Zucchetti, io primo coreografo italiano a Londra

Il danzatorie lombardo è il primo nostro connazionale chiamato dal Royal ballet a realizzare un nuovo balletto Anemoi sarà in scena al Covent Garden dal 26 giugno

Non era mai capitato che il Royal ballet di Londra commissionasse una coreografia ad un italiano. Non era mai capitato dal 1931, quando Ninette de Valois fondò la storica compagnia di danza britannica. Capita (finalmente) ora con Anemoi, titolo che, richiamando la mitologia greca, racconta di venti che soffiano improvvisi. «E portano un cambiamento. Quello che noi artisti, ma più in generale noi uomini, attendiamo da mesi, costretti dalla pandemia ad uno stop forzato. Un vento al quale daranno corpo i giovani danzatori del Royal ballet di Londra. Che, per me, sono il vento del futuro» racconta Valentino Zucchetti. È lui, nato a Calcinate in provincia di Bergamo nel 1988 e cresciuto a Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia, «zone tra le più colpite dalla prima ondata della pandemia a febbraio del 2020», il primo coreografo italiano a creare un balletto per la famosissima compagnia inglese, quella di Margot Fonteyn e Kenneth MacMillan, ma anche dei nostri Alessandra Ferri, Mara Galeazzi e Federico Bonelli. «Non me lo sarei mai aspettato. Per me è un sogno che si realizza, ma soprattutto è un orgoglio per la mia patria» dice, non senza un po’ di emozione, Zucchetti, entrato nella compagnia del Royal ballet, di cui oggi è frist soloist, nel 2010.

«Sono ballerino a tempo pieno nella compagnia londinese e coreografo part-time» racconta da Londra il danzatore che il 26 giugno porterà sul placo della Royal opera house Covent Garden in prima assoluta il suo Anemoi. Un lavoro che ha realizzato ampliando e dando forma compiuta a un suo precedente lavoro, Scherzo. «Per il World ballet day dello scorso 29 ottobre il direttore del Royal ballet Kevin O’Hare mi ha chiesto di realizzare con i giovani danzatori della compagnia una breve coreografia. È nato così Scherzo, un lavoro di una decina di minuti che ho montato in una decina di giorni. È piaciuto molto tanto che a novembre è stato inserito in uno dei gala che abbiamo trasmetto in streaming nei mesi di chiusura del teatro a causa del Covid». E di recente, nella serata Spring draft work, sempre trasmessa in streaming e dedicata a giovani coreografi, Zuchetti ha proposto Outwardly Finds su musiche di Sergej Rachmaninov e Inner su pagine di Wolfgang Amadeus Mozart.

Non solo. «Darcey Bussel, storica ballerina del Royal ballet, ha voluto Scherzo nel Gala andato in scena lo scorso 3 giugno alla Royal Albert Hall, uno spettacolo che sarà trasmesso il 18 giugno, pensato per raccogliere fondi da destinare ai danzatori colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia. Per una sera tutte le compagnie di danza inglesi si sono ritrovate sullo stesso palco e a rappresentare il Royal ballet c’ero io» dice soddisfatto il ballerino e coreografo lombardo, appassionato di danza da quando, ragazzino, vide in tv un Don Chisciotte con Barysnikov. «Lì ho capito quello che avrei voluto fare nella vita». A 11 anni l’ingresso alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala. «Ma a 16 anni ho lasciato Milan per trasferirmi a Londra: in Italia l’approccio era troppo accademico, io volevo danzare e in Inghilterra già da allievi abbiamo partecipato a molti spettacoli. Non solo: avevo 16 anni, ero appena arrivato a Londra, quando con i miei compagni della Royal ballet school ho realizzato la mia prima coreografia, vincendo un concorso interno». Perché per Valentino Zucchetti «la passione per la coreografia è nata insieme a quella della danza, due forme d’arte attraverso le quali esprimo me stesso».

Dopo il diploma i contratti nelle compagnie di Zurigo e di Oslo, nel 2010 il ritorno al Royal ballet: ballerino di fila per un anno, poi first artist nel 2011, soloist nel 2012 e first soloist dal 2014, in locandina come interprete dei grandi personaggi del repertorio classico, ma anche impegnato a creare nuovi ruoli con i maggiori coreografi contemporanei, da David Dawson a Christopher Wheeldon. «Ma non ho mai smesso di ideare le mie coreografie. Ho fatto tanta gavetta lavorando per compagni minori, per scuole di ballo e per piccoli film. Oggi, finalmente, si realizza il sogno di portare un mio lavoro sul palco del Covent Garden con alcuni tra i ballerini più di talento della giovane generazione».

Anemoi, su musiche di Rachmaninov, sarà in scena (in un Trittico che mette insieme brani di storici coreografi del Royal ballet e il terzo atto de La bella addormentata di Marius Petipa) per otto repliche dal 26 giugno all’11 luglio – e il 9 luglio lo spettacolo sarà trasmesso  in streaming sulla piattaforma della Royal opera house. «Trenta minuti di balletto che nascono sì dal precedente lavoro, ma che in qualche modo ne trasformano il significato. Scherzo era una coreografia astratta, in Anemoi, che arriva dopo un invero davvero difficile, ho voluto raccontare qualcosa che tutti stiamo vivendo, un’attesa del momento positivo che sta arrivando, una ripartenza, una fiducia nel futuro. E gli Anemoi del titolo, personificazioni dei venti nella mitologia greca, per me sono i giovani danzatori con i quali ho creato il mio lavoro» racconta Zucchetti da Londra. Che, dice, «è la mia città, dove c’è la mia casa.  Anche se ho avuto momenti difficili, di solitudine e di riflessione, specie nei primi mesi della pandemia. Non ho ballato molto, ma ho coreografato. Ed è nato Distancing, spettacolo andato in scena la scorsa estate all’aperto, rispettando proprio il distanziamento imposto dalle regole». Doppio passaporto, italiano e inglese, e tanta amarezza per la Brexit. «Penso che gli effetti si vedranno sul medio e lungo termine. Certo sarà molto difficile per gli artisti venire qui e questo influenzerà e impoverirà sicuramente anche la cultura britannica» racconta Zucchetti.

Frederick Ashton, Kenneth MacMillan, Christopher Wheeldon, Wayne McGregor «i coreografi di cui ho danzato i lavori e che più influenzano il mio stile. Ma anche il mio amico Liam Scarlett» dice, triste, Zucchetti ricordando il giovane ballerino e coreografo morto ad aprile a 35 anni. «Quello che cerco di fare, però, è non rimanere ancorato ad un solo stile, ma spaziare per trovare nuovi stili e nuovi linguaggi per dare nuova vita alla danza classica» dice ancora Zucchetti che pensa a sue versioni dei classici del balletto, ma anche alla possibilità di raccontare storie contemporanee. «E perché no, trasformare in balletto i grandi romanzi della letteratura italiana, prendendo spunto dagli inglesi che hanno messo in danza i loro capolavori letterari. Penso a I promessi sposi, naturalmente, ma anche a balletti ispirati a Boccaccio, a Machiavelli, a Leopardi. Abbiamo una quantità di soggetti ai quali attingere che c’è solo l’imbarazzo della scelta».

Nelle foto @Tristram Kenton Valentino Zucchetti al Royal Ballet di Londra

Articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire del 9 giugno 2021