Al Carlo Felice il cantante infastidito dal fumo di scena interrompe la Manon Lescaut: «Così non posso cantare» «Già non stava bene, il fumo non c’entra» dice il teatro
«Non posso cantare così. Sorry». Indica il fumo (fumo teatrale) che sbuffa da una locomotiva (perché la regia ambienta le vicende in una stazione vittoriana) ed esce di scena. Clamoroso abbandono del campo, meglio, del palcoscenico per Marcelo Alvarez alla prima, venerdì 25 marzo, della Manon Lescaut di Giacomo Puccini con la regia di Davide Livermore (che ambienta le vicende nell’America di Ellis Island in un flash back dagli anni Cinquanta a fine Ottocento) al Teatro Carlo Felice di Genova. Il tenore argentino, che da tempo vive in Italia, a metà del duetto con Manon, quando l’opera non era iniziata nemmeno da un quarto d’ora, ha smesso di cantare, infastidito dal fumo ed è tornato dietro le qinte. Panico misto ad imbarazzo. La musica si ferma, sul podio Donato Renzetti posa la bacchetta. Maria José Siri, che vestiva i panni della protagonista, spalanca gli occhi. Sipario. Mentre il pubblico applaude, per cercare di rincuorare il tenore. Nulla da fare. Alvarez torna in camerino e non ne vuole sapere di tornare in scena.
E il pensiero va ad un altro clamoroso abbandono, a quello del 10 dicembre 2006 al Teatro alla Scala quando nel bel mezzo del primo atto di Aida (che aveva inaugurato al stagione tre giorni prima) Roberto Alagna, che non aveva gradito i mugugni del loggione dopo la sua Celeste Aida, ha salutato il pubblico con un gesto palteale ed è uscito di scena. Allora la musica non si è fermata, dal podio Riccardo Chailly ha continuato a dirigere e in scena è arrivato, in jeans e maglione, Antonello Palombi, che ha continuato così il primo atto. A Genova, invece, c’è voluta mezz’ora prima che lo spettacolo riprendesse. E quando il sipario si è riaperto e l’opera è ripartita da capo accanto alla Siri c’era Riccardo Massi (già previsto in locandina per alcune repliche). Massi che il 4 dicembre 2009 subentrò in corsa a Jonas Kaufmann al Teatro alla Scala all’anteprima per i giovani della Carmen di Bizet diretta da Daniel Barenboim e cantò al fianco di Anita Rachvelishvili (il popolare mezzosoprano allora debuttava fresca di Accademia ed era fidanzata proprio con Massi) nei panni di Don José. Per lui applausi di incoraggiamento al suo ingresso in scena e accoglienza festosa a fine serata.
Resta l’amarezza dell’abbandono di Alvarez, un tempo stella indiscussa, tenore dalla bellissima pasta vocale e dal carisma trascinante, ma da qualche tempo un po’ appannato – proprio in una Manon Lescaut pucciniana alla Scala, con la bacchetta di Chailly, aveva lasciato più di un dubbio pur risolvendo la parte con la sua intelligenza musicale. Ora l’abbandono del palco che non è stato per niente gradito dal sovrintendente del Carlo Felice Claudio Orazi. «La défaillance del tenore è intervenuta all’inizio dello spettacolo, già nell’aria Tra voi belle brune e bionde, ben prima dei limitati effetti scenici del fumo che, peraltro, erano stati ampiamente provati nei giorni di allestimento dello spettacolo» ha commentato Orazi a sipario calato dicendosi stupito dal «comportamento dì un tenore di esperienza internazionale il quale avrebbe potuto semplicemente dichiarare con sincerità dì non sentirsi bene e congedarsi con dignità dalla scena».
Nella foto @Luciano Romano una scena della Manon Lescaut con la regia di Davide Livermore