Capita in queste sere a Milano – ci si mette anche il freddo che dopo una certa ora si fa sentire con il termometro che va regolarmente sotto zero – capita in queste sere a Milano di sentirsi immersi nelle notti russe. L’aria che profuma di freddo. E anche la luce cerca di avere la meglio per qualche istante ogni giorno di più sul buio, all’ora del tramonto. E poi la musica. Quella che laVerdi mette sul leggio per il primo concerto sinfonico del nuovo anno (primo anche della seconda parte di stagione), dopo il rito (tedesco e benaugurante) della Nona di Beethoven a cavallo tra dicembre e gennaio. La musica di Dmitri Sostakovic e della sua Ouverture su temi popolari russi e circassi. Quella di cui Igor Stravinskij ha rivestito la leggenda dell’Uccello di fuoco. Quella (bellissima, viscerale e febbrile) di Petr Il’Ic Cajkovskij e del Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in si bemolle minore, inizio inconfondibile, avvolgente nella sua morbidezza inquieta.
Raccolte, le tre partiture, sotto il titolo di Notti russe, appunto. Programma immutato, ma interpreti diversi rispetto a quanto annunciato. Così la rinuncia di John Axelrod è stata l’occasione (felicissima) per ascoltare a Milano (e in Italia, perché i suoi passaggi da noi non sono così frequenti) Vincenzo Milletarì, classe 1990, formatosi tra Milano e Copenaghen, direttore oggi di casa nei teatri di Praga, Stoccolma, Oslo. A suo agio con il repertorio russo che si è trovato sul leggio. Convincente, il direttore d’orchestra pugliese, nel restituire nitido e terso il raffinato folklore di Sostakovic e dei suoi Temi popolari. Maturo nel dominare tecnicamente la complessità della scrittura di Stravinksij, offrendo una lettura potente de L’uccello di fuoco, proposto nella compatta e incalzante versione della suite del 1919, capace di riassumere i temi e le suggestioni del balletto in una ventina di minuti serrati di musica che Milletarì e laVerdi restituiscono sontuosa, ma mai debordante, con un suono sempre controllato e tornito.
Uccello di fuoco che chiude la prima parte di un concerto impaginato in modo curioso perché mette nella seconda parte (e non nella prima dopo l’ouverture, lasciando il grande pezzo per orchestra nel finale) il Concerto per pianoforte di Cajkovskij. Affidato a Valentina Lisitsa (la pianista youtuber è arrivata al posto di Lilya Zilberstein), tecnica infallibile, energia inesauribile impressa alla celebre pagina (l’inizio orchestrale ti viene da canticchiarlo) capace di raccontare – nel gioco di immaginarsi immersi nelle notti russe – città imperiali illuminati da una luce fioca e paesaggi avvolti dalla neve sciolta dal “fuoco” dell’Allegro finale, alimentato dal suono incandescente della Lisitsa, della Verdi e di Milletarì. Salutati, tutti, da un lunghissimo (e calorosissimo) applauso.
Nella foto @Marco Borrelli Vincenzo Milletarì. Sotto Valentina Lisitsa