di mesi di tensione, con Pereira al centro di polemiche politiche tanto per la gestione finanziaria del teatro in merito all’impiego delle risorse del fondo salva-debiti del governo quanto per una serie di spese di rappresentanza sostenute dal sovrintendente (tra cene, viaggi, alberghi) ritenute anomale dal Collegio dei revisori e finite anche nel mirino della Procura di Firenze che ha inviato al manager austriaco un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza il reato di peculato: a darne notizia era stato lo scorso 30 gennaio lo stesso Pereira, sentito, poi, dai pm il 10 febbraio.
Il passo indietro di Pereira, preceduto da incontri serrati tanto con Nardella (il sindaco avrebbe caldeggiato le dimissioni per non arrivare al licenziamento) quanto con il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi (che il sovrintendente ha visto lunedì 27, appena prima di inviare la lettera di dimissioni), di fatto scongiura il rischio commissariamento del Maggio, ipotesi che anche il ministro della Cultura Sangiuliano voleva evitare. Ora il caso passa sul tavolo del consiglio di indirizzo che, come già programmato, si riunisce martedì 28 febbraio, che dovrà valutare «i successivi adempimenti per garantire la continuità del teatro» ha spiegato Nardella che ha poi ringraziato Pereira «per questo gesto improntato a un forte senso di responsabilità, di attaccamento al teatro e di sensibilità. Questa sua difficile decisione non inficia il giudizio assolutamente positivo sul rilevante lavoro svolto in questi difficili anni segnati dal Covid nel corso dei quali Pereira ha dato un vero rilancio alla programmazione artistica del Maggio».
Il manager austriaco, nato a Vienna nel 1947 e con un passato alla Olivetti, era arrivato a Firenze nel 2019 dopo aver guidato tra gli altri il Teatro alla Scala, l’Opernhaus di Zurigo e il Festival di Salisburgo, chiamato proprio da Nardella per rilanciare artisticamente e finanziariamente il teatro, vista anche la sua fama di abile collettore di sponsor privati. Un rapporto da subito complicato quello di Pereira con il teatro e la città, partito in salita per lo scoppio, dopo pochi mesi dall’inizio del mandato, della pandemia. Ma Pereira è stato uno dei primi in Italia a organizzare concerti in streaming e a riaprire il teatro per produzioni a porte chiuse. Lo rivendica nella sua lettera nella quale spiega che «la vera ragione delle mie dimissioni è un fatto personale: oltre ad avere un compito molto difficile, mi sono sentito sempre attaccato dall’interno del teatro e dall’esterno, specialmente dalla stampa. Cosi non ho avuto mai un momento di tranquillità. E questa situazione mi ha fatto perdere venti chili e mi ha anche portato a un momento di crisi di salute all’inizio di dicembre».
Pereira scrive che «pensavo di fare il possibile da una situazione impossibile. Forse l’impossibile era pensare che si potesse portare la fondazione ad un livello artistico di fama internazionale con un debito di 57 milioni di euro, con un orrendo problema di cassa e con una necessità di creare un utile intorno a 3,5 milioni di euro tramite programmazione artistica, biglietteria e ricerca sponsor in mezzo ad una pandemia». L’ex sovrintendente rivendica «nonostante questo di essere riuscito a portare 9,7 milioni di euro di sponsorizzazione» dice Pereira che ha portato a Firenze Daniele Gatti in qualità di direttore principale. «Ho avuto grande armonia con il pubblico e con gli artisti che mi hanno sempre sopportato, ma le forze che hanno lavorato contro di me, non hanno mai voluto prendere in considerazione questo». Così, conclude amaro Pereira «questa esperienza a Firenze è diventata così triste, tanto che non mi sento più continuarla».
Articolo pubblicato in gran parte su Avvenire del 28 febbraio 2023