Presentata dal sovrintendente la stagione 2021/2022 Biglietti meno cari e porte aperte alle famiglie
La cornice è quella, straniante, del 7 dicembre, l’unica inaugurazione del Teatro alla Scala a porte chiuse e senza un titolo d’opera. Spettacolo registrato, mandato in tv, su Rai1, visto dai giornalisti nella sala senza pubblico. Non sulle poltrone, ma seduti ai leggii dell’orchestra sulla grande pedana nera che ha inghiottito la platea per garantire il distanziamento imposto dalle regole anti Covid. Stessa collocazione, ognuno ad un leggio, scelta per annunciare la stagione 2021/2022 del Piermarini, la prima firmata dal sovrintendete Dominique Meyer, arrivato a Milano sulla soglia del primo lockdown, a febbraio 2020.
Tredici titoli d’opera, nove nuove produzioni, sette programmi di balletto con dieci titoli diversi, una quarantina di concerti tra sinfonica, musica da camera, recital di canto, molti appuntamenti per i più piccoli. «La pandemia ci ha costretto a ridisegnare più volte il cartellone, ma finalmente dopo questi mesi bui possiamo annunciare un programma al quale abbiamo tutti lavorato con entusiasmo, seppure nell’incertezza del futuro» dice Meyer, seduto al tavolo con il direttore musicale Riccardo Chailly, il direttore del Corpo di ballo Manuel Legris e il sindaco di Milano Beppe Sala, presidente del consiglio di amministrazione del teatro.
Riccardo Chailly, Dominique Meyer, Beppe Sala e Manuel Legris
Il 7 dicembre si inaugua con Macbeth di Verdi
«Si apre un nuovo capitolo, anche se in realtà la Scala non si è mai fermata» dice Sala spiegando che «aver tenuto i conti in ordine non era così scontato, ma è una cosa molto ambrosiana. In questi mesi sono anche partiti i lavori della palazzina di via Verdi e presto avvieremo anche il progetto dei laboratori in via Rubattino» dice. Conti in ordine, spiega il sovrintendente, grazie anche agli sponsor che «in quest’anno non hanno fatto venir meno il loro sostegno consentendoci di chiudere in pareggio il bilancio 2020 e di pianificare il budget 2021». Grazie a loro, poi, in arrivo schermi applicati alle poltrone per seguire il libretto delle opere in otto lingue, la fibra per garantire lo streaming degli spettacoli anticipa spiega Meyer, prima di annunciare la stagione che si aprirà, «ma ormai non è un segreto, con il Macbeth di Giuseppe Verdi». Cantano Luca Salsi e Anna Netrebko, regia in stile Trono di spade di Davide Livermore, al suo quarto Sant’Ambrogio consecutivo. Sul podio Chailly che chiude «un trittico giovanile di Verdi iniziato sette anni fa con Giovanna d’Arco e proseguito con Attila. Eseguiremo la versione di Parigi del 1865 con i ballabili, ma con l’aggiunta nel finale del Mal per me della versione del 1847: un desiderio di Salsi che ho accolto perché già lo avevo fatto con Piero Cappuccilli a Salisburgo nel 1984, continuando una tradizione inaugurata da Claudio Abbado».
Luca Salsi e Davide Livermore, Anna Netrebko e Riccardo Chailly
Meyer: prezzi più bassi per un teatro inclusivo e accessibile
Meno titoli, meno recite rispetto alle ultime stagioni extra large disegnate da Alexander Pereira, «ma questo assetto si avvicina molto a quella che è sempre stata la tradizionale impostazione delle stagioni scaligere» riflette Meyer che sogna una Scala «inclusiva e accessibile». Lo dice chiaro. «Il teatro ha già una percentuale consistente di ricavi di biglietteria. Non ho alcun desiderio di alzare questa percentuale o battere dei record con una politica di prezzi elevati perché i biglietti troppo cari escludono chi ama la musica» dice Meyer. «Abbiamo visto che, specie per le opere, le poltrone della seconda parte della platea restavano invendute: abbiamo riequilibrato i prezzi, con due fasce in platea» spiega il sovrintendente. Non solo. «I posti dietro dei palchi con visibilità limitata erano troppo cari e anche qui abbiamo abbassato i prezzi. E i biglietti dei concerti delle orchestre ospiti sono equiparati a quelli della stagione sinfonica, il posto più caro costa 95 euro» dice ancora Meyer che ha raccolto l’invito del sindaco Sala, presidente del cda scaligero, a «dare sempre maggiore attenzione ai più piccoli, il pubblico del futuro». Ecco l’iniziativa Un palco in famiglia «che mette a disposizione sei palchi per ogni recita con la possibilità di ingresso a 15 euro per i minori di 18 anni accompagnati da adulti» annuncia Meyer.
Un posto di platea per il 7 dicembre costa 2mila e 500 euro. Poi quattro diversi prezzi per le opere: dai 250 (o 210) euro di platea per Macbeth, Lecouvreur, Don Giovanni, Un ballo in maschera, Rigoletto (dove gli ingressi, i posti meno cari, costano 15 euro) si passa ai 150 (115 nella seconda zona di platea sino ai 12 euro per l’ingresso) del Matrimonio segreto dell’Accademia. Biglietti per la stagione di danza dai 150 ai 10 euro. Concerti da 95 a 10 euro (ma il Concerto di Natale arriva sino a 150 euro), musica da camera a 40 euro. La Cenerentola per i bambini costa da 40 a 5 euro, i concerti per i più piccoli da 15 a 5. L’abbonamento alle prime d’opera, che prevede tredici titoli, va da 2840 a 921 euro, quello ai sette titoli di balletto da 958 a 373 euro. I tradizionali abbonamenti tornano a quattro turni e scendono a dieci titoli: prezzi da 2190 a 706 euro. Gli abbonamenti a cinque balletti vanno da 681 a 266 euro. Due turni per un abbonamento mix tra opera e balletto, una formula weekend. Confermati i pacchetti per gli under 30. Tutte le formule di abbonamento sono valide anche nell’ambito dell’iniziativa Un palco in famiglia.
Alberto Malazzi nuovo maestro del coro al posto di Bruno Casoni
Il sovrintendente ha voluto «fare ordine portando al 2025, in concomitanza con quella del mio di sovrintendente, la scadenza dei mandati del direttore musicale Chailly, del direttore del Corpo di ballo Manuel Legris e del nuovo maestro del coro, Alberto Malazzi che prende il posto di Bruno Casoni che resterà alla guida delle Voci bianche dell’Accademia» annuncia Meyer prima del lungo e affettuoso applauso che saluta Casoni per vent’anni, dice Chailly, «punto di riferimento di questo teatro per il grande lavoro fatto con il coro su stile, colore e conoscenza della tradizione». Pronti anche i bandi per i concorsi per ballerini, coristi e orchestrali.
Una Scala mitteleuropea che guarda al mondo – ma niente cartellone da teatro di repertorio, sul modello della Staatsoper di Vienna che ha guidato negli ultimi dieci anni – quella disegnata da Meyer in questa sua prima stagione che, inevitabilmente, risente del periodo (alcuni allestimenti programmati la scorsa stagione sono stati recuperati, altri rimandati), ma che mostra già la firma del sovrintendente. «In molti ruoli da comprimari abbiamo voluto giovani cantanti italiani all’inizio della loro carriera, che hanno già vinto concorsi internazionali e ai quali offriamo volentieri spazio. Perché non serve essere un esperto per chiamare Anna Netrebko per farla cantare, è giusto invece scommettere su alcuni giovani, sugli interpreti di domani. Come Federica Guida, che ho avuto un anno a Vienna e quando sono venuto in Italia ho voluto riportare a casa; come Caterina Sala, figlia di un corista scaligero, che quando ha vinto il Concorso AsLiCo aveva solo 18 anni e andava ancora a scuola e che oggi è una promessa sicuramente». Cantanti, ma anche direttori italiani: arrivano Gianpaolo Bisanti e Marco Armiliato, tornano Evelino Pidò e Ottavio Dantone, confermato Michele Gamba.
Ottavio Dantone, Michele Gamba, Pablo Heras-Casado,
Lorenzo Viotti, Marco Armiliato, Valery Gergiev
Tredici opere, nove nuove produzioni
Dopo il Macbeth inaugurale a gennaio 2022 tocca a I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini con il debutto scaligero del regista Adrian Noble, a lungo alla guida della Royal Shakespeare Company. Cantano Lisette Oropesa, Marianne Crebassa e René Barbera. A febbraio Lorenzo Viotti dirige Thaïs di Jules Massenet, opera mai andata in scena alla Scala. Debutta a Milano il regista Olivier Py, successore di Giorgio Strehler alla guida dell’Odeon di Parigi. In scena Marina Rebeka, Ludovic Tezier, Francesco Demuro e Federica Guida. A marzo Valery Gergiev torna sul podio per La dama di picche di Petr Il’Ic Cajkovskij con protagonista Asmik Grigorian e Olga Borodina nei panni della Contessa. Anna Netrebko e il marito Yusif Eyvazov a marzo cantano Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, alternandosi con Maria Agresta e il tenore Freddie De Tommaso; Anita Rachvelishvili e Elena Zhidkova nei panni ella Bouillon, Alessandro Corbelli e Ambrogio Maestri in quelli di Michonnet. Lo spettacolo di David Mc Vicar arriva da Covent Garden di Londra.
Anira Rachvelishvili, Daniela Barcellona, Asmik Grigorian, Lisette Oropesa, Mariangela Sicilia, Marianne Crebassa, Marina Rebeka, Sondra Radvanovsky, Sonya Yoncheva
Tra marzo e aprile Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart torna nell’allestimento di Robert Carsen con il debutto sul podio milanese di Pablo Heras-Casado. Christopher Maltmann è Don Giovanni, Alex Esposito Leporello, Hann-Elisabeth Muller Donna Anna, Emily D’angelo Donna Elvira, Bernard Richter Don Ottavio e Fabio Capitanucci Masetto. Il previsto Rosenkavalier di Richard Strauss slitta al 2024 per problemi tecnici, ma lo stesso cast (Krassimira Stoyanova, Sophie Koch, Markus Werba e Erin Morley, stella del Metropolitamn che qui sarà Zerbinetta) verrà proposta ad aprile Arianna a Nasso sempre di Strauss che arriva in un allestimento di Vienna e Salisburgo di Seve-Erich Bechtolf.
Francesco Meli, Amartüvshin Enkhbat, Yusif Eyvazov, Fabio Sartori, Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna
Chailly: servono nuove regie per il repoertorio italiano
Chailly torna a Giuseppe Verdi con Un ballo in maschera che segna il debutto scaligero del regista Marco Arturo Marelli (che forma anche scene e costumi). In scena Sondra Radvanosky, Francesco Meli, Luca Salsi e Federica Guida. «Chiedo sempre di portare nuovi registi, anche se vuol dire prendersi un rischio. Rischio che comunque c’è anche con chi si conosce da tempo. C’è rischio di collisioni, di scontri nel discutere di un progetto. Ma vale la pena di prenderselo perché serve un rinnovamento della lettura registica, specie del repertorio italiano» riflette Chailly.
Arianna a Nasso, Don Giovanni, Adriana Lecouvreur++++++++++
A giugno Sonya Yoncheva è la protagonista della Gioconda di Amilcare Ponchielli (dirige Frédéric Chaslin, regia, ancora, di Livermore), con lei Daniela Barcellona, Fabio Sartori, Judith Kutasi e Erwin Schrott. L’opera mancava dal 1997. A giugno Mario Martone firma un nuovo Rigoletto di Verdi con protagonista il baritono mongolo Amartüvshin Enkhbat. A settembre, mentre la Scala sarà in tournée in Giappone, l’Accademia propone Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, sul podio Ottavio Dantone, regia affidata a Irina Brook. Fedora di Umberto Giordano (dirige Marco Armiliato, anche qui regia di Martone, potagonista Sonya Yoncheva) a ottobre riporta alla Scala Roberto Alagna, che torna dopo aver lasciato il palco durante una recita di Aida nel 2006.
Marco Arturo Marelli, David Mc Vikar, Mario Martone, Adrian Noble, Robert Carsen, Robert Lepage
Chiusra di stagione con la musica contemporanea, Thomas Adès dirige la sua The tempest con la regia di Robert Lepage, prodotta dal Met di New York, ma immaginata per la Scala, teatro che compare nelle scenografie dell’ultimo atto. «Un’opera contemporanea che non annoia, dalla quale si esce con gioia e piacere» dice Meyer al termine del lungo elenco.
The Tempest e Thomas Adès
Speranza Scappucci prima direttrice italiana sul podio del Piermarini
La stagione sinfonica vede per la prima volta una direttrice orchestra italiana sul podio della Scala, sarà Speranza Scappucci per Schumann, Mozart e Mendelssohn. Chailly dirige Mahler, Prima e Seconda sinfonia, ma anche un concerto con sinfonie, ballabili e cori verdiani. Torna Daniel Barenboim con la Staatskapelle di Berlino, la West Easter Divan orchestra e come solista al pianoforte per le ultime tre sonate di Beethoven. Christian Thielemann arriva con la Staatskapelle di Dresda. Esa Pekka Saonen inaugura la stagione sinfonica e torna poi con l’Orchestre de Paris, Valery Gergiev porta il suo Marinskij mntre il direttore del Bolshoi Tugan Sokhiev dirige la Filarmonica scaligera. Concerto di Natale con il Te Deum di Hecror Berlioz diretto da Alain Altinoglu. Al pianoforte suonano Maurizio Pollini, Lang Lang, Daniil Trifonov e Yuja Wang. Recital di canto con Ildar abdrazakov, Waltraud Meyer, Ekaterina Semenchuk, Ferruccio Furlanetto, Juan Diego Florez, Anna Netrebko, Elena Maximova e Asmik Grigorian. Una stagione da camera con i musicisti dell’orchestra proporrà un concerto al mese nel ridotto dei palchi. «Ho chiesto proposte ai nostri professori d’orchestra e mi sono arrivati programmi per allestire tre stagioni» sorride il sovrintendente Meyer.
Alain Altinoglu, Christian Thielemann, Daniel Barenboim, Esa-Pekka Salonen, Speranza Scappucci, Tugan Sokhiev
Stagione di balletto tra grandi classici e nuove creazioni
La stagione di balletto, che per il sindaco Sala «ha uno spazio rilevante per la grande sensibilità del sovrintendente», si inaugura il 15 dicembre con La bayadere con la coreografia di Rudolf Nureyev, versione che sino ad ora si era vista solo all’Opera de Paris, in due date danza Svetlana Zakharova. A portare questa versione (che sarà proposta con un nuovo allestimento con scene e costumi di Luisa Spinatelli) il direttore del Corpo di ballo Manuel Legris, a lungo étoile dell’Opera. Musiche di Ezio Bosso per Anima Animus di David Dawson, di Tom Yorke e dei Radiohead per Solitude Sometimes di Philippe Kratz, titoli riuniti in un trittico insieme a Bella figura di Jiri Kylian in scena a gennaio. Tornano Jewels di George Balanchine a marzo e a maggio Sylvia con la coreografia dello stesso Legris, spettacolo visto a dicembre 2019 in apertura dell’allora stagione di danza. Un classico come Giselle, anche in omaggio a Carla Fracci è in cartellone a luglio. «Per lei pensiamo a un posto nel Famedio. Per quanto riguarda l’intitolazione alla ballerina di una via o di una piazza c’è la regola dei dieci anni da rispettare. Troveremo il modo comunque di celebrarla degnamente e anche la Scala lo farà» dice il sindaco Sala. A settembre Onegin di John Cranko è l’unico spettacolo con Roberto Bolle, nominato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. A giugno Wayne McGregor porta il suo AfteRite ispirato alla Sagra della primavera e crea per gli scaligeri Les noces su musiche, naturalmente, di Stravinskij.
David Dawson, Giselle, Jewels, Jiri Kylian, Roberto Bolle in Onegin, Wayne McGregor
In autunno si riparte con Rossini e La Calisto di Cavalli
Prima, da settembre, una stagione autunnale per prendere le misure per il ritorno del pubblico in sala. «Tre Rossini con Italiana in Algeri saltata la scorsa settimana per un contagio nella compagnia, Il turco in Italia bloccato a febbraio 2020 dal Covid e un nuovo Barbiere di Siviglia diretto da Chailly con la regia di Leo Muscato, poi Elisir d’amore di Donizetti e La Calisto di Francesco Cavalli, autore che gli scaligeri affrontano per la prima volta. Dirige Christophe Rousset, nuova regia di David Mc Vikar. E poi il balletto con Madina di Fabio Vacchi con la coreografia di Mauro Bigonzetti. Protagoinista Bolle. Tutti titoli che prevedono organici orchestrali contenuti, poco coro, perché le regole del distanziamento non sono cambiate così come non è cambiato, per ora, il numero di spettatori che possiamo accogliere» spiega Meyer.
«L’orchestra ha vissuto un anno impensabile, costretti a suonare a distanze enormi per le regole anti Covid, isolati da parti di plexiglass, senza la possibilità di ascolto reciproco sul praticabile che copre la platea e che presto sarà smontato. Un grande sforzo di tutti, consapevoli dell’impegno collettivo fatto. E mai nessuno si è lamentato, lo sottolineo con orgoglio e riconoscenza» conclude Chailly. Parla alla platea di giornalisti. Seduti ai leggii dell’orchestra. Che Chailly ha diretto il 10 maggio, giorno della ripartenza, quando il pubblico è tornato alla Scala. Leggii pronti a ripopolarsi. I giornalisti escono. Si sanifica la sala. Perché tra poco si prova. Perché la Scala non si è mai fermata.
Qui tutte le informazioni sulla stagione 2021/2022 del Teatro alla Scala