Il console ucraino: la Scala non apra con Boris

«Non aprite la stagione del Teatro alla Scala con Boris Godunov». Il console ucraino a Milano Adrii Kartysh ha scritto una lettera al sovrintendente Dominique Meyer, al sindaco di Milano Giuseppe Sala e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana per chiedere di «rivedere la programmazione del teatro, non inaugurando la stagione il prossimo 7 dicembre con l’opera russa di Modest Musorgkskij. Titolo annunciato nella conferenza stampa di maggio (e anche allora si aprì un dibattito), ma programmato da tempo, da diversi anni (questi sono i tempi dei teatri lirici), prima che scoppiasse la guerra tra Russia ed Ucraina. Una richiesta, quella del console ucraino a Milano, che arriva a meno di un mese dall’appuntamento di Sant’Ambrogio, mentre la macchina organizzativa è già avviata: all’Ansaldo si prova lo spettacolo ideato dal regista Kasper Holten, tra poco inizieranno anche le prove musicali con Riccardo Chailly. I laboratori da tempo stanno realizzando le scene e i costumi di Es Devlin e di Ida Marie Ellekilde. Uno spettacolo che Holten ha pensato come una denuncia della tirannia e delle manovre sanguinarie per prendere il potere, tanto che l’immagine, diffusa nei giorni scorsi, per lanciare lo spettacolo è quella di un giovane insanguinato, lo zarevič Dmitrij assassinato dai sicari inviati da Boris per aprirsi la strada al trono. «Un’immagine forte che sottolinea uno snodo fondamentale della drammaturgia dell’opera e anticipa i temi fondamentali della regia» ha annunciato la Scala presentando l’immagine.

Oggi la lettera del console ucraino a Milano. Adrii Kartysh non chiede solo di cancellare come titolo inaugurale l’opera di Musorgskij ispirata a un dramma di Alexandr Puskin (Chailly proporrà la prima versione, il cosiddetto ur-Boris del 1869), ma anche di evitare altri spettacoli di musica russa, compreso il recital del soprano Anna Netrebko, «per non assecondare eventuali elementi propagandistici perché l’eredità culturale è uno strumento nelle mani del regime della Federazione Russa e pertanto è necessario essere cauti». Nel suo scritto il console ringrazia le autorità italiane «per il manifesto sostegno, tuttora palpabile verso l’Ucraina e gli ucraini dall’inizio della guerra che è stata voluta dalla Federazione Russa, che continua a lacerare la nostra pace, sottraendo preziose vite umane in modi sempre più terrificanti». Ma allo stesso tempo sottolinea «Il grande disappunto e rammarico all’interno della comunità ucraina in Italia in seguito alle scelte artistiche della Scala». Posizione che nei giorni scorsi si è tradotto con una raccolta firme online per chiedere di sostituire gli spettacoli russi.

«Proprio perché la cultura viene utilizzata dalla Federazione Russa per dare peso all’asserzione della sua grandezza e potenza, assecondare la sua propagazione non può che nutrire l’immagine del regime ivi vigente al giorno d’oggi, e dunque, per estensione, le sue ambizioni scellerate e i suoi innumerevoli crimini» ha scritto Adrii Kartysh invitando i vertici artistici del Piermarini «a rivedere il programma della stagione per bloccare eventuali elementi propagandistici, con la speranza che si avvicini il momento in cui i confini dell’Ucraina, e con essi la pace nel nostro continente, saranno ripristinati, così che la cultura russa possa tornare ad essere svincolata dalla sua realtà politica ed essere apprezzata liberamente, senza rimorsi dettati dall’etica».

Nella foto l’immagine per il lancio pubblicitario del Boris Godunov del Teatro alla Scala