I pomeriggi musicali. Teatro dal Verme, Milano
direttore James Feddeck, pianoforte Bertrand Chamoyou
Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n.5 in mi bemolle maggiore Imperatore, Sinfonia n.7 in la maggiore
Un Beethoven proprio come te lo aspetti. Come lo hai sempre pensato ed ascoltato. Senza particolari sorprese, è vero. Ma onesto. Suonato bene, diretto bene. Capace di strappare l’applauso e di mandarti a casa contento di aver ascoltato un bel concerto. È quello proposto dai Pomeriggi musicali di Milano per il concerto inaugurale della stagione 2020/2021 disegnata (coraggiosamente, sino a maggio) da Maurizio Salerno e, giustamente, aperta nel segno del compositore tedesco del quale si ricordano i duecentocinquant’anni dalla nascita. Concerto inaugurale durante il quale il pubblico milanese fa la conoscenza del nuovo direttore musicale dei Pomeriggi James Feddeck. Gesto ampio, anche plateale e a volte sghembo, ma puntuale ed efficace nel chiedere e ottenere dai musicisti dell’orchestra milanese suono e interpretazione. Il direttore newyorkese tiene bene le fila del racconto musicale nell’Imperatore dove il pianista Bertrand Chamayou, efficace negli abbandoni lirici e sognanti, alterna momenti tecnicamente impeccabili ad altri dove l’emozione sembra sporcare articolazioni e dinamiche. Sempre, comunque, in sintonia (nonostante gli sguardi si incrocino raramente) con Feddeck che fa poi una Settima nel solco della tradizione, capace di mostrare da dove viene e verso dove va il percorso sinfonico di Beethoven, a metà strada tra la Quinta e la Nona. L’Allegretto che assomiglia più a una marcia funebre (come da tradizione) e l’Allegro con brio finale più solenne che frenetico danno un carattere meditativo alla Settima di Feddeck. Giusta, pensi uscendo dal Dal Verme, per i tempi che stiamo vivendo che ci chiamano (Beethoven ce lo dice in musica) a consapevolezza e responsabilità.