Primo concerto in Italia per il 90enne compositore Usa autore delle colonne sonore di E.T., Harry Potter, Schindler’s list, Indiana Jones, Hook e Superman Successo travolgente per il concerto con la Filarmonica
La standing ovation arriva subito. Appena John Williams spunta dal palco di proscenio e si dirige verso il podio del Teatro alla Scala. Un lungo applauso, carico di affetto, per il compositore novantenne, autore delle più belle e più popolari colonne sonore del cinema americano che gli sono valse cinque Oscar e 52 nominations. Al suo (incredibile, ma vero) primo concerto in Italia – dopo i recenti debutti con i Wiener nel 2020 e con i Berliner nel 2021 – che lo ha visto dirigere le sue musiche con la Filarmonica della Scala: Hook Capitan Uncino ed E.T., Harry Potter e Schindler’s list, Superman e Indiana Jones. E immancabile, al termine di ogni brano, riecco la standing ovation. Tutti in piedi, come a un concerto rock. Perché Williams è una vera e propria star – e a novant’anni gira con le guardie del corpo.
«Che la Forza sia con te!» grida qualcuno da un palco. La Forza, quella che pervade l’universo di Star wars. Perché sono del compositore americano, classe 1932, le note inconfondibili della saga di Geoerge Lucas, oltre venti ore di musica – nemmeno la Tetralogia di Wagner dura tanto – per tutte le pellicole che raccontano di Luke Skywalker e della Principessa Leyla. Cult per milioni di nerd in tutto il mondo – e l’altra sera alla Scala (esaurito dopo pochi minuti dalla messa in vendita dei biglietti), tra gli affezionatissimi dei fan club e tanti giovani, c’era anche chi era arrivato appositamente dagli Stati Uniti. In sala anche il direttore musicale scaligero Riccardo Chailly e la violinista Anne Spohie Mutter. In prima fila, in platea, due spade luminose, una verde e una viola. In galleria uno spettatore indossa la maschera di Capitan Phasma.
E Guerre stellari prende corpo al Piermarini. Prima il Tema di Leila, «ma quando lo scrissi non era previsto un sequel, così solo due anni dopo ho scoperto che lei e Luke erano fratelli» sorride Williams, rivolgendosi alla platea. Poi le atmosfere de La sala del trono e l’inconfondibile Marcia imperiale. E appena parte (secondo dei sue bis) il teatro esplode. Dentro ci senti Wagner e il Richard Strauss di Elektra. Perché Williams è un musicista coltissimo. Che ha il grande pregio di saper raccontare. Perché la sua musica – e la riprova è il concerto della Scala con la Filarmonica – vive anche senza le immagini. Così i temi di Harry Potter (bellissime le atmosfere alla Cajkovskij ricreate dalla celesta nella pagina che evoca Edwige, la civetta del maghetto) e di Indiana Jones (lo Scherzo for motorcycle and orchestra fa pensare a Mendelssohn, poi si ascolta in prima europea il Tema di Helena, la protagonista del quinto Indiana Jones che uscirà il prossimo anno), quello d’amore (un po’ mahleriano) di Superman e l’assolo struggente del violino di Francesco De Angelis per Schindler’s list diventano movimenti di una grande sinfonia.
Da riempire di ricordi e di emozioni. Quelle che le immagini dei film ci hanno lasciato dentro. E quelle che le note di Williams continuano a suscitare. Williams che sorride (e sorridono anche i musicisti della Filarmonica) mentre dirige e mentre guarda, quasi incredulo, la Scala, dove tutti sono in piedi, a gridargli, come a un concerto rock, «Grazie John!».
Nelle foto @Andrea Veroni il concerto di John Williams con la Filarmonica della Scala
Articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire del 14 dicembre 2022