Chailly e Meyer: ecco come sarà la nostra Scala

Sovrintendente e direttore musicale, in carica sino al 2025 presentano i loro progetti artistici per far ripartire il teatro Opera italiana al centro, ma causa Covid si naviga a vista

Il loro progetto c’è. Messo nero su bianco per i prossimi quattro anni. «Tanto che abbiamo già fissato tutte le inaugurazioni di stagione da qui al 2024/2025, quando scadrà il nostro contratto: abbiamo scelto opere, registi e interpreti principali». Non mettono sul tavolo nessun titolo, peròanche se le voci dicono che il prossimo 7 dicembre in locandina c’è Macbeth di Verdi con Luca Salsi e Anna Netrebko e la regia di Davide Livermore – perché per Dominique Meyer e Riccardo Chailly la parola d’ordine, in questi tempi di pandemia, è prudenza.

«A maggio presenteremo la prossima stagione, ma per ora possiamo annunciare solo quello che faremo il mese prossimo. Abbiamo programmato a lungo termine, nella speranza di tornare presto ad avere il pubblico in sala, ma non ha senso annunciare oggi progetti che dipendono dall’andamento dei contagi e dalle scelte della politica e che, come capitato, potrebbero saltare da un giorno all’altro» dicono a una sola voce sovrintendente e direttore musicale del Teatro alla Scala incontrando i giornalisti dopo la registrazione del dittico di Brecht e Weill Die sieben Todsünden e Mahagonny-songspiel che giovedì 18 marzo alle 20 andrà in streaming sul sito del teatro e su RaiPlay e il 27 marzo sarà in tv su Rai5: sul podio Chailly, regia di Irina Brook fatta tutta con materiale riciclato da vecchi allestimenti trovato nei magazzini scaligeri per uno spettacolo che si chiude con la versione del 1969 dei Doors di Alabama song. «Non la conoscevo, Irina me l’ha proposta e ho detto sì. E tutti si sono stupiti perché forse mi vedono come un parruccone, ma in realtà io sono per innovare la tradizione condividendo questo rinnovamento» sorride Chailly.

Lunedì Meyer, insieme al bilancio in pareggio e al piano green per la modernizzazione del teatro, ha presentato al consiglio di amministrazione la proposta di rinnovo sino al 2025 del contratto di Chailly, contratto che prevede due opere e tre programmi sinfonici a stagione. E il cda ha detto sì all’unanimità. «Mi piacer mettere ordine nelle cose e così il mandato del direttore musicale e quello del direttore del Corpo di ballo, Manuel Legris, scadranno nel 2025 come il mio» dice il sovrintendente Meyer, spiegando poi: «Avrei dovuto farlo un anno fa, appena arrivato. Ma sappiamo come è andata quest’anno. Poi io e Riccardo ci siamo presi del tempo per conoscerci e abbiamo trovato un terreno molto buono di collaborazione».

Linea portante del progetto, anticipa Meyer, «sarà il repertorio italiano, dal Barocco alla musica contemporanea. Ci saranno i grandi titoli che hanno costruito la leggenda della Scala, ma anche qualche incursione fuori dal repertorio». Ci saranno Verdi e Rossini, Donizetti e Bellini, rassicura il sovrintendente. «E ci sarà Puccini» interviene Chailly spiegando di voler «deviare un po’ dal repertorio italiano che ho affrontato in questi anni. Il desiderio è di riproporre con lo stesso cast alla Lucia di Lammermoor prevista lo scorso 7 dicembre, ma poi cancellata. Il discorso su Puccini proseguirà anche se un po’ rallentato perché abbiamo superato la metà del percorso: ci attendono Edgar e Rondine che devono essere proposti in edizione critica e naturalmente La bohème che, però, ha bisogno del tempo e della collocazione giusta».

Intanto l’8 aprile Chailly con la Filarmonica della Scala dirigerà un programma tutto dedicato a Igor Stravinskij per ricordarne i cinquant’anni dalla morte del compositore: sul leggio il raro Four norvegian moods, la suite da l’Histoire du soldat e Le scare du printemps. All’Ansaldo si lavora a un nuovo allestimento de Il barbiere di Siviglia di Rossini con la regia di Leo Muscato. Per l’autunno si annunciano una Calisto di Francesco Cavalli con la regia di David McVicar e Madina, balletto con Roberto Bolle, scitto da Fabio Vacchi e con la coreografia di Mauro Bigonzetti che doveva andare in scena un anno fa prima della chiusura dei teatri

Nella foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala Rivvardo Chailly e Dominique Meyer

Articolo pubblicato su Avvenire del 18 marzo 2021