Trionfale recital del soprano russo tornata dopo il caso della mancata presa di distanza dalla guerra in Ucraina
Solo applausi e fiori, niente contestazioni venerdì 27 maggio al Teatro alla Scala per Anna Netrebko, tornata al Piermarini dopo l’addio burrascoso di marzo quando non cantò nell’Adriana Lecouvreur di Cilea in polemica con la richiesta del sindaco di Milano e presidente del cda della Scala Beppe Sala di prendere una posizione netta contro la guerra della Russia di Vladimir Putin all’Ucraina.
«È sbagliato costringere gli artisti ad esternare pubblicamente le proprie opinioni politiche o insultare il proprio paese» aveva scritto sui social. E dopo le voci insistenti che avrebbe cancellato la Lecouvreur per motivi di salute il soprano russo aveva affidato la sua rabbia ad un post (poi rimosso) su Instragram: «Sto bene, ma non vengo!» aveva scritto secca rendendo, poi, privato il suo profilo social. Ieri sera il ritorno trionfale a Milano, reso possibile da una presa di distanza dalla guerra, arrivata sempre via social a bocce ferme a fine marzo.
Trionfo e niente contestazioni, come si poteva temere alla vigilia. Appena la Netrebko spunta dal palco di proscenio, in abito lungo color panna avvolta da un mantello, parte un lungo e affettuoso applauso. Anna guarda in alto. Manda baci. Saluta i suoi fans che riempiono platea e palchi(serata da tutto esaurito in biglietteria). Applausi scroscianti e fiori che piovono dal loggione già a inizio serata – e la diva, bravissima attrice, non si lascia sfuggire l’occasione e se li stringe al cuore con un gesto commosso e teatralissimo. Pubblico subito conquistato. Poi, a far scattare applausi su applausi, ci pensano la musica e la voce (acuti limpidissimi, fiati senza fine) della Netrebko che apre il suo recital (con lei il mezzosoprano Elena Maximova, il pianista Malcolm Martineau e il violinista Giovanni Andrea Zanon) con una straordinaria Umile ancella dalla Lecouvreur, l’opera cancellata a marzo, come a dire: Ecco cosa vi siete persi. Poi passa da Strauss a Rachmaninov, da Cajkovskij a Dvorak, da Saint Saens a Offenbach, da Leoncavallo a Tosti, lo stesso programma proposto mercoledì alla Philharmonie di Parigi.
Quasi un manifesto programmatico l’Umile ancella dell’Adriana con la Netrebko che mette subito le carte in tavola: «Io son l’umile ancella del genio creator, ei m’offre la favella io la diffondo ai cuor» a dire di essere un’artista che con il suo canto si fa «eco del dramma umano». Quel dramma che quotidianamente dal 23 febbraio vive il popolo ucraino e noi di rimando attraverso i racconti di giornali e notiziari, certo. Perché la guerra in Ucraina è arrivata improvvisa su uno scenario dove sono centinaia i conflitti che si combattono ogni giorno, magari in silenzio, senza riflettori puntati. Un dramma umano che è anche quello della quotidianità, che milioni di persone affrontano senza far rumore. A loro sembra dare voce, «un soffio è la mia voce» (letteralmente nel filato infinito che Anna mette alla fine dell’aria), il programma impaginato dalla Netrebko. Pop, certo, nel senso più bello del termine, alla Pavarotti per intenderci, non quello dei Pavarotti and friends, ma quello dei concerti a suon di «Mamma son tanto felice» o «Non ti scordar di me», sempre impeccabili nella loro fedeltà musicale – e non per niente l’ultimo bis che la Netrebko concede è il Non ti scordar di me in duetto con la Maximova, voci contrappuntate dal violino di Zanon.
Il dramma della quotidianità rivive in pagine intrise di malinconia come Siren di Rachmaninov, Morgen di Strauss, Stridono lassù dai Pagliacci di Leoncavallo (ma spesso si fatica a comprendere le parole) o il duetto È sera, s’offuscano in cielo le nubi dalla Dama di picche di Cajkovskij o la Canzone di Dvorak o la vertiginosa (e benissimo eseguita) Depuis le jour dalla Louise di Charpentier. E malinconica, racconto di qualcosa che finisce in una delle ultime sere di carnevale, è la Barcarola da Les contes d’Hoffmann di Offenbach. Tutte pagine accompagnate con puntuale complicità dal piano di Martineau, alcune avvolte dalla bellezza del suono del violino di Giovanni Andrea Zanon.
Anna gioca con il pubblico. Le basta il gesto di una mano per evocare un sentimento, un mettersi in un angolo del palco per rendere teatrale un’aria. Il pubblico impazzisce. Un trionfo che mette la parola fine, dopo oltre tre mesi, al caso che si era aperto a febbraio, l’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, quando il sindaco Sala aveva chiesto al russo Valery Gergiev, impegnato sul podio scaligero con La dama di picche di Cajkovskij, una condanna (mai arrivata) dell’aggressione di Mosca a Kiev. Stessa richiesta per la Netrebko che non aveva gradito e se ne era andata sbattendo la porta. Dopo alcune settimane di silenzio e diversi contratti saltati (primi fra tutti quelli per le prossime due stagioni al Metropolitan di New York) ecco un post su Facebook. «Condanno espressamente la guerra contro l’Ucraina e il mio pensiero va alle vittime di questa guerra e alle loro famiglie. Ho incontrato Putin solo una manciata di volte. Mi rammarico che alcune mie azioni o dichiarazioni del passato potrebbero a volte essere state mal interpretate» aveva scritto il soprano che qualche anno fa aveva partecipato ad eventi a sostegno dei separatisti del Donbass. E dopo i contratti già saltati anche la Russia le ha voltato le spalle, cancellandole diversi impegni.
Non è successo alla Scala dove la Netrebko tornerà per opere e concerti. «Ogni volta che posso cantare qui mi sembra di tornare a casa» ha detto alla vigilia del concerto di ieri sera. E la Scala ha ricambiato questo affetto con applausi ritmati e una standing ovation ai quali la Netrebko, che mancava del Piermarini da dicembre quando ha inaugurato la nuova stagione con il Macbeth di Verdi, ha risposto con tre bis, le Trine morbide della Manon Lescaut di Puccini (ma quanto rende poco questa musica ascoltata scarna al pianoforte, nuda, senza orchestrazione), il Bacio di Arditi «Sulle labbra se potessi dolce un bacio ti darei» e il Non ti scordar di me… invito alla platea della Scala che applaude e scandisce «Anna! Anna!».
Nelle foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala il concerto di Anna Netrebko
Articolo pubblicato in parte su Avvenire del 28 maggio 2022