I sei Concerti brandeburghesi e le sette Kammermusiken proposti in due sere dall’Orchestra di Padova e del Veneto
Una maratona musicale. Con un titolo quasi letterario, Ritratti incrociati che richiama alla mente le Vite parallele di Plutarco. Sono partiture, ma in qualche modo raccontano una vicenda biografica. Anzi due. Da una parte quella di Johann Sebastian Bach e dall’altra quella di Paul Hindemith. Che corrono parallele, lontane nel tempo. Ma che sul pentagramma si incrociano. Come i ritratti che l’Orchestra di Padova e del Veneto propone in questa singolare maratona che in due giorni, nello spazio di due serate, permette di ascoltare, intrecciati tra loro, i sei Concerti brandeburghesi di Bach e le sette Kammermusiken di Hindemith. Impresa, in memoria del musicologo Mario Messinis scomparso un anno fa, che richiama quella messa in campo da Claudio Abbado nel 1961 all’Angelicum a Milano (diluita, però, in diversi mesi) e riproposta anni dopo, nel 2000 da Riccardo Chailly con la Verdi, sempre a Milano e sempre in più concerti, nel giro di qualche settimana.
Ora tocca all’Orchestra di Padova e del Veneto e al suo direttore Marco Angius che lancia la sfida di eseguire le tredici pagine in soli due giorni, il 2 e il 3 dicembre (appuntamento entrambe le sere alle 21) nella cornice dell’Auditorium Pollini di Padova. Appuntamento in programma lo scorso anno, rimandato a causa delle chiusure imposte dalla pandemia e ripreso ora in chiusura della coda autunnale della cinquantacinquesima stagione che ha consentito di recuperare i concerti cancellati dal Covid. «L’idea di un’integrale dei Brandeburghesi e delle Kammermusiken è stata uno dei primi progetti immaginati appena approdato all’Orchestra di Padova e del Veneto. Un progetto spericolato e spavaldo perché in un’epoca come questa, proporre una doppia integrale in due serate presuppone una certa dose di coraggio, diciamo pure sfrontatezza, sia nei confronti del pubblico che dei musicisti chiamati a parteciparvi, con i numerosi solisti e le eccellenze di orchestre sinfoniche italiane» spiega Marco Angius, direttore musicale e artistico della formazione veneta che per il ciclo Bach/Hindemith ha chiamato come solisti musicisti provenienti da diverse orchestre e ensemble italiani guidati dal violino solista di Daniele Orlando.
Giovedì 2 dicembre si ascolteranno i Concerti brandeburghesi n. 2, n. 5 e n. 6 insieme alle Kammermusiken n. 4, n. 5, n. 6 e n. 7. Solisti in Bach Giampaolo Pretto, già primo flauto dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, Giampietro Rosato, clavicembalista dell’ensemble barocco Sonatori de la Gioiosa Marca, Tommaso Rossi al flauto dolce, fondatore dell’Ensemble Dissonanzen, Roberto Rigo, prima tromba de I solisti veneti e Paolo Brunello, primo oboe dell’Orchestra di Padova. Per Hindemith si sarà la viola d’amore di Simonide Braconi, prima viola del Teatro alla Scala, Roberto Ranfaldi violino di spalla dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai e Ula Ulijona prima viola sempre della Rai insieme all’organista Francesco di Lernia. Venerdì 3 dicembre sul leggio i Concerti brandeburghesi n. 1, n. 3 e n. 4, con Tommaso Rossi e Alessandro De Carolis al flauto dolce. Nelle Kammermusiken n. 1, n. 2 e n. 3 ci saranno il violoncello di Silva Chiesa e il pianoforte di Ciro Longobardi dell’ensemble Prometeo di Parma.
«Pagine che alternano più che dei brani, dei modelli di composizione musicale di cui i sei Brandeburghesi rappresentano per così dire il prototipo concettuale. La musica di Hindemith, come due secoli prima quella di Bach, esalta le caratteristiche strumentali e virtuosistiche degli interpreti in una chiave cameristica affatto nuova per quegli anni» spiega ancora Angius. Nel 1721 Bach dedicò i sei Concerti brandeburghesi al Margravio del Brandeburgo. Due secoli più tardi, tra il 1921 e il 1927, il tedesco Paul Hindemith elaborò la serie delle Kammermusiken secondo una forma concertante che richiama proprio quella di Bach. Dopo Padova la maratona di Ritratti incrociati sarà replicata al Teatro Verdi di Pordenone martedì 14 e mercoledì 15 dicembre.
Nella foto l’Orchestra di Padova e del Veneto e Marco Angius