Non ci sarebbero (almeno stando alle dichiarazioni ufficiali) motivazioni politiche, legate alla sua presunta vicinanza a Vladimir Putin e alla sua collaborazione per concerti e opere con Valery Gergiev, dietro la cancellazione del nome di Ildar Abdrazakov dalla locandina de Les contes d’Hoffman, in scena al Teatro alla Scala dal 15 marzo. Il basso russo, che il 7 dicembre scorso ha aperto la stagione del Piermarini con il Boris Godunov di Musorgskij diretto da Riccardo Chailly, non si moltiplicherà nei panni luciferini di Lindorf, Coppelius, Dottor Miracle e Dapertutto per «motivi familiari». Lo fa sapere lo stesso cantante di Ufa in una dichiarazione dove annuncia che «con il cuore pesante devo informarvi del mio ritiro dalla produzione de Les contes of Hoffman di Offenbach al Teatro alla Scala. Il mio programma è stabilito con qualche anno di anticipo, ma la vita fa il suo corso e purtroppo devo fare delle cancellazioni per motivi familiari. Le circostanze non mi permettono di lasciare la mia famiglia per molto tempo». Abdrazakov cita i quattro bambini piccoli e soprattutto la madre «molto malata. Ha avuto un grave ictus più di un anno fa e vive a Ufa, dove devo essere presente spesso. Pertanto non riesco a stare al passo con il programma molto serrato della mia agenda e inevitabilmente si verificano alcune cancellazioni» spiega il basso, aggiungendo di essere «molto grato alla direzione del Teatro alla Scala e in particolare a Dominique Meyer per la loro comprensione e collaborazione».
La rinuncia di Abdrazakov a cantare alla Scala arriva a pochi giorni da un altro clamoroso addio, quello che il basso ha dato al Metropolitan di New York cancellando i suoi prossimi impegni come segno di solidarietà alle colleghe russe Anna Netrebko e Hibla Gerzmava allontanate dal teatro statunitense. Non solo. Qualche giorno fa un lungo articolo di OpernNews metteva in evidenza i legami di Abdrazakov con Putin e Gergiev – proprio un anno fa l’allontanamento del direttore dalla Scala e dalla produzione della Dama di picche di Cajkovskij per la mancata presa di distanza, chiesta dal sindaco Beppe Sala e dal sovrintendente Meyer, dell’attacco di Mosca a Kiev. «Non sono un politico e di politica non voglio parlare. Ma se avete visto il cast di Boris siamo quasi tutti stranieri. A unirci è la cultura, perché questo fa la cultura, unisce» aveva detto Abdrazakov appena calato il sipario sul Boris scaligero. «Noi cantanti e musicisti parliamo con la lingua della musica e dell’arte e vogliamo rimanere questo: musicisti, artisti, cantanti. Non altro».
Di certo in questi mesi non sono mancate le collaborazioni tra Abdrazakov e Gergiev. Sul sito del Teatro Marinskij di San Pietroburgo è annunciata la presenza di Abdrazakov nei panni del protagonista per il Boris Godunov diretto da Gergiev (spettacolo di Andrei Tarkovsky) in cartellone per celebrare i centocinquant’anni dalla nascita del basso Feodor Chaliapin, mitico interprete dello zar raccontato in musica da Musorgkskij.
La Scala, dove il 19 marzo è attesa Anna Netrebko per un recital di canto tutto russo (Rimskij Korsakov, Rachmaninov e Cajkovskij) con la pianista Elena Bashkirova, prende atto con dispiacere della rinuncia e annuncia che sarà Luca Pisaroni a prendere il posto di Abdrazakov nel nuovo allestimento di Les contes d’Hoffmann diretto da Frédéric Chaslin, con la regia di Davide Livermore (che ha dovuto fare i conti con tagli al budget iniziale) e le voci di Vittorio Grigolo, Eleonora Buratto, Federica Guida e Francesca Di Sauro. Abdrazakov dovrebbe tornare alla Scala il prossimo 7 dicembre nei panni di Filippo II nel Don Carlo di Verdi che inaugurerà la nuova stagione scaligera con Chailly sul podio, la regia di Lluis Pasqual e le voci di Francesco Meli, Anna Netrebko, Luca Salsi ed Elina Garanca.
Nella foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala Ildar Abdrazakov in Boris Godunov