Per il tenore (baritono) spagnolo compleanno a Vienna dove canta nel Nabucco mentre prepara nuovi debutti Una leggenda alimentata anche dal mistero sulla vera età
Le biografie ufficiali dicono che è nato a Madrid il 21 gennaio 1941. Dunque auguri a Placido Domingo che oggi, 21 gennaio, festeggia i suoi ottant’anni. Traguardo che, coetanei illustri, taglieranno in questo 2021: il direttore d’orchestra Riccardo Muti, il violinista Salvatore Accardo, ma anche Bob Dylan e Joan Baez (che le ottanta candeline le ha spente il 9 gennaio) e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Eppure c’è chi sostiene che il tenore (e baritono) spagnolo abbia qualche anno in più – sarebbe addirittura nato, dicono, nel 1934. Mistero. Che contribuisce ad alimentare la leggenda del musicista figlio del baritono Placido Domingo Ferrer e della cantante di zarzuela Pepita Embil Etxaniz, in scena sin da bimbo nella compagnia dei genitori, partito con una voce da baritono, scopertosi tenore e riapprodato ora al registro baritonale. Per raggiungere, dice, un personalissimo record, quello del maggior numero di ruoli interpretati in scena: ad oggi tra Otelli, Don José, Ernani, Cavaradossi, Calaf, ma anche Nabucchi, Rigoletti e Boccanegra siamo a più di 150 personaggi. E non è finita perché Domingo continua a macinare debutti in una carriera lunga più di cinquant’anni e passata anche attraverso le accuse del #metoo che il cantante ha sempre respinto, ma che gli sono costate l’addio alla direzione della Los Angeles opera e l’allontanamento dalle scene del Metropolitan di New York.
Oggi il musicista, che spesso sale anche sul podio per impugnare la bacchetta, è alla Staatsoper di Vienna per il verdiano Nabucco che segna il ritorno dell’opera, seppure a porte chiuse, nella capitale austriaca, spettacolo che la tv Orf3 trasmetterà il 24 gennaio. «Sono felice che questi 80 anni potrò festeggiarli praticamente cantando. Purtroppo la pandemia non è ancora finita e mi dispiace non poter cantare davanti al pubblico, avrei tanto voluto ringraziare tutti per i bellissimi messaggi di auguri che mi stanno inviando» racconta Domingo che, dopo aver lottato contro il tumore, nei mesi scorsi ha sconfitto anche il Covid. «Il mio più grande successo è quello nei confronti del cancro» ha sempre detto il tenore. In aprile, in Messico, la battaglia contro il virus. «Il mio pensiero è per chi soffre e per chi sta generosamente lottando per salvare vite umane» aveva detto il cantante che oggi aggiunge: «Credo che noi artisti abbiamo il dovere di continuare a lavorare per fare vivere la musica perché tutti abbiamo un grande bisogno di cose belle e l’arte ce le può offrire».
La prima volta in Italia nel 1969 all’Arena di Verona con la Turandot di Puccini, lo stesso anno il debutto alla Scala, il 7 dicembre con Ernani di Verdi. Londra, Vienna, il Met di New York, il rimpianto di una Fedora con Maria Callas mai andata in porto. I film opera come La traviata con la regia di Franco Zeffirelli e la Carmen diretta da Francesco Rosi, la Tosca in diretta tv. E, nel 1990 per i Mondiali di calcio, l’avventura dei Tre tenori con Luciano Pavarotti che se ne è andato nel 2007 e José Carreras ha praticamente detto addio alle scene. Lui, Placido Domingo, invece, canta ancora.
Nella foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala Placido Domingo ne I due Foscari
Articolo pubblicato su Avvenire del 21 gennaio 2021