Un miliardo di utenti e 34 milioni di interazioni nel mondo durante i due anni di pandemia per i teatri lirici italiani rivela una ricerca di ministero della cultura e Agis
Cosa ci ha insegnato la pandemia? Se ci ha insegnato qualcosa… la speranza è quella. Ci ha insegnato – dovrebbe averci insegnato – a sfruttare al meglio le tecnologie. Sino a due anni fa parole come streaming, zoom, videocall, dad… (e l’elenco potrebbe continuare) erano pressoché sconosciute. Invece, nel giro di pochi giorni ci sono diventate familiari. E abbiamo dovuto imparare ad usare (al meglio) strumenti tecnologici che già erano a disposizione. Anche i social, che fino a qualche anno fa erano usati per condividere esperienze o trovare nuovi amici, ma che in questi due anni sono diventati piattaforme per condividere contenuti e anche trasmettere a distanza. Lo hanno dovuto fare anche i teatri d’opera italiani – forse un po’ in affanno rispetto ad altre istituzioni musicali, pensiamo alla Digital concert hall dei Berliner philharmoniker, agli streaming e alle dirette nei cinema del Metropolitan di New York o del Covent Garden di Londra.
La rete è diventata uno strumento necessario anche per i nostri teatri. Quante le dirette di spettacoli o concerti a porte chiuse che abbiamo visto proprio sui social sentendoci parte di una grande platea, e avendo la possibilità di vedere a casa nostra quello che succede dall’altra parte del mondo. Quali i numeri di questo nuovo modo di fruire l’opera? si chiede la ricerca Social media e teatri dell’Operarealizzata dall’Istituto di management della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, curata da Nicola Bellini, Marina Raglianti, e Giovanni Siracusa e commissionata dall’Agis e dal ministero della Cultura. Un sistema di intelligenza artificiale e di raccolta dati ha permesso di tracciare e analizzare nei due anni di chiusure per la pandemia le attività social dei teatri lirici italiani incrociando i contenuti generati dai profili ufficiali a quelli condivisi da utenti in rete, siti web, giornali online, forum e blog.
Tra novembre 2019 e ottobre 2021 sono stati 12.500 i contenuti condivisi dai profili ufficiali dei teatri, con una elevata frequenza di pubblicazione ed un utilizzo predominante di Facebook e Instagram. Contenuti che sono arrivati a 78 milioni di utenti che hanno messo in atto e 3 milioni e 140 mila interazioni tra likes, commenti, condivisioni…
Allargando invece il campo, non limitandosi solo ai profili ufficiali dei teatri, la cosiddetta digital community dei teatri lirici italiani assume proporzioni molto più vaste. I contenuti online che nel mondo hanno menzionato una o più delle nostre istituzioni sono stati 440 mila e ad essi sono stati esposti 1,11 miliardi di utenti. Quasi 34 milioni le interazioni ottenute.
E all’attività dei teatri si sono affiancati anche altri attori che hanno arricchito di contenuti sull’opera le reti social: artisti lirici, giornali e riviste web specializzate, ma anche artisti pop e crossover, influencers e brand della moda. Il tutto per un pubblico (dato forse prevedibile parlando di social, ma non così scontato dato che l’argomento è la musica lirica, ritenuta da molti “da vecchi”) dove il 68,7% degli utenti che hanno condiviso contenuti appartiene alla fascia di età tra i 18 e i 34. Segno che, dicono i curatori della ricerca, «i giovani vivono l’esperienza dell’opera con sincero entusiasmo. Un’esperienza che non si limita alla sola fruizione culturale dello spettacolo, ma include l’emozione suscitata dai luoghi, l’atmosfera e lo stile che non si può non condividere».