Il Massimo di Palermo inaugura la sua webtv per i ragazzi con un film ispirato alle opere del compositore austriaco Wellber sul podio, protagonisti sei giovani cantanti
Il rider che consegna le pizze fa molto giovane. Così come le notifiche di Whatsapp, Instagram e Messenger che arrivano sul telefonino – anche se i ragazzi di oggi maneggiano con più facilità Tick Tock e YouTube e lasciano il resto agli adulti che, postando selfie o lanciando sondaggi nelle stories, fingono (di credere) di essere (ancora) ragazzini. Ma al di là di questo riferimento, stop. Perché non c’è nulla che sia davvero declinato con il linguaggio che parlano i nativi digitali, gli youtuber, i millennials (che in qualche modo – e viene un brivido a dirlo – sono già “vecchi”) nel film/opera del Teatro Massimo di Palermo Torneranno i bei momenti. Quarantasei minuti confezionati come una serie tv in costume per lanciare una web tv tutta dedicata ai ragazzi. Ottima idea per provare a far tesoro del momento storico che si sta attraversando, a usarlo come una risorsa e parlare con un linguaggio nuovo di opera lirica agli under18.
Prodotto, questo mozartiano Torneranno i bei momenti (che è anche un auspicio e una speranza nella drammaturgia di Gianmaria Aliverta, anche regista, e Alberto Mattioli) che cinematograficamente funziona benissimo grazie alla regia video di Andrea Zulini che è stato il braccio operativo di Aliverta e alla fotografia di Fabrizio Profeta che raccontano in tutta la sua ombrosa bellezza il Teatro Massimo di Palermo: luci azzeccate, poetiche e malinconiche, inquadrature che ritmano il racconto tutto scandito sulle note di Wolfgang Amadeus Mozart. Teatro che si immagina vuoto – senza un grande sforzo, in realtà, perché le sale sono vuote da ottobre, quando il governo ha richiuso i teatri a causa della pandemia. Vuoto e abitato da sei giovani cantanti bloccati in teatro a causa del Covid mentre stavano provando le tre opere della Trilogia Mozart-Da Ponte, Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Cos’ fan tutte. E tra palchetti e foyer si scatenano rivalità professionali, si consumano amori e tradimenti in un racconto che assomiglia a una commedia musicale in formato centone con arie e duetti di Mozart che, incastonati tra i dialoghi, assumono nuovi significati funzionali alla drammaturgia di Aliverta e Mattioli. Ma al di là dell’esile trama simile a quella di tante serie tv – il baritono fidanzato con la primadonna si invaghisce del giovane soprano che a sua volta mira a rubare il posto alla diva e si concede sperando di ottenere vantaggi professionali – l’impressione è quella di un parlarsi addosso, di un gioco (non privo di autocompiaciuti riferimenti molto personali che capiscono in pochi) per esperti di opera più che per ragazzi che non sanno nulla di melodramma. Che erano poi l’obiettivo dell’operazione del Teatro Massimo.
D’accordo, fa sempre sorridere la storia della signora anziana che in teatro scarta la caramella e tossiscono facendo rumore durante l’aria del soprano… ma cosa ne sanno i ragazzi delle agenzie liriche e delle raccomandazioni che certe inchieste giudiziarie vorrebbero smascherare? Scrittura sempliciotta con battute già sentite, a tratti didascalica – si dice che l’opera non è per vecchi, ma non si spiega il perché –, nessun inquadramento di Mozart, delle opere usate, delle arie ascoltate… Recitazione enfatica e sopra le righe con il rischio, sempre dietro l’angolo dell’effetto Madre e Jean Claude di Mai dire gol.
Peccato. Forse occorreva crederci di più. Credere nell’intelligenza dei ragazzi di andare a fondo di una materia complessa, che racconta la vita e l’uomno al di là del tempo, come quella dell’opera lirica. Resta Mozart. Cantato (inevitabilmente, per via della versione cinematografica) in playback. In Mozart crede Omer Meir Wellber che sul podio – e al clavicembalo – dell’orchestra palermitana non fa sconti, proponendo una lettura complessa e sfaccettata. Mozart che il direttore musicale del Massimo fa languido e lezioso, agile nei passi più teatrali, di ampio respiro in quelli più meditativi e sognanti, dal Dove sono i bei momenti della Contessa (intensa, come negli altri passi a lei affidati, Giulia Mazzola) al Deh vieni non tardar di Susanna (che è una puntuale Enkeleda Kamani) delle Nozze, dal Soave sia il vento del Così alla Serenata del Don Giovanni (pagina alla quale regala una dolce malinconia Lorenzo Barbieri). Nicolò Donini passa con facilità da Leporello a Don Giovanni, Alfonso Michele Ciulla fa il cattivo della serie tv mentre Elena Caccamo è il rider che sogna di cantare. E alla fine ci riesce, vestendo i panni di Cherubino nel finale delle Nozze che i cantanti si affrettano a mettere in scene perché «i teatri hanno riaperto». Auspicio che chiude il film/opera. Speranza da coltivare nell’attesa che Torneranno i bei momenti.
Nella foto Playmaker produzioni Torneranno i bei momenti al Massimo di Palermo
Guarda qui il film/opera Torneranno i bei momenti