Festa di compleanno per il maestro nato a Napoli nel 1941 La carriera tra Firenze, Londra, Vienna, la Scala e Chicago dedicata a Verdi, Mozart, ai giovani e al nostro patrimonio
Festeggerà in famiglia, nella sua casa di campagna, alle porte di Ravenna. Con la moglie Cristina. «Ci siamo conosciuti al Conservatorio di Milano dove studiavamo entrambi. Un giorno mentre provavo si è aperta una porta ed è entrata lei: io le ho subito detto di uscire perché ero concentrato sulla partitura». Con i figli Francesco, Chiara e Domenico «che portano il nome di tre grandi santi italiani». E con i nipoti.
Riccardo Muti oggi compie ottant’anni e tutto il mondo musicale (e non solo) lo festeggia. Anche se lui quasi è un po’ allergico alle celebrazioni. «Quest’anno sono ottanta? Hanno sbagliato all’anagrafe! Non me li sento affatto» sorride il direttore d’orchestra. «E pensare che quando ero un ragazzo vedevo gli ottantenni come vecchissimi» racconta Muti nato a Napoli, il 28 luglio 1941. La città della mamma Gilda che «ogni volta che la gravidanza di uno di noi fratelli – un medico, un laureato in economia, due gemelli ingegneri e io musicista – era al termine faceva il suo bagaglio e da Molfetta andava non senza disagio nel capoluogo campano. Perché, raccontava sempre con orgoglio, se un domani girando il mondo ti chiederanno dove sei nato e dici Molfetta, nessuno saprà dov’è, Napoli invece la conoscono tutti».
Oggi tutti conoscono Riccardo Muti. Il direttore per eccellenza di Verdi e Mozart. «Ma quest’anno arrivato agli ottant’anni ad agosto al Festival di Salisburgo affronterò con grande timore la più grande preghiera in musica che un uomo abbia mai fatto a Dio, la Missa solemnis di Beethoven che non ho mai diretto perché ogni volta mi toglieva il fiato» racconta il musicista. Che non era scontato diventasse direttore d’orchestra. «Perché mio padre, sebbene abbia voluto che tutti noi figli studiassimo uno strumento, pensava per me ad una laurea in Legge, ma avrei finito, come si dice a Napoli, per fare l’avvocato delle cause perse. Quando avevo sei anni, per San Nicola, aspettavo un giocattolo, ma arrivò un violino» ricorda il direttore che vide la sua prima opera «Aida di Verdi al Petruzzelli di Bari a tre anni». Ma non sognava un futuro sul podio. «Quando ero ragazzo si parlava di viaggi nello spazio e io mi vedevo esploratore di mondi lontani. Poi nella mia vita è arrivata la musica».
La vittoria nel 1967 al concorso Cantelli gli apre le porte del Maggio musicale fiorentino che guiderà sino al 1980. Poi la Philarmonia di Londra, i Wiener, dal 1986 al 2005 la Scala e ora la Chicago symphony. E proprio per oggi il sindaco della città statunitense, per festeggiare il maestro, ha proclamato il Riccardo Muti day. «La mia è stata sempre una vita da solitario. Non sono mai appartenuto a gruppi di potere. Non ho mai avuto agenti e la mia storia l’hanno fatta le grandi orchestre che ho diretto» dice orgoglioso il musicista che molti vorrebbero senatore a vita per la forza con cui da sempre difende il patrimonio culturale italiano, non solo quello musicale. Ma, sorprendentemente, dice: «Quello che mi dispiace, ora che la vita corre verso un inevitabile finale, è quello di non aver potuto contribuire in maniera ancora più decisiva alla diffusione della musica nella nostra Italia dove continuo a riscontrare un disinteresse verso le istituzioni culturali». Il riferimento è alla pandemia che ha visto teatri e luoghi della cultura restare chiusi per lungo tempo.
Per dire ancora una volta l’importanza del nostro patrimonio domani Muti sarà al Quirinale, davanti ad un illustre “coetaneo”, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che ha compiuto ottant’anni lo scorso 23 luglio), per il concerto che segna l’avvio del G20 della cultura: diretta su Rai1 alle 20.30 per la Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvoark che Muti proporrà con la “sua” Orchestra giovanile Luigi Cherubini. Poi via verso Napoli dove venerdì sarà festeggiato al Conservatorio San Pietro a Majella e dove sabato farà musica con i ragazzi di Scampia. «Per me è un impegno civile irrinunciabile: alla mia età non dirigo più per l’applauso o per rincorrere il successo, ma posso permettermi di dedicarmi a progetti che mi stanno a cuore. E lavorare con i ragazzi è sempre fonte di energia e di speranza».
Nella foto @Todd Rosenberg Riccardo Muti sul podio della Chicago symphony orchestra