Soddisfazione del presidente Fontana per l’ok del governo Porte aperte solo nelle zone gialle e con protocolli rigidi
La data scelta per la riapertura di teatri, sale da concerto e cinema ha un valore simbolico perché il 27 marzo si celebra la Giornata mondiale del teatro. Tra un mese, dunque, contagi permettendo, nelle zone gialle si potranno spalancare di nuovo le porte dei luoghi della cultura chiusi al pubblico dallo scorso ottobre, in piena seconda ondata da Covid. «Si tratta di un’inversione di tendenza che salutiamo con grande soddisfazione» commenta Carlo Fontana, presidente dell’Agis, l’Associazione generale italiana dello spettacolo che aveva chiesto con forza la riapertura in sicurezza delle sale incontrando il presidente del consiglio incaricato Mario Draghi durante le consultazioni per la formazione del novo governo. E affonda le radici proprio durante il vertice a Montecitorio con il premier la svolta per il settore arrivata con il parere positivo alla riapertura di teatri e cinema da parte del Comitato tecnico scientifico annunciata via Twitter dal ministro Dario Franceschini.
Il dpcm che entrerà in vigore il 6 marzo prevede che si possa tornare a fare spettacoli dal vivo con la presenza del pubblico nelle zone gialle. Territori dove, sempre da fine marzo, potranno riaprire anche le sale cinematografiche. «Avevamo chiesto di poter avere una data per la ripartenza con congruo anticipo per preparaci – dice Fontana –. Tra le richieste messe sul tavolo c’era anche quella che si potesse riaprire anche nelle zone arancioni. Le restrizioni, però, prevedono che si possa tornare ad avere pubblico solo nelle sale in zona gialla. L’importante, però, è rimettere in moto questo processo produttivo e riaffermare la presenza dello spettacolo dal vivo e del cinema nelle sedi opportune».
Severo il protocollo, già comunque collaudato durante le riaperture estive all’aperto e al chiuso: posti a sedere preassegnati e distanziati nel rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che per gli artisti coinvolti. Ministero dei Beni e delle attività culturali e Comitato tecnico scientifico approveranno i protocolli nei quali, insieme alle misure adottate, dovrà essere indicato il numero massimo di spettatori che potranno assistere agli spettacoli. «Per la prima volta da mesi si profila una prospettiva di ripresa progressiva delle attività in presenza di pubblico, che riconosce l’efficacia delle procedure di sicurezza propose e adottate nei luoghi di spettacolo» riflette Fontana, forte dei dati forniti dalle Asl ed elaborati dall’Agis che parlano di un solo contagio avvenuto tra il pubblico in tutti i mesi di riapertura estiva dei teatri.
«Il confronto avuto prima con il premier Draghi e poi con il ministro Franceschini è stato molto positivo – spiega ancora Fontana –. Ora, dopo questo primo passo ci si dovrà rivedere per capire quali saranno tutte le norme che ci verranno richieste per riaprire le attività». Un’occasione per far ripartire economicamente anche un settore messo particolarmente in crisi dalla pandemia. «La sofferenza economica nel settore dello spettacolo è molto forte perché se si tolgono i teatri stabili per la prosa e le fondazioni lirico-sinfoniche dove si applicano gli ammortizzatori sociali, il precariato è molto diffuso. E anche ai nuovi ristori dovranno sostenere adeguatamente la ripartenza in condizioni sociali e di mercato estremamente critiche sia per le imprese che per i lavoratori» riflette Fontana ricordando poi le notevoli ricadute che le chiusure di cinema e teatri hanno sull’indotto.
La sfida è quella di farsi trovare pronti. Certo, il fatto che da una settimana all’altra possa cambiare la zona di rischio non rende facile la programmazione fatta e rifatta più volte in questo anno, cancellando contratti e rimandando progetti a data da destinarsi. Molte istituzioni, specie quelle liriche e sinfoniche, in questi mesi hanno realizzato spettacoli trasmessi in tv o via streaming, andati in scena una sola volta (artisti sottoposti periodicamente a tampone, isolamento per i casi positivi per evitare il blocco dell’attività) e che potrebbero essere ripresi dal vivo. E gli spettacoli già programmati a porte chiuse potrebbero essere proposti alla presenza del pubblico. C’è un mese di tempo per organizzarsi e farsi trovare pronti. Ma non tutti i teatri potrebbero farcela.
Nella foto @Giovanni Hanninen l’Auditorium di Milano
Articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire del 28 febbraio 2021