Il Mozarteum di Salsiburgo in un cartone su YouTube ricostruisce le vicende della partitura lascita incompiuta per ricordare l’anniversario della morte del compositore
Un giallo irrisolto. Che fa scervellare gli “investigatori” da 230 anni. E il “colpevole” non è mai stato assicurato alla giustizia. Il 5 dicembre 1791 a Vienna moriva Wolfgang Amadeus Mozart. Aveva 35 anni e sul tavolo la partitura, rimasta incompiuta, del Requiem in re minore K626, ultimo del suo lunghissimo catalogo. Il giallo della morte del grande compositore.
Mancavano cinque minuti all’1 del pomeriggio quando Mozart morì nella sua casa in Rauhensteingasse nella capitale austriaca. «Febbre» ha sentenziato il medico chiamato dalla moglie Constanze. Una diagnosi che, allora, andava bene per qualsiasi malattia che non si riusciva a diagnosticare e curare. Un «brutto male» che colpì l’autore del Don Giovanni e della Sinfonia Jupiter il 20 novembre, pochi giorni prima: un peggioramento precipitoso sino al 5 dicembre tra condizione febbrile acuta, articolazioni infiammate, forte mal di testa, arti gonfi e doloranti, sudorazione e vomito. Oggi sarebbe stata diagnosticata come febbre reumatica e curata abbastanza agevolmente. Allora Mozart, che aveva giù un sistema immunitario indebolito a causa del tanto lavoro (tra luglio e novembre di quell’anno aveva composto cinque opere dormendo poco e bevendo molto), fu sottoposto a salassi (gli presero più di due litri di sangue in pochi giorni), impacchi freddi che ne compromisero ulteriormente la salute… tanto più che effetti collaterali della febbre reumatica sono infiammazione del miocardio e insufficienza cardiaca.
Alle 12.55 del 5 dicembre 1791 Mozart muore. Lasciando debiti. Preoccupazioni. Lasciando incompiuto il Requiem. E un mistero. Quello sulla partitura ispirata alla liturgia funebre «che scrivo per me» come disse Mozart a Costanze. Un mistero che la Fondazione Mozarteum di Salisburgo cerca di districare in un cartone animato (per piccoli e grandi) in cui si mettono i fila tutti gli indizi sparsi intorno alla partitura. Visibile su YouTube e sul sito del Mozarteum. Iniziativa messa in campo per ricordare i 230 anni dalla scomparsa del musicista che come nessun altro sa tenere insieme nella sua musica umano e divino.
Si parte dalla fine, da quando Mozart – ancora lucidissimo poco prima di morire – cade morto. Un romanzo gotico in tre minuti e cinquanta secondi in flash back dove appare un misterioso messaggero grigio che porta al compositore una commissione anonima, una storia raccontata dalla stessa Constanze. Cosa si cela dietro la storia del messaggero grigio? Eccoci allora nel castello di Stuppach a Lower, in Austria, dove il 14 febbraio 1791 era morta la giovane contessa Maria Anna von Walsegg a soli 21 anni. Suo marito, il conte Franz de Paula Anton Walsegg, era un grande appassionato di musica e amava anche spacciarsi per compositore tanto che commissionò opere a musicisti di Vienna facendole passare come sue e rappresentandole nel suo castello. Fu lui a mandare nell’estate del 1791 un suo maggiordomo da Mozart per commissionare un Requeim in memoria della moglie defunta al compositore che, però, era alle prese con la scrittura de Il flauto magico e de La clemenza di Tito per l’incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia. Per non rifiutare apertamente Mozart chiese un compenso esorbitante, credendo di spaventare il committente che, però, accettò, dandogli subito metà del compenso…
Il resto lo racconta il video del Mozarteum cercando di svelare il giallo di Mozart e del Requiem rimasto incompiuto. E risuonato, facendo avverare il presentimento del compositore, al suo funerale il 10 dicembre quando nella chiesa di San Michele a Vienna si ascoltarono il Requiem aeternam e il Kyrie. Prima che il corpo del compositore venisse gettato in una fossa comune. Altro mistero, ancora oggi, duecentotrenta anni dopo, irrisolto.