Si dice “dieci dischi”. Ma si legge “dieci titoli”. Perché ormai la musica è liquida. È vero, resiste in cd e ha una nuova vita in vinile, supporto che a volte batte nelle vendite il cd. Ma il grosso si ascolta sulle piattaforme. Così anche le case discografiche si adeguano. Ecco dieci “dischi” da regalare a Natale, un mix di classica e lirica da metter sotto l’albero. Dieci titoli da regalare. E, perché no, da regalarsi. Ecco alcuni consigli.
1. Anna Netrebko. Amata dalle tenebre. Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore Riccardo Chailly. Deutsche grammophon
Un concertone, di quelli che si usavano una volta. Pieno di arie d’opera, da Dido and Aeneas di Henry Purcell ad Ariadne auf Naxos di Richard Strauss, passando per il Verdi di Don Carlo e Aida, il Wagner di Tristan, Tannhauser e Lohengrin e il Puccini di Manon Lescaut e Madama Butterfly, sino al Cajkovskij della Pikovaja Dama e al Cilea dell’Adriana Lecouvreur. Anna Netrebko ha registrato il suo ultimo disco in due riprese al Teatro alla Scala di Milano, prima a ottobre 2020 in concerto (uno degli ultimi prima che i teatri richiudessero per la seconda volta), poi a maggio 2021, in teatro, a porte chiuse, poco prima che tutto riaprisse. In entrambi i casi Riccardo Chailly sul podio dell’orchestra del Teatro alla Scala. Undici ritratti di donne da Didone ad Arianna, da Cio Cio San a Isolde, da Adriana a Lisa. Immagine dark (il titolo, d’altra parte, è Amata dalle tenebre) sulla copertina, quattro videoclip per accompagnare il disco del soprano russo impegnata in questi giorni a vestire i panni di un’altra dark lady, Lady Macbeth, nell’opera di Verdi che ha inaugurato la nuova stagione del Teatro alla Scala.
2. Macbeth di Giuseppe Verdi. Filarmonica Arturo Toscanini, coro del Teatro Regio di Parma. Direttore Roberto Abbado. Con Ludovic Teziér, Silvia Dalla Benetta, Giorgio Berrugi, Riccardo Zanellato. Dynamic
Prima registrazione mondiale della versione francese del Macbeth, realizzata da Giuseppe Verdi nel 1865 per Parigi riscrivendo la versione del 1847 di Firenze – e poi tradotta in italiano, nella versione che oggi si esegue correntemente, ascoltata anche alla Scala il 7 dicembre. Registrazione live dal Festival Verdi di Parma del 2020, realizzata nella cornice del Parco Ducale (scelta per far fronte alle misure di contenimento del Covid) con la bacchetta del direttore musicale della rassegna, Roberto Abbado che ha proposto la partitura in forma di concerto. Versione con i ballabili, pagina che Verdi scrisse appositamente per assecondare il gusto francese del grand opera. Versione che è interessante ascoltare (la parte musicale è identica a quella della seconda versione italiana) per vedere l’effetto che fa un’opera dura, sinistra, inquietante come Macbeth vestito della lingua francese. Ludovic Tezièr, madrelingua francese, veste i panni del protagonista accanto a Riccardo Zanella to che è Banco, Giorgio Berrugi che è Macduff e Silvia Della Benetta come Lady Macbeth.
3. Jakub Józef Orliński. Anima Aeterna. Il pomo d’oro. Direttore Francesco Corti. Erato
Da un’anima nera, amata dalle tenebre, ad un Anima Aeterna, quella cantata nel suo ultimo disco da Jakub Józef Orliński, controtenore classe 1990, star in rapidissima ascesa (i suoi concerti vanno esauriti, 118mila follower su Instagram) del Barocco. Seconda tappa di quello che può essere considerato come un dittico, il disco arriva dopo Anima Sacra e, anche questa volta, propone pagine spirituali di raro ascolto, arie sacre e mottetti del XVIII secolo alcuni dei quali incisi per la prima volta. Nel disco, accompagnato da video di backstage su YouTube, Barbara dira effera di Jan Dismas Zelenka, Non t’amo per il ciel da La Fonte della Salute di Johann Joseph Fux, il Laetatus sum di Jan Dismas Zelenka, Giusto Dio da La Giuditta di Francisco António de Almeida, Un giusto furore che m’arde nel core da Il Davide trionfante di Bartolomeo Nucci, il Laudate Pueri, laudate Dominum di Gennaro Manna e l’Alleluia, Amen di Georg Frideric Haendel. Ad accompagnare Orliński l’ensemble vocale e strumentale de Il pomo d’oro diretto da Francesco Corti. Nel Laetatus sum di Zelenka alla voce del controtenore polacco quella del soprano egiziano Fatma Said. Per raccontare «qualcosa di vitale, selvaggio e pericoloso, ma anche di calmo, affascinante e curativo» come spiega Orliński.
4. Die Schöpfung di Franz Joseph Haydn. La Cappella Reial de Catalunya, Les concerts des nations. Direttore Jordi Savall. Con Yeree Suh, Tilman Lichdi, Matthias Winckhler. AliaVox
La Genesi, i Salmi, ma anche Il paradiso perduto di Milton per raccontare La Creazione, Die Schöpfung. Franz Joseph Haydn attinge alla Bibbia, ma anche alla letteratura per il suo oratorio, ispirato a quelli di Georg Frederic Haendel, primo fra tutti al Messiah. Jordi Savall con La Cappella Reial de Catalunya e Les concerts des nations propone la sua versione della Creazione. Gli arcangeli raccontano la Genesi, poi sulla scena compaiono Adamo ed Eva, vertice e compimento della creazione. Le voci soliste sono quelle di Yeree Suh, Tilman Lichdi e Matthias Winckhler per la partitura di Haydn eseguita in prima assoluta a Vienna nel 1798 con Antonio Salieri al clavicembalo.
5. The last gate. Pianoforte Cesare Picco. Decca
Un altro paradiso perduto, un altro eden. Il nostro mondo. Da preservare. Eccolo in musica il messaggio del pianista e compositore Cesare Picco. Decca è una di quelle etichette discografiche che in qualche modo certificano un musicista, ne consacrano la statura. Picco è diventato un artista Decca e ha pubblicato il suo primo disco con la casa discografica londinese. Undici tracce intitolate The last gate che, spiega il pianista, «celebrano la consapevolezza crescente nei riguardi delle tematiche ambientali e l’importanza di rispettare il pianeta vivendo in armonia gli uni con gli altri». Un classicismo che incontra l’elettronica, un barocco che si contamina con il jazz quello di Picco che nell’album è al pianoforte, ma anche all’harmonium, strumento scelto per il «suono naturale» in linea con il tema che raccoglie le undici partiture composte dal pianista. Picco, poi, in alcuni brani, dialoga con il violoncello di Leonardo Sapere
6. Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini. Pianoforte Alessandro Marangoni. Naxos
Tredici cd raccolgono il testamento musicale (e in qualche modo spirituale) di Gioachino Rossini, che il compositore pesarese ha messo nei suoi Péchés de vieillesse, i peccati di vecchiaia che il pianista Alessandro Marangoni ha inciso negli anni e che ora raccoglie in un unico cofanetto. Un lungo lavoro di ricerca sulle fonti fatto negli archivi della Fondazione Rossini di Pesaro, nelle biblioteche di Bruxelles e di Parigi, ma anche in alcune collezioni private. Un’indagine che ha permesso a Marangoni di trovare venti pagine inedite, brani per pianoforte, alcuni anche molto brevi. Non solo, anche versioni inedite di brani già noti come la Tarantella Puro sangue, quella usata da Ottorino Respighi nella sua suite Rossiniana, in una versione per coro. «Questi Péchés de vieillesse, questi che lui chiama Peccati di vecchiaia e che più di ogni altra cosa contengono un’umanità più intima di Rossini, svelano un musicista che non conoscevamo» racconta Marangoni.
7. Michael Spyres. BariTenor. Orchestre philharmonique de Strasbourg, coro dell’Opéra du Rhin. Direttore Marko Letonja. Erato
Il baritenore, voce tipica del repertorio rossiniano. Quella di Michael Spyres che racconta: «Avendo iniziato come baritono, ho passato dieci anni a trasformarmi in tenore. Voci come la mia esistono da quando esiste l’opera, e l’intero programma di questo album è legato dalla tecnica del baritenore». Un album dove il musicista statunitense interpreta arie sia per tenore che per baritono. Capita così di ascoltare il Fuor del mare dall’Idomeneo di Mozart e il Dhe vieni alla finestra del Don Giovanni, sempre Mozart, ma questa volta per baritono, il celebre Ah mes amis dalla Fille du regiment di Donizetti, l’aria del tenore con i nove do di petto, e il Balen del suo sorriso del Trovatore che Verdi scrive per baritono. E poi il Largo al factotum del rossinianao Barbiere di Siviglia e il lied Gluck das mir verbieb dalla Tote stadt di Korngold. Diuciotto arie di quindici diversi autori che abbracciano tre secoli di storia dell’opera italiana, francese e tedesca.
8. Jonas Jaufmann. It’s Christmas! Sony
Nel 2020 era solo It’s Christmas! Quest’anno è diventato It’s Christmas! Extended edition. Perché il (bari)tenore Jonas Kaufmann torna a interpretare le più belle canzoni di Natale arricchendo l’album pubblicato lo scorso anno di sette nuovi brani. «Sono tornato in studio per rendere omaggio a un altro genere musicale festivo, l’Alpine Stubnmusi che per cuno come me, cresciuto in Baviera e in Tirolo, evoca invariabilmente lo spirito delle feste» spiega Kaufmann. Ai grandi classici dello scorso anno si aggiungono Der englische Gruß, Auf, ihr Hirtensleut, Als Maria übers Gebirge ging, Zu Bethlehem geboren, Jetzt fangen wir zum Singen an e Mariä Wiegenlied.che Kaufmann esegue nella versione originale per dulcimer, arpa, violino, clarinetto e contrabbasso. La canzone francese Trois anges sont venus ce soir, invece, risuona con un ensemble di archi. Ad accompagnare Kaufmann in questi e nei precedenti brani musicisti provenienti dalla Mozarteumorchester Salzburg, dal Bachchor Salzburg e dai St. Florianer Sängerknaben diretti da Jochen Reider. Ci sono poi l’arpa di Florian Pedarnig, la Cologne Studio Big Band diretta da Wieland Reissmann e il trombettista Till Brönner che suona in Let It Snow! e in Have Yourself a Merry Little Christmas.
9. Chopin. Pianoforte Bruce Liu. Deutsche Grammophon
Tutto Chopin per il vincitore del diciottesimo Concorso Chopin 2021 di Varsavia. Che è il ventiquttrenne canadese Bruce Liu, nato a Parigi nel 1997 e trasferitosi in Canada dove si è formato al Conservatorio di Montreal con Richard Raymond mentre attualmente è allievo di Dang Thai Son. Vittoria ad ottobre e subito la pubblicazione con la prestigiosa etichetta Deutsche grammophon che rinnova con questo disco la collaborazione con il Fryderyk Chopin institute. Bruce Liu propone l’Andante spianato e la Grande Polacca brillante Op. 22, Quattro Mazurke Op. 33, lo Studio n. 4 Op. 10, lo Studio n. 4 Op. 25 “Paganini”, il Notturno n. 1 Op. 27, il Valzer Op. 42, lo Scherzo n. 4 Op. 54 e le Variazioni su “Là ci darem la mano” dal “Don Giovanni” di Mozart Op. 2.
10. Leonard Bernstein. West Side Story. Direttore Leonrad Bernstein. Con José Carreras, Kiri Te Kanawa, Marilyn Horne, Tatiana Troyanos, Kurt Ollmann. Deutsche grammophon
La musica di Leonard Bernstein. Le parole di Stephen Sondheim, scomparso di recente. Una storia travolgente e straziante, quella di Tony e Maria, Romeo e Giulietta nella New York delle bande negli anni Cinquanta. Raccontata in uno dei musical più famosi di sempre West Side Story. Diventato un film. Che ora ha anche un remake, girato da Steven Spielberg, uno dei film di Natale. Ecco la versione incisa dallo stesso Bernstein con un cast di stelle della lirica: José Carreras è Tony, Kiri Te Kanava Maria, Tatiana Troyanos è Anita e Kurt Ollmann Riff. Mentre Marilyn Horne canta la struggente Somewhere. Un’incisione che ha fatto storia.