Era un circo equestre poi il conte Dal Verme lo trasformò facendolo diventare teatro, ma anche arena per lo sport Le prime di Puccini e Leoncavallo, il cinema e la rivista Cartellone di 15 appuntamenti per ripercorrerne la storia
All’inizio, in via San Giovanni sul Muro a Milano, a fianco a quello che oggi si chiama largo Cairoli e attaccato al recentemente istituito largo Maria Callas, c’era un circo equestre. Una struttura in legno fatta costruire nel 1864 da Gaetano Ciniselli che non piaceva, però, al conte Francesco Dal Verme che abitava proprio lì di fronte e non sopportava il via vai, l’odore degli animali e i giri “promiscui” che il carrozzone portava con sé. Ma invece che far abbattere il teatro – il regolamento allora in vigore lo permetteva solo se se ne fosse costruito un altro – il conte rilevò il Politeama e nel 1871 chiese all’architetto Giuseppe Pestagalli di progettare un teatro che portasse il suo nome, Dal Verme, appunto. Un anno di lavori e il 14 settembre 1872 il nuovo edificio era pronto: tremila posti tra platea e 56 palchi, un palcoscenico all’avanguardia e una struttura che oggi chiameremmo modulabile, con la platea che poteva diventare una gradinata, ma anche, una volta vuota, vedere la sala trasformarsi in arena per il circo e per lo sport. In locandina, la sera del 14 settembre 1872, c’erano Gli Ugonotti di Meyerbeer, opera popolarissima al tempo, a segnare la vocazione del Dal Verme, un teatro popolare che nel tempo, oltre alla lirica e alla musica sinfonica, avrebbe ospitato la prosa, il cinema, l’operetta, la rivista e persino incontri di box.
Oggi il Dal Verme compie centocinquant’anni. E Milano lo festeggia con un cartellone intitolato Il Dal Verme racconta di quindici appuntamenti per ripercorrerne la storia e i generi che, in un secolo e mezzo, si sono avvicendati sul suo palcoscenico. Un cartellone promosso da I pomeriggi musicali e ideato da Maurizio Salerno che si svilupperà in autunno, ma che parte con un’anteprima il 14 giugno quando sarà proiettato, in collaborazione con la Cineteca, il film recentemente ritrovato Il jockey della morte, girato nel 1915 dal regista Alfred Lind anche tra la sala e i tetti del Dal Verme. Cuore dei festeggiamenti il 14 settembre, il compleanno del teatro: l’inaugurazione della mostra Una storia lunga 150 anni a cura di Paolo Bolpagni e il concerto Tre secoli in scena con I pomeriggi musicali, attuali padroni di casa della sala, diretti da James Feddeck: Mozart, Rossini e Bellini e la cantata Lettera al poeta commissionata al compositore Carlo Galante su testi di Davide Rondoni ispirati a Pier Paolo Pasolini, autore di cui nel 2022 si ricorda il centenario della nascita.
«Il Dal Verme è uno degli specchi in cui Milano può guardare retrospettivamente se stessa e riconoscersi» dice Maurizio Salerno ricordando la vocazione della sala a ospitare le novità del momento: qui nel 1884 debuttò Le villi, prima opera dell’allora ventiseienne e pressoché sconosciuto Giacomo Puccini, nel 1892 il venticinquenna Arturo Toscanini diresse la prima assoluta de I pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Prima assoluta anche per Conchita di Riccardo Zandonai nel 1911. Nel 1907, prima di essere messa in scena a Londra e a Mew York, arriva a Milano, proprio al Dal Verme, La vedova allegra, l’operetta di Franz Lehar che aveva debuttato nel 1905 a Vienna. Un’altra operetta, l’italianissima Cin Ci Là di Lombardo e Ranzato, debutta nel 1925. Dal Dal Verme passano Totò, Aldo Fabrizie Renato Rascel, Macario, Sandra Mondaini nella fortunatissima stagione dell’avanspettacolo e della rivista. Negli anni Cinquanta arriva il jazz con Duke Ellington e Louis Armstrong.
«Siamo felici di aprire le porte del Dal Verme all’intera città» spiega Giovanni Battista Benvenuto, presidente della fondazione I pomeriggi musicali perché tutti gli appuntamenti saranno a ingresso libero. E se l’assessore alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli ricorda che «il Dal Verme è tra le istituzioni lombarde più longeve e prestigiose», l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi auspica che anche questa volta Milano «che ha sempre avuto il compito di posare i primi mattoni di qualunque ricostruzione, con queste celebrazioni possa celebrare la ripartenza dello spettacolo dal vivo e la speranza per un futuro di pace».
Nel cartellone, che proseguirà sino al 21 dicembre, l’opera, la musica sinfonica, l’operetta con Maurizio Nichetti che il 14 ottobre racconta Cin Ci Là, il jazz con Enrico Pieranunci e il cinema con la proiezione il 19 novembre de I promessi sposi, pellicola di Mario Bonnard del 1922, lungometraggio girata esattamente cento anni fa. E fu il primo film ispirato al romanzo di Alessandro Manzoni. Un film muto, con Domenico Serra ed Emilia Vidali nei ruoli di Renzo e Lucia, scene e costumi di Camillo Innocenti. Un successo straordinario tanto che nel 1934, dopo l’avvento del sonoro, ne venne realizzata una versione parlata. Il 16 novembre al Dal Verme sarà proiettata in anteprima la pellicola, che dura 58 minuti, restaurata in digitale dalla Cineteca di Milano, proposta nella versione originale del 1922 con musiche dal vivo composte da Valter Sivilotti che sarà sul podio dei Pomeriggi musicali. Orchestra che dal 2001, dopo i lavori che hanno completamente ridisegnato il Dal Verme, tiene i suoi concerti di musica classica e da camera sul palco del teatro di via San Giovanni sul Muro. Che un tempo, più di un secolo e mezzo fa, era un circo equestre.
Articolo pubblicato in gran parte su Avvenire del 7 aprile 2022
In copertina il Dal Verme nel 1875. Nelle foto @Lorenza Daverio il teatro oggi