Il musicista autore del Faust nasceva a Parigi il 17 giugno 1818 Ora il Palazzetto Bru Zane lo celebra tra Italia e Francia
Ci si arriva a piedi dalla stazione di Santa Lucia. Si passa il ponte di Calatrava. Poi subito a sinistra. Si attraversa un piccolo giardino. “La Basilica dei Frari?” Non dista molto. Poche centinaia di metri. Intorno case di pescatori. Una via lunga. Bar di cinesi anche qui, nel cuore di Venezia. Poi a destra si apre un piccolo campiello. San Polo 2368. Un muro di mattoni a vista. Dietro la porta di legno un’oasi di pace. Un giardino. E in fondo il Casino di caccia dell’antico palazzo Zane, edificio iniziato nel 1665 da Baldassarre Longhena e concluso da Antonio Gaspari. Il Casino di caccia, invece, è del 1695, costruito per le feste, tutte al maschile, del padrone dio casa. La sala della musica è il cuore, ieri come oggi, dell’edificio. Passato di mano nel tempo e oggi proprietà della famiglia Bru, famiglia di imprenditori nel settore farmaceutico.
Qui il cuore delle celebrazioni italiane per i duecento anni della nascita di Charles Gounod. Curioso che il compositore francese, nato a Parigi il 17 giugno 1818, venga celebrato a Venezia. Ma è qui che madame Nicole Bru, mecenate dell’arte, ha deciso di far lavorare la sua equipe di musicologi. I ricercatori del Palazzetto Bru Zane – che nel nome mantiene il passato e il presente dell’edificio. Un Centre de musique romantique français dove si studia e si approfondisce, appunto, la musica romantica francese. «Lo facciamo in Italia dove molti compositori francesi sono venuti a formarsi e dove oggi, in particolare a Venezia, la ricerca si coniuga con l’innovazione: non per nulla è la città della Biennale. Senza dimenticare che molti musicisti italiani sono venuti in Francia: penso a Cherubini, a Rossini e a Verdi» riflette Alexandre Dratwiki, direttore scientifico del Palazzetto che si divide tra Parigi e Venezia.
Un’equipe di diciassette persone, undici italiani e sei francesi, che si dedicano alla ricerca scientifica per valorizzare opere poco note di compositori francesi e per riscoprire autori meno conosciuti. Tra Venezia e Parigi molti concerti, la musica da camera in particolare, per avere, come si dice, la teoria e la pratica. «Il nostro intento è quello di unire ricerca musicologica e attività musicale e di farlo trattando la musica antica con le tecnologie e gli strumenti che la modernità mette a disposizione» spiega ancora Dratwiki che coordina tutta l’attività del Palazzetto con convegni, pubblicazione di libri, lavoro di incisione delle partiture in una collana di dischi che mette a disposizione del pubblico gli approfondimenti musicologici. E poi l’attività didattica per le scuole e per le famiglie, e la coproduzione di spettacoli in collaborazione con i teatri lirici. Come è capitato con La Fenice. E come è avvenuto di recente all’Opéra Comique di Parigi per La nonne sanglante di Charles Gounod.
«Quest’anno ci siamo concentrati sul musicista di cui si celebrano i duecento ani della nascita – racconta Dratwiki –. Ci sono più di trecento ore di musica sacra che ancora non si conoscono. Che hanno un forte impatto teatrale. D’altra parte il sacro è molto presente nelle pagine di Gounod, anche in opere come Faust o Roméo et Juliette. E ci sono tante pagine operistiche che attendono di essere registrate».
Un autore che per molti è quello dell’Ave Maria che si canta ai matrimoni. Che poi è di Gounod, ma anche un po’ di Johann Sebastian Bach data la chiara citazione nell’introduzione, le stesse note del Preludio in do maggiore del Primo libro del Clavicembalo ben temperato. Perché al compositore francese piaceva cimentarsi con riscritture e parafrasi dei grandi. Lo ha fatto con : la Passione secondo Matteo di Bach, Le ultime sette parole del nostro Redentore in croce di Haydn e l’Ave verum corpus di Mozart. Pagine che, accanto alla rara Messe vocale, sono risuonate nella Scuola grande di San Giovanni Evangelista nel concerto che ha aperto il festival che il Palazzetto Bru Zane ha dedicato di recente al compositore: Charles Gounod mistico o sensuale? il titolo che ha così voluto indagare i due filoni che hanno caratterizzato tutta l’attività del musicista «sempre diviso tra teatro e Chiesa» commenta Dratwiki. Gounod che come pochi ha saputo raccontare l’amore nella sua purezza e nella sua dimensione profondamente umana. Lo ha fatto in tante opere, molte delle quali da riscoprire da Philémon et Baucis del 1860, La Reine de Saba del 1862, ma anche Mireille del 1864 e Polyeucte del 1878. Ascoltate, anche queste, a Venezia. «Senza dimenticare le sue opere più famose come Faust e Roméo che, comunque, si concludono con riferimenti al sacro: Cristo è risuscitato canta il coro nel Faust salutando la salvezza dell’anima di Margherita mentre Romeo e Goulietta muoiono invocando la pietà del Signore» ricorda Dratwiki. Gounod anche profondamente mistico, dunque. Tanto che : la Marcia pontificia, che dal 1949 è l’inno ufficiale della Città del Vaticano, porta la firma proprio del musicista francese che la compose nel 1869 in occasione del giubileo sacerdotale di Pio IX. La frequentazione con padre Lacordaire e la riflessione sulla vocazione sacerdotale dicono la profondità del musicista che si interrogava sul senso da dare alla vita.
Pagine rare, molte delle quali già pubblicate dal Palazzetto Bru Zane che accanto alla ricerca musicologica si impegna nell’attività di incisione per lasciare una traccia del lavoro fatto. E un archivio preizioso in questo senso è la web radio del Palazzetto che si può ascoltare sul sito www.bru-zane.com. Ultimi titoli la prima registrazione assoluta del Saint Francois d’Assise (etichetta Naive) con l’Orchestre de chambre de Paris diretta da Laurence Equilbey o il Piano works (inciso per Decca) con Roberto Prosseda che ha proposto l’integrale delle musiche per pianoforte anche in un concerto al Palazzetto Bru Zane. Un edificio costruito tra il 1695 e il 1697: un piccolo giardino, un affaccio sui canali, una sala da ballo che è la platea da cento posti per i concerti del Palazzetto con affreschi di Sebastiano Ricci – lo scenografo di Haendel a Londra – il più prezioso Ercole tra la Verità e la Virtù. Ma anche piccole stanze insonorizzate e adatte come sale di incisione. Tutto completamente restaurato dalla famiglia Bru che ogni anno mette a disposizione tre milioni e mezzo di euro per la ricerca. «Nessun contributo pubblico, solo fondi privati. Eppure – conclude Dratwiki – con la nostra attività offriamo occasioni culturali ai numerosi turisti che popolano in ogni mese dell’anno Venezia».
Nelle foto di Rocco Grandese i concerti a Venezia e La nonne sanglante andata in scena a aParigi