Dieci dischi da mettere sotto l’albero a Natale 3 Ecco i titoli da regalare a chi ama la classica

Musica da mettere sotto l’albero per chi ama la musica classica. A chi conosce già i grandi capolavori e vuole ascoltare nuove interpretazioni. Oppure è alla ricerca di rarità. Ecco allora dieci dischi da regalare. In quattro puntate (e dunque in quaranta titoli) ecco alcune idee regalo differenziate per il prossimo Natale. Dopo i consigli per gli appassionati di lirica e per i più piccoli ecco ora dieci titoli da regalare agli appassionati di musica classica.

1. Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach. The Amsterdam baroque orchestra and choir. Solisti Elisabeth von Magnus, Lisa Larsson, Christoph Prégardien, Klaus Mertens. Direttore Ton Koopmann. Erato

Subito un classico. Una musica che racconta il Natale. «Nell’Oratorio di Natale di Bach vediamo un uomo felice che festeggia la nascita di un bambino E lui padre di venti figli sapeva cosa vuol dire». Ton Koopman racconta così la grande pagina che il compositore tedesco ha scritto nel 1734, un ciclo di sei cantate eseguite in sei giorni tra Natale e l’Epifania. Musica originale, musica scritta in precedenza per cantate profane e corali dalla Passione secondo Marco (andata perduta) risuonano nel Weihnachtsoratorium, pagine per le quali Bach ha predisposto un nuovo testo, illuminando quelle note di una nuova luce. Quella del Natale. Erato ha pubblicato la storia esecuzione di Ton Koopman, interprete di riferimento per Bach, insieme ai musicisti dell’Amsterdam baroque orchestra and choir e le voci di Elisabeth von Magnus, Lisa Larsson, Christoph Prégardien, Klaus Mertens.

2. Missa Solemnis di Ludwig van Beethoven. Wiener philharmoniker. Konzertvereingung Wiener Staatsopernchor. Solisti Rosa Feola, Alisa Kolosova, Dmitry Korchak, Ildar Abdrazakov. Direttore Riccardo Muti. Unitel

Musica sacra, ma plasmata su pagine profane. Musica sacra sui generis anche quella della Missa Solemnis di Ludwig van Beethoven, ispirata, certo. Sicuramente non conforme alle regole liturgiche. Riccardo Muti ha aspettato una vita prima di mettere la grande pagina beethoveniana sul leggio. Lo ha fatto per la prima volta nell’estate del 2021 quando l’ha diretta con i Wiener philharmoniker, il Konzertvereingung Wiener Staatsopernchor e le voci di Rosa Feola, Alisa Kolosova, Dmitry Korchak, Ildar Abdrazakov. Unitel pubblica in dvd e blue-ray il concerto tenuto a cavallo di Ferragosto del 2021 (appuntamento fisso nel cartellone del Festival di Salisburgo per il direttore) nella Sala grande del Festspielhaus. Lettura intensa e profonda quella di Muti della pagina che Beethoven iniziò a scrivere nel 1818 per l’intronizzazione del suo allievo l’Arcidura Rodolfo d’Asburgo-Lorena ad arcivescovo di Olmutz, cerimonia avvenuta nel 1820. Una pagina che Beethoven, però, completò solo cinque anni dopo senza, tra l’altro, ascoltarla mai dal vivo in un’esecuzione integrale. La prima avvenne nell’aprile del 1824 a San Pietroburgo dopo che tre parti della Missa, il Kyrie, il Credo e l’Agnus Dei vennero proposti il 7 maggio del 1824 a Vienna nella stessa sera in cui si ascoltò per la prima volta la Nona sinfonia.

3. Messa di Gloria di Gioachino Rossini. orchestra e coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Solisti Eleonora Buratto, Teresa Iervolino, Lawrence Brownlee, Michael Spyres, Carlo Lepore. Direttore Antonio Pappano. Warner classics

«La Messa di Gloria è una massa di luce. Rossini si è sempre connesso intensamente al suo pubblico nel suo modo inimitabile. I solisti hanno bisogno di cantare con fervore spirituale e grande sicurezza per comunicare l’impavido rapporto con Dio del compositore. L’opera è una celebrazione, una lode alla gloria di Dio nella quale Rossini si rivolge a Dio con occhi aperti, viso aperto e braccia aperte». Antonio Pappano parla così della Messa di Gloria che il musicista di Pesaro ha scritto nel 1820 per l’Arciconfraternita di San Luigi, eseguita per la prima volta nella chiesa di San Ferdinando a Napoli. Sessanta minuti di musica che comprendono, però, solo due delle cinque parti canoniche della Messa, il Kyrie e il Gloria che arrivano nella loro spiccata teatralità, caratteristica alla quale Rosini non rinunciava, nemmeno scrivendo musica sacra – basta pensare allo Stabat Mater. Pagina che Pappano ha inciso per Warner classics con orchestra e coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e le voci di Eleonora Buratto, Teresa Iervolino, Lawrence Brownlee, Michael Spyres e Carlo Lepore.

4. Berliner Messe di Arvo Pärt, Stabat Mater di Francis Poulenc, Sinfonia di Salmi di Igor Stravinskij. Orchestra e coro della Bayerischen rundfunk. Soprano Genia Kühmeir. Direttore Mariss Jansons. Br klassik

Il scaro. Messo in musica dal Novecento. Con la sua forza dirompente. E con il suo carico di dubbi e di tormenti. Tre pagine spirituali. Intrise delle inquietudini del secolo scorso: la Berliner Messe di Arvo Pärt del 1990, lo Stabat Mater di Francis Poulenc del 1950 e la Sinfonia di Salmi di Igor Stravinsky del 1930. Le ha dirette Mariss Jansons con orchestra e coro della Bayerischen rundfunk, la Radio bavarese e la voce del soprano salisburghese Genia Kühmeir. Una pagina commissionata a Pärt dalla Conferenza episcopale tedesca la Berliner Mass, nata per quattro voci e organo e poi riorchestrata nel 1997 dal compositore estone per orchestra d’archi, Il cattolico Poulenc, che si è spesso ispirato a temi sacri per la sua musica (si pensi al capolavoro che sono i Dilogues des carmelites), scrive il suo Stabat Mater in seguito alla morte di un amico: pensava ad un Requiem il compositore francese che, però, ha preferito mettere in musica il dolore di Maria sotto la croce dopo un pellegrinaggio alla Madonna Nera di Rocamadour. Un classico la Sinfonia di Salmi che Stravinskij scrive mettendo in musica l’Exaudi orationem meam dal Salmo 38, l’Expectans expectavi Dominum dal Salmo 40 e il Laudate Dominum dal Salmo 150.

5. Sinfonie di Gustav Mahler. Orchestra e coro della Bayerischen rundfunk. Direttore Mariss Jansons. Br klassik

Pagine sacre, perché parlano dell’uomo (e non solo perché attingono, in alcuni casi a testi ispirati), sono anche le Sinfonie di Gustav Mahler. Musica e parole – perché il compositore austriaco porta alle estreme conseguenze la commistione tra canto e suono nel suo percorso sinfonico – per raccontare un percorso di vita e una visione del mondo: cinque pagine solo sinfoniche, quattro dove la parola si fa musica e una pagina incompiuta. Ecco le Sinfonie di Mahler, proposte da Br klassik nell’interpretazione che, nel corso degli anni, ha dato Mariss Jansons (scomparso nel 2019) con orchestra e coro della Bayerischen rundfunk di Monaco di Baviera. un cofanetto di dodici cd con le nove Sinfonie, ma anche con registrazioni inedite delle prove. Le voci di Anja Harteros e Bernarda Fink per la Seconda sinfonia Resurrezione, quella di Natalie Stutzman per la Terza, il soprano Miah Persson per La vita celestiale, una squadra con Christine Brewer, Anna Prohaska, Twyla Robinson, Janina Baechle, Mihoko Fujimura, Johan Botha, Michael Volle e Ain Anger per la monumentale Ottava dove all’inno del Veni Creatori segue la scena finale del Faust di Goethe. Apoteosi della sinfonia cantata, alla quale farà seguito la vertigine tutta sonora della Nona.

6. Sinfonie di Jean Sibelius. Oslo philharminic. Direttore Klaus Mäkelä. Decca

Nove sinfonie e la Decima incompiuta per Gustav Mahler. Otto per Jean Sibelius, ma dell’Ottava ci sono solo frammenti perché, si pensa, il compositore bruciò il suo lavoro durato, peraltro, a lungo, dagli anni Venti al 1938. Il “racconto” del compositore finlandese esce per Decca nell’interpretazione della Oslo philharminic con la bacchetta di Klaus Mäkelä, anche lui finlandese come Sibelius. Il 26enne direttore d’orchestra di Helsinki, che dal 2027 guiderà il Concertgebow di Amsterdam ed è attualmente direttore musicale dell’Orchestre de Paris, affronta le Sinfonie di Sibelius con la formazione di Oslo di cui è direttore principale. Quattro cd che offrono l’ascolto dei frammenti dell’Ottava e di Tapiola, poema sinfonico scritto da Sibelius nel 1926.

7. Sinfonie di Robert Schumann. Staatskapelle Berlino. Direttore Daniel Barenboim. Deutsche grammophon

Un altro ciclo di Sinfonie. Le quattro di Robert Schumann. Le pubblica la Deutsche grammophon come omaggio a Daniel Barenboim per gli 80 anni che il musicista argentino ha compiuto il 15 novembre. «Se Brahms non fosse esistito, saremmo molto più poveri, ma la storia della musica sarebbe andata più o meno allo stesso modo. Ma Beethoven e Schumann hanno reso possibili Wagner e Mahler. Schumann è stato storicamente uno dei più importanti compositori del diciannovesimo secolo» dice Barenboim che dirige le Sinfonie del compositore tedesco con la Staatskapelle di Berlino. Un’incisione live realizzata alla Staatsoper unter den Linden della capitale tedesca. Un viaggio nell’universo sinfonico di Schumann che scrisse le sue partiture tra il 1841 (e subito dopo la Prima iniziò a lavorare a quella che sarebbe diventata poi la Quarta) e il 1851.

8. Accordion for Beethoven. Musiche di Ludwig van Beethoven, trascrizioni ee esecuzioni alla fisarmonica di Patrizia Angeloni, Ivano Battiston, Ivano Paterno, Umberto Turchi. Strumenti e musica

Due anni fa, in piena pandemia, si celebravano i 250 anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven. Strumenti&Musica ha festeggiato il compleanno del compositore tedesco dando corpo ad un progetto di Patrizia Angeloni, una serie di trascrizioni di pagine beethoveniane per fisarmonica. Ecco Accordion for Beethoven che ha visto Patrizia Angeloni insieme a Ivano Battiston, Ivano Paterno e Umberto Turchi trascrivere ed eseguire alla fisarmonica Sei Variazioni su Nel cor più non mi sento dalla Bella Molinara di Paisiello, Ich liebe dich, Piccoli Pezzi, Adelaïde, Preludio, Fünf Stücke für Flötenuhr e Schöne Minka. In Adelaide, alla fisarmonica si unisce la voice del soprano Liana Maeran mentre il flauto di Roberto Fabbriciani impreziosisce Ich liebe dich. Una scelta curiosa, e sicuramnete stimolante per chi ama la calssica e vuole rileggere Beethoven sotto una nuova luce, quella di riproporre alcune pagine del compositore attraverso il suono della fisarmonica, strumento che getta le sue origini nel brevetto dell’akkordeon che Cyrill Demian registrava a Vienna nel 1829, due anni dopo la morte di Beethoven, avvenuta proprio nella capitale austriaca.

9. Piano sonatas di Wolfgang Amadeus Mozart. Pianoforte Robert Levin. Ecm

Mozart come lo suonava Mozart. E come lo sentiva suonare Mozart, quando componeva seduto al suo fortepiano. Perché il progetto di Robert Levin, pianista e musicologo statunitense, docente presso l’Accademia di musica antica di Cambridge, è quello di far risuonare in modo tutto nuovo e inaspettato la musica del compositore salisburghese. Ecco allora Piano sonatas pubblicato da Ecm dove Levine ha registrato le diciotto Sonate per pianoforte (raccolte in sette cd) eseguendole sul fortepiano del compositore un Anton Walter del 1782, un pianoforte con meno tasti e ottave dal suono squillante, sul quale Mozart compose una quarantina delle sue partiture. Un lavoro non solo “estetico” sul suono, plasmato sulle usanze della pratica esecutiva della Prima scuola viennese, ma anche musicologico perché Levine popone anche frammenti incompiuti del compositore che lui stesso ha completato. Lavoro che viene illustrato nell’ampio libretto che accompagna le incisioni nel quale trova spazio un ampio saggio del direttore del Mozarteum di Salisburgo Ulrich Leisinger.

10. A gathering of friends. Musiche di John Williams. New York philharmonic. Violoncello Yo-Yo Ma. Direttore John Williams. Sony classical

Lo hanno chiamato un raduno di amici, A gathering of friends. John Williams, il popolare compositore di colonne sonore da Star Wars  a Harry Potter e il violoncellista Yo-Yo Ma pubblicano con Sony il concerto che celebra quarant’anni di amicizia e collaborazione. La musica per il cinema, ma anche le pagine classiche, partiture che il compositore premio Oscar novantenne ha scritto proprio per il violoncellista statunitense. Qui si ascolta il Cello concerto, rivisto per l’occasione da Williams. Che è sul podio della New York philharmonic. Con la quale propone poi, affiancato dal chitarrista Pablo Sáinz-Villegas e dell’arpista Jessica Zhou, pagine dalla Colonna Sonora di Schindler’s List, il film capolavoro di Steven Spielberg. «Sono cinquant’anni che lavoro con il signor Spielberg e lui è tante cose, regista, produttore, scrittore, ha i suoi studios. Ma c’è una cosa che non è: non è un uomo a cui puoi dire no» dice Williams, cinque volte Premio Oscar dopo aver collezionato 52 nomination. «Ritirarmi? Non ci penso» racconta spiegando di scrivere ancora con la matita sui fogli di carta.