Il Teatro dell’Opera inaugura la stagione a porte chiuse Regia cinematografica di Martone dirige Daniele Gatti Riprese nella sala vuota come su un set di Cinecittà
Ciak si canta. Al Teatro dell’Opera di Roma Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini inaugura la nuova stagione lirica, lo fa (per forza di cose) a porte chiuse, senza pubblico in sala per via del dpcm con le misure per il contenimento della pandemia: inaugurazione in tv, sabato 5 dicembre alle 16.15 su Rai3 (sarà poi in replica la notte di Capodanno su Rai5). Niente telecamere frontali, però, a riprendere lo spettacolo come succede solitamente quando gli spettatori sono in platea, perché l’opera a Roma si fa come se fosse un film. Il set è tutto il teatro Costanzi, trasformato nei giorni scorsi in un teatro di posa come quelli di Cinecittà da Mario Martone, non per nulla regista, oltre che teatrale e lirico, cinematografico – da Morte di un matematico napoletano a Il sindaco del rione Sanità.
«Perché il Barbiere che si vedrà sabato in tv sarà un vero e proprio film. E sarà una cosa nuova per tutti» dice Daniele Gatti, direttore musicale dell’Opera di Roma, sul podio di questo Barbiere cinematografico arrivato dopo un doppio cambio di titolo: «Avremmo dovuto inaugurare con La clemenza di Tito di Mozart – racconta il musicista milanese –, poi, abbiamo optato per Don Giovanni». Entrambi spettacoli che avrebbero dovuto avere la regia di Martone. Che resta in cartellone anche per l’opera rossiniana. «Spesso ho stravolto gli spazi per creare nuove situazioni drammaturgiche, questa volta ho pensato allo spazio essenziale del teatro, senza scenografie, per far muovere i cantanti» racconta il regista che ha raccolto la sfida del Barbiere tv mischiando lirica e cinema, convinto che «oggi lo scivolare l’uno nell’altro dei linguaggi espressivi è molto più libero di quanto non fosse in passato, aspetto che apre a molte possibilità creative».
Martone ha riempito la sala di fili intrecciati, una sorta di ragnatela che imprigiona i personaggi che si muovono tra palchetti, platea e palco. Seguiti dalla macchina da presa proprio come su un set cinematografico «perché il prodotto finale sarà un film che andrà su Rai3, ed è importante che la lirica arrivi anche su una rete generalista» spiega il sovrintendente dell’Opera Carlo Fuortes. Più ciak di una stessa scena, riprese da più angolazioni, proprio come per una pellicola cinematografica. Le riprese si sono concluse lunedì, ora si fa il montaggio.
«È stato come essere in sala di registrazione: abbiamo fanno delle sequenze musicali, ripetute e poi montate adottando una tecnica diversissima da quella che si mette in campo quando si prova uno spettacolo per il pubblico. È stato un work in progress per trovare quello che noi chiamiamo l’aplombe, l’ottimo senso dell’assieme» spiega Gatti che ha diretto un cast con rossiniani doc di diverse generazioni. Andrzej Filończyk, baritono polacco classe 1994, è Figaro, Ruzil Gatin, nato in Russia nel 1987, è il Conte d’Almaviva, Vasilisa Berzhanskaya, anche lei russa classe 1993, è Rosina; accanto a loro i veterani Alessandro Corbelli (Don Bartolo), Alex Esposito (Don Basilio) e Patrizia Biccirè (Berta).
«Dirigere i cantanti dislocati in tutto il teatro non è stata una difficoltà, piuttosto uno stimolo per far sì che questo progetto possa riuscire nel miglior modo possibile, donando in questo momento di crisi un’idea per fare l’opera, un prodotto alternativo, diverso, da affiancare a tutto ciò che già possiamo avere» dice ancora gatti che a luglio al Circo Massimo ha diretto Rigoletto. «E anche lì il taglio scelto da Damiano Michieletto era cinematografico e siamo andati in diretta su Rai5» sottolinea Fuortes ricordando che Il barbiere di Siviglia «è la terza produzione in forma scenica che l’Opera realizza in tempo di pandemia: dopo il Rigoletto all’aperto di luglio, in ottobre abbiamo realizzato in teatro Zaide di Mozart. Ora tocca a Rossini. Abbiamo fatto di tutto per non fare solo concerti, ma per realizzare spettacoli che valorizzassero tutte le professionalità presenti in teatro, dagli orchestrali ai tecnici».
Il sovrintendente – che qualcuno vorrebbe candidato sindaco del Pd a Roma, «ma mi piace troppo il mio lavoro per rinunciarci» taglia corto lui – guada poi allo strumento dello streaming. «È l’esatto opposto dello spettacolo dal vivo: il teatro è reale, collettivo, locale, lo streaming è virtuale, fruibile individualmente e a livello globale. Non penso possa essere il futuro della lirica, certo ora è fondamentale» dice Fuortes annunciano, per dicembre, tre concerti trasmessi in rete venerdì 4 e venerdì 18 con Gatti sul podio, venerdì 11 con la bacchetta di Michele Mariotti. «Ma una stagione tutta in streaming, senza pubblico in sala, ha poco senso» avverte Fuortes per il quale «è giusto che la politica guardi prima di tutto alla salute dei cittadini. Noi abbiamo sempre preso atto delle decisioni e abbiamo progettato all’interno delle linee tracciate dai decreti. Abbiamo messo in campo idee, abbiamo fatto esperimenti e ne potremo fare ancora. Come capitato con questo Barbiere dove il teatro vuoto diventa la rappresentazione plastica di quello che stiamo vivendo».
Nelle foto @Yasuko Kageyama le prove de Il barbiere di Siviglia all’Opera di Roma
Articolo pubblicato su Avvenire del 3 dicembre 2020