Tianyi Lu, io, direttrice, vincitrice del Cantelli

La musicista cinese di Shangai emigrata in Nuova Zelanda prima donna a vincere il prestigioso concorso di Novara racconta gli studi, le passioni, gli autori che ama e i sogni «Senza l’arte rischiamo di dimentichare chi siamo»

«Salire su un podio e impugnare una bacchetta è la strada attraverso la quale cerco di realizzare quella che, sin dall’inizio dei miei studi, sento essere la mia vocazione: amare, imparare dagli altri, entrare in relazione con chi mi sta accanto cercando di trarre il meglio da loro e da me stessa». Tianyi Lu, trentenne neozelandese di origine cinese, è la vincitrice dell’undicesima edizione del Premio internazionale di direzione d’orchestra Guido Cantelli riproposto, dopo un silenzio di quarant’anni, a Novara. «In tempi drammatici come questi è naturale aver paura, ma bisogna cercare di essere generosi e attenti al prossimo. Per questo vorrei dare il mio contributo donando una parte del premio a una no-profit locale» ha detto Tianyi Lu ritirando il premio da 12mila euro. Classe 1990, nata a Shangai, trasferitasi poi in Nuova Zelanda con la famiglia, è direttrice d’orchestra in residenza presso la Welsh National Opera e direttrice principale della St. Woolos Sinfonia nel Regno Unito. Lì ha trascorso il lockdown in solitaria. «Ho letto molto – racconta la musicista – e ho pensato a come proteggere il nostro pianeta, a come entrare sempre più in empatia con noi stessi, con gli altri e con la nostra terra. E a che tipo di mondo vorrei aiutare a creare dopo il Covid».

E che immagine ne è uscita, Tianyi Lu?

«Un mondo dove la musica e l’arte devono sopravvivere perché senza di loro rischiamo di dimenticare chi siamo».

Cos’è per lei la musica?

«È il mio modo di interpretare il mondo e di relazionarmi con la realtà. La amo da sempre, la ritrovo nei miei primi ricordi d’infanzia: ballavo quasi prima di camminare, cantavo prima ancora di parlare. Sento la musica molto fisicamente e spesso mi fa provare emozioni che non ho mai provato. La musica mi ha fatto crescere e lo fa ancora oggi: mi insegna la vita e la vita mi insegna la musica».

Come ha coltivato questa passione?

«Ho iniziato a suonare il pianoforte a 5 anni, cantando poi in molti cori scolastici. Ho studiato flauto e ho completato gli studi di composizione all’Università di Auckland, perché volevo scrivere colonne sonore per i film. Andavo ad ascoltare i concerti e a sentire le prove d’orchestra. Ho iniziato a impugnare la bacchetta perché mi è stato chiesto di dirigere un mio pezzo. Tutto è iniziato da lì».

La sua è una famiglia di musicisti?

«I miei genitori sono ingegneri elettronici, ma hanno sempre amato la musica classica così sono cresciuta ascoltando i loro dischi, anche se poi sono l’unica che ha scelto la musica come professione».

È nata a Shangai, ma poi ha lasciato la Cina per trasferirsi in Nuova Zelanda. È stato difficile?

«Sono immensamente grata ai miei genitori che si sono trasferiti dalla Cina alla Nuova Zelanda e hanno lavorato sodo per darmi le opportunità che mi hanno permesso di essere dove sono oggi. Certo, la vita degli immigrati è difficile, ma ti offre anche la possibilità di apprendere e comprendere molti punti di vista diversi mantenendo cuore e mente aperti».

È la prima volta che una direttrice d’orchestra vince il premio Cantelli. Che effetto le fa?

«Il genere o la razza sul podio non dovrebbero avere importanza, è il lavoro delle persone che conta. Ma, lo sappiamo, non viviamo ancora in un mondo che offre pari opportunità a tutti e il talento si sviluppa solo attraverso l’opportunità. Sono stata molto fortunata ad aver avuto molte opportunità e spero di utilizzarle per creare un mondo più diversificato e inclusivo. Vincere il Cantelli mi impone un senso di responsabilità per diffondere attraverso la musica amore e compassione, per riunire e guarire le nostre comunità, specie in un tempo difficile come quello che stiamo vivendo».

Che musica le piace dirigere?

«Mi butto a capofitto su tutte le partiture che ho sul leggio, cerco di capire l’essenza della musica. Certo, ci sono alcune pagine che mi stanno particolarmente a cuore, la Sinfonia n. 2 Resurrezione di Mahler, La sagra della primavera di Stravinsky, la Quinta e la Sesta sinfonia di Cajkovskij, Bohème di Puccini».

Sinfonica o lirica?

«Vanno di pari passo: il repertorio sinfonico e quello operistico sfidano il direttore in modi diversi, servono entrambi».

Classica o contemporanea?

«Anche qui non si può scegliere. È fondamentale eseguire la musica di oggi e lavorare con compositori viventi e allo stesso tempo trovare un modo per connetterci con i classici senza tempo facendoli dialogare con le voci di oggi».

E lei che musica ascolta?

«Qualunque genere, ma se devo rilassarmi scelgo il jazz».

Quando non dirige cosa fa?

«Mi piace camminare in mezzo alla natura, ballare, pratico yoga. Medito. E sto imparando a lavorare a maglia»

Dove si vede tra vent’anni?

«Spero di essere più amorevole, coraggiosa, generosa e saggia, spero di poter spendermi per aiutare gli altri. Vorrei farmi una famiglia anche se credo che essere un genitore sia il lavoro più difficile di tutti. Spero di essere in pace con me stessa, ovunque la vita mi porti».

Nelle foto @Finotti/Tosi Tianyi Lu al Premio Cantelli

Intrevista pubblicata sul quotidiano Avvenire del 1 ottobre 2020