Dieci dischi da mettere sotto l’albero a Natale 1 Ecco i titoli da regalare a chi ama la musica lirica

Regalare musica classica per Natale. Musica da mettere sotto l’albero e da ascoltare in auto verso il lavoro, in cuffia in metropolitana, meditando nella penombra della stanza, magari leggendo un libro. Dieci dischi che sono poi dieci titoli, perché i supporti sono i più diversi: il vecchio vinile che torna di moda, il cd, ma anche dvd e blu-ray e poi la musica liquida da scaricare e condividere sui vari supporti tecnologici che ormai ci accompagnano ovunque. Un’idea, quella di regalare musica per Natale, che tiene insieme qualità e prezzo: basta fare un giro sui canali di vendita on line e si possono trovare anche sconti interessanti. Dieci dischi, dieci titoli per chi ama già la musica, per melomani e appassionati di musica classica, ma anche per chi conosce poco questo repertorio e vorrebbe (o vorrebbe chi il regalo lo fa) una mappa per orientarsi in questo universo di suoni. E dieci titoli anche per i bambini, per incuriosirli e per iniziare a formare il pubblico di domani.

Ecco, in quattro puntate (e dunque in quaranta titoli), idee regalo differenziate per il prossimo Natale. Per i melomani, per chi già è appassionato di opera ed è alla ricerca di nuove rarità; per chi la classica la ascolta in qualunque momento della giornata, la conosce come le sue tasche e cerca interpretazioni capaci di illuminare di nuova luce pagine che hanno fatto la storia; per chi si avvicina al mondo della musica classica e lirica e vuole capire quali sono i “mai più senza” dell’appassionato; per i più piccoli che possono così iniziare, attraverso capolavori scritti per loro (ma che sono fruibilissimi e godibilissimi anche dai più grandi), a masticare il linguaggio della musica assaporandone tutta la bellezza.

Iniziamo con dieci titoli da regalare a chi è appassionato di musica lirica.

1. Siberia di Umberto Giordano. Orchestra e Coro del Maggio musicale fiorentino. Direttore Gianandrea Noseda. Con Sonya Yoncheva, Giorgi Sturua, Ggeorg Petean. Regia di Roberto Andò. Dynamic

Subito una rarità per i melomani a caccia di cose introvabili. Una prima registrazione mondiale che Dynamic pubblica in cd, dvd e blu-ray di Siberia di Umberto Giordano, opera che ha debuttato nel 1903 al Teatro alla Scala e che il Maggio musicale fiorentino ha messo in scena a luglio del 2021. Ancora un soggetto storico per l’autore dell’Andrea Chénier che si affida al librettista Luigi Illica per raccontare sul modello della grande letteratura russa (il riferimento, in particolare, è Resurrezione di Tolstoj) la storia della cortigiana Stephana (donna, amante ed eroina secondo i titoli dei tre atti del melodramma) che ama segretamente l’ufficiale Vassili. Quando l’uomo viene condannato ai lavori forzati, per aver ferito in duello il principe amante di Stephana, lei lo raggiunge in Siberia, pronta a condividere con lui il resto dei suoi giorni, ma presto troverà la morte per mano delle guardie durante un tentativo di fuga. L’inconfondibile marchio di fabbrica del Verismo è affidato alla bacchetta di Gianandrea Noseda, mentre le voci sono quelle di Sonya Yoncheva e Giorgi Sturua. In scena anche George Petean, Caterina Piva e Giorgio Misseri nello spettacolo firmato da Roberto Andò.

2. Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Chicago symphony orchestra and chorus. Direttore Riccardo Muti. Con Anita Rachvelishvili, Piero Pretti, Luca Salsi. Chicago sympony edition

Ancora Verismo. Con il titolo forse più emblematico, la Cavalleria rusticana che Pietro Mascagni scrive nel 1890 per il Teatro Costanzi di Roma ispirandosi all’omonima novella di Giovanni Verga. Un grande classico del melodramma, un caso di un’opera che è diventata più famosa dell’originale da cui è tratta – la novella è stata adattata e trasformata in libretto operistico da Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci. Un tiolo che, solitamente, viene proposto in abbinata ad un altro dramma verista, i Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Nel febbraio 2020, sulla soglia della pandemia, Riccardo Muti ha deciso di proporre Cavalleria da sola e in forma di concerto nella stagione della sua Chicago symphony orchestra. L’etichetta dell’orchestra statunitense pubblica ora la registrazione di quella Cavalleria dove Santuzza ha la voce di Anita Rachvelishvili, Turiddu quella di Piero Pretti, Alfio quella di Luca Salsi. Versione malinconica e piena di nostalgia (la novella di Verga, dove la voce che racconta è quella di un narratore che regredisce, è tutta un ricordo, un andare con la mente a un mondo perduto e primordiale, quello della Sicilia) di Muti che, nella sua lunga carriera ha affrontato più volte il capolavoro di Mascagni. E che ora lo consegna al disco.

3. Orfeo. Il ritorno di Ulisse in patria. L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi. English baroque soloist. Monteverdi choir. Direttore John Eliot Gardiner. Opus Arte/Unitel

Dal Verismo agli albori dell’opera. A Claudio Monteverdi che nel 1607 con L’Orfeo si è inventato, appunto, il melodramma. Nel 2017, per celebrare i 450 anni dalla nascita del compositore di Cremona, John Eliot Gardiner insieme ai suoi musicisti dell’English baroque soloist e del Monteverdi choir ha portato in tournée nel mondo (Venezia, Salisburgo, Edimburgo, Lucerna, Berlino, Parigi, Chicago e New York) la trilogia monteverdiana formata da L’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poeppea. Versioni semisceniche delle tre opere con un gruppo unico di cantanti che, nel corso delle tre serate, si davano il cambio nel ruolo dei protagonisti dei tre titoli: Luchile Ricradtot, Gianluca Buratto, Hana Blazikova, Marianna Pizzolato, Gianluca Buratto, Furio Zanasi, Carlo Vistoli, Krystian Adam sono di volta in volta Orfeo e la Musica, Ulisse e Penelope e Telemaco, Poppea, Ottavia e Ottone. Le recite portate al Teatro La Fenice di Venezia sono state registrate ed escono ora in tre dvd e blue-ray per Opus Arte (sulla copertina un motoscafo che solca al tramonto la Laguna di Venezia) che danno testimonianza degli spettacoli con la regia, firmata dallo stesso Gardiner insieme a Elsa Rooke, e i costumi di Patrica Hofstede e Isabella De Sabata.

4. Theodora di Georg Friedrich Haendel. Il Pomo d’oro. Direttore Maxim Emelyanichev. Con Lisette Oropesa, Joyce Di Donato, Michael Spyers. Erato

Registrazione live anche per la Theodora di Georg Friedrich Haendel nella versione che l’ensemble Il Pomo doro nell’autunno del 2021 ha portato in tournée da Milano a Parigi. Live dalla Philarmonie di Essen, in Germania, per la partitura di raro ascolto che, però, il compositore considerava una delle sue opere più importanti. Una storia cristiana (ed è l’unica partitura, oltre al Messiah, dove Hanedel affronta un tema legato alla fede cristiana) affidato a un cast capitanato da Lisette Oropesa e Joyce Di Donato, Theodora la prima, Irene la seconda. Una storia che ricorda un po’ Poliuto e un po’ Norma quella di Theodora, nobildonna che nell’Antiochia del 304 d.C.  quando imperatore era Diocleziano, si converte al cristianesimo e per non tradire la sua fede si rifiuta di offrire sacrifici agli dei di Roma, come imposto dai romani. Per questo è condannata a morte, sorte che divide con lei Didymus, soldato romano innamorato di Theodora e convertitosi segretamente al cristianesimo. Didymus è Paul-Antoine Bénos-Djian, mentre il romano Septimius è affidato alla voce del baritenore Michael Spiers. Oratorio in lingua inglese, datato 1750, che è ora pubblicato da Ertao.

5. Julie Fuchs. Amadè. Balthasar Neumann orchestra. Direttore Thomas Hengelbrock. Sony Classical

Da una primadonna della lirica all’altra. Julie Fuchs, che ha lasciato il segno con la sua Contesse nel Comte Ory al Rossini opera festival 2022, inizia la sua collaborazione con Sony classical pubblicando la registrazione di un recital tutto mozartiano che il soprano francese ha tenuto nel Castello di Fonteinebleau. Amadè, che è poi la firma che il genio di Salisburgo metteva alla fine delle sue lettere indirizzate ai familiari, il titolo affettuoso scelto per il disco che vede a fianco della Fuchs la Balthasar Neumann orchestra diretta da Thomas Hengelbrock. Pagine da Le nozze di Figaro – il soprano interpreta la grande aria della Contessa Dove sono i bei momenti, ma anche quella di Susanna Dhe vieni non tardar insieme alla malinconica canzone di Barbarina L’ho perduta me meschina – dal Flauto magico e dal Ratto dal serraglio, la difficilissima Tiger! Wetze nur die Klauden dalla Zaide, la scena Non temer amato bene e il raro Davidde penitente.

6. Jenufa di Leoš Janáček. Staatskapelle Berlin e Staatsopernchor. Direttore Simon Rattle. Con Camilla Nylund, Evelyn Herlitzius, Stuart Skelton, Ladislav Elgr, Hanna Schwarz. Regia di Damiano Michieletto. CMajor Unitel

Dopo Theodora, dopo i rittratti femminili mozartiani ecco un’altra storia di donne. Donne che soffrono. Donne raccontate dal Novecento nella loro tragica quotidianità. È un’autopsia del male la Jenufa di Leoš Janáček che Simon Rattle dal podio e Damiano Michieletto in regia hanno proposto nel febbraio del 2021 alla Staatsoper untre den Linden di Berlino. Proposta a porte chiuse (perché si era in piena pandemia) e trasmessa in streaming dal teatro della capitale tedesca. Spettacolo bellissimo, astratto e pieno di simboli quello di Michieletto che raggela la vicenda all’interno di pareti di plastica (le scene sono di Paolo Fantin), un ambiente sul quale incombe un grande iceberg di ghiaccio appeso al soffitto. Ghiaccio che piano piano si scioglie e, come nella vicenda raccontata in musica da Janáček, rivela il male, il figlio di Jenufa che la Kostelniča, la sacrestana matrigna di Jenufa, ha ucciso e gettato nel fiume, incapace di accettare la “diversità” della ragazza, il suo essere madre fuori dal matrimonio. Spettacolo intenso e riuscitissimo. Direzione musicale di Rattle capace di aprire squarci nel nero del male e subito dopo di abbandonarsi a momenti lirici e a ombre malinconiche. Eccellenti le prove di Camilla Nylud (Jenufa) e Evelin Herlitzius (la Kostelniča), ma incisivo anche il cameo di Hanna Schwarz (Buryia).

7. Belisario di Gaetano Donizetti. Orchestra e coro del Donizetti opera. Direttore Riccardo Frizza. Con Roberto Frontali, Carmela Remigio, Annalisa Stroppa, Celso Albelo, Simon Lim. Dynamic

Novembre 2020, piena pandemia. Dopo la ripartenza di giugno, la seconda grande ondata di Covid di ottobre ha spinto a chiudere ancora le porte dei teatri per cercare di arginare i contagi. Il Donizetti opera di Bergamo non si è arreso. E la città di Donizetti, una delle zone più colpite e messe in ginocchio per il gran numero di morti nella prima ondata, ha mandato in scena l’edizione già programmata del festival dedicato al compositore di casa. Lo ha fatto a porte chiuse, trasmettendo le tre opere in cartellone sulla web tv del festival. Allestimenti pensati ad hoc (con i distanziamenti allora imposti) e portati in platea, diventata palcoscenico. Un Marino Faliero e la riscoperta in tempi moderni de Le nozze in villa in forma scenica e un Belisario in forma di concerto. E proprio la registrazione di questo titolo, andato in scena alla Fenice di Venezia nel 1836, atteso perché di rarissimo ascolto, arriva ora in cd e dvd/blu-ray per Dynamic. Riccardo Frizza, direttore musicale del Donizetti opera, è sul podio per la tragedia lirica su libretto di Salvatore Cammarano: una vicenda ambientata a Bisanzio che racconta la parabola di un eroe che precipita dal trionfo alla rovina senza smarrire quella grandezza d’animo che lo porterà al finale, tragico riscatto. Roberto Frontali è il generale che ha trionfato sui goti. Accanto a lui Carmela Remigio, Annalisa Stroppa e Celso Albelo per una storia che guarda alla tragedia greca (e la versione in forma di concerto ben sottolinea questo legame) e alle vicende di Edipo e degli Atridi.

8. Javier Camarena. Signor Gaetano. Orchestra Gli originali. Direttore Riccardo Frizza. Pentatone

Ancora Gaetano Donizetti. Ancora Riccardo Frizza. Per un recital tutto donizettiano del tenore Javier Camarena, legato al festival bergamasco per tre anni, impegnato nel 2022 con La favorite dopo essere stato protagonista nel 2021 de L’elisir d’amore. Tutti titoli che hanno visto sul podio Frizza, direttore musicale del Donizetti opera, che affianca Camarena in questa avventura con l’orchestra Gli originali che suona su strumenti d’epoca per ricreare il suono che ascoltava il compositore bergamasco quando vedeva in scena le sue opere. Ed è un viaggio tra le grandi pagine per tenore, spesso tratte da melodrammi di raro ascolto, il disco che Camarena pubblica con Pentatone per rendere omaggio «al compositore che più di tutti ha influenzato la mia carriera», come spiega lo stesso musicista messicano. Ci sono le grandi arie: la Furtiva lagrima dell’Elisir d’amore, il Bagnato il sen di lagrime del Roberto Devereux e il Povero Ernesto…Cercherò lontana terra del Don Pasquale. Ma ci sono anche i vertici inarrivabili del Notte d’orrore del Marino Faliero (titolo che Camarena avrebbe dovuto cantare a Bergamo nel 2020) e le rarità da Betly, Maria de Rudenz, Il giovedì grasso e Caterina Cornaro sino al Dopo i lauri di vittoria della Rosmonda d’Inghilterra, recentemente riscoperta e ascoltata proprio al Donizetti opera.

9. Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier. Insieme. Opera duets. Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Direttore Antonio Pappano. Sony Classical

Un tenore e un baritono. Tra i più popolari oggi. Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier che spesso hanno cantato insieme. E che ora pubblicano, con Sony Calssical, Insieme un disco di duetti d’opera. Opera italiana, ma anche in versione francese, per quel che riguarda alcuni titoli verdiani. Confezione di lusso perché ad accompagnarli c’è l’orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano – e il disco è stato registrato proprio a Roma, al Parco della musica. Si parte con il Puccini della Bohème e il duetto del quarto atto tra Rodolfo e Marcello e si arriva alle tinte forti de La Gioconda di Ponchielli con il duettone tra Barnaba ed Enzo. Poi tutto Verdi. Il Verdi francese dei Vépres siciliennes con i duetti fra Guy de Montfort e Henri. Versione francese che è stata scelta anche per il Don Carlo, meglio Don Carlos, dal quale Kaufmann e Tézier propongono il duetto del secondo atto che culmina nel celeberrimo giuramento del Dio che nell’alma infondere che nella versione francesce suona come «Dieu, tu semas dans nos ames». Ci sono i serrati confronti tra Don Alvaro e Don Carlo del terzo (ben due duetti, compreso quello che spesso si taglia) e quarto atto de La forza del destino. E c’è il finale del secondo atto dell’Otello quando Jago, raccontando il Sogno di Cassio, riesce ad insinuare nel Moro di Venezia il dubbio dell’infedeltà della moglie Desdemona.

10. Gustavo III (Un ballo in maschera) di Giuseppe Verdi. Filarmonca Arturo Toscanini, coro del Teatro Regio di Parma. Direttore Roberto Abbado. Con Piero Pretti, Anna Pirozzi, Amartuvshin Enkhbat, Anna Maria Chiuri, Giuliana Gianfaldoni. Regia di Jacopo Spirei da un progetto di Graham Vick. Dynamic

Verdi. Un Verdi raro, non certo quello di Un ballo in maschera, ma quello del Gustavo III andato in scena al Festival Verdi di Parma del 2021. Gustavo III che nella proposta del Festival Verdi è una versione ibrida del capolavoro verdiano che mette insieme l’edizione critica della partitura di Ilaria Narici (per Ricordi e la Chicago university) e il libretto che Verdi e Antonio Somma avevano approntato per il debutto a Roma del Ballo nel 1859, quando l’opera si intitolava ancora Gustavo III, era ambientata a Stoccolma e metteva in scena un regicidio, avvenuto realmente in Svezia nel 1792: vittima il re Gustavo III assassinato in una congiura ordita da Jacob Ankarstrom. Libretto che Verdi poi dovette modificare, accettando le indicazioni della censura pontificia, dopo aver detto no l’anno prima alle modifiche chieste a Napoli per la rappresentazione al San Carlo: così Stoccolma diventò Boston e il re diventò un conte, sgombrando il campo dalla “pericolosità” di vedere sul palco un regicidio. Il progetto doveva essere firmato dal regista britannico Graham Vick, stroncato, però, a luglio 2021 dal Covid. Lo ha ripreso in mano il suo storico collaboratore Jacopo Spirei facendone uno spettacolo intenso, una cerimonia funebre per Gustavo III che si è trasformata in una cerimonia funebre, fatta con la musica e l’arte, per Vick. Sul podio Roberto Abbado, direttore musicale del Festival Verdi. In scena un cast verdiano con Piero Pretti, Anna Pirozzi, Amartuvshin Enkhbat, Anna Maria Chiuri, Giuliana Gianfaldoni. Doppia versione ora pubblicata da Dynamic, cd e dvd/blu-ray per ascoltare un libretto che non si ascolta mai e per vedere uno spettacolo che resta nella storia, testamento artistico/spirituale (perché è un omaggio alla tolleranza contro ogni discriminazione) del regista britannico.