Scala, in Duomo il Requiem per i morti di Covid

Alla presenza di Mattarella e dell’arcivescovo Delpini Riccardo Chailly dirige la grande pagina di Giuseppe Verdi che risuonerà poi a Bergamo e Brescia per tutte le vittime Riparte così l’attività del teatro dopo i mesi di lockdown

«Ho sempre sentito dire che il Teatro alla Scala ha un ruolo fondamentale non solo per Milano, ma per l’Italia. La presenza domani in Duomo del Capo dello Stato Sergio Mattarella lo dimostra bene». Il sovrintendente Dominique Meyer si dice «felice» del fatto che domani sera, venerdì 4 settembre, in Duomo ad ascoltare la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi diretta da Riccardo Chailly in memoria delle vittime del coronavirus ci sarà anche il Presidente della Repubblica, «seduto accanto all’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, al ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini e al sindaco di Milano Beppe Sala». Seicento posti (distanziati nel rispetto delle norme) tra le navate. E «i quattrocento biglietti messi a disposizione della città sul sito del Duomo sono andati esauriti in cinque minuti, segno che c’è un grande desiderio di tornare ad ascoltare musica dal vivo» riflette Meyer. «Non solo, c’è anche un grande desiderio da parte di tutti noi artisti di tornare a fare musica insieme, l’ultima volta che ci siamo visti era per la prova di Salome il 27 febbraio» interviene Chailly che guarda a questa ripartenza come a un momento «in cui c’è bisogno di coraggio collettivo e volontà di esserci».

La preghiera per le vittime sarà affidata alle note che Verdi scrisse nel 1874 in memoria di Alessandro Manzoni. «La Messa da Requiem è una pagina legata indissolubilmente alla storia della Scala e torna periodicamente sul nostro leggio» spiega Chailly che, dal 2014, l’ha diretta quattro volte. Una novantina gli orchestrali, ognuno al proprio leggio, e altrettanti coristi (preparati da Bruno Casoni) distanziati uno dall’altro di quasi due metri, distribuiti su otto file ai lati dell’altare (diversi i monitor per non far perdere a nessuno gli attacchi). Le voci sono quelle di Krassimira Stoyanova, Elina Garanča, Francesco Meli e René Pape. Tutti, orchestrali, coristi e solisti – ma anche ballerini e personale amministrativo del teatro – sottoposti in questi giorni a tamponi. «Le difficoltà sono molte: si prova con la mascherina e la distanza fisica tra gli esecutori impone uno sforzo tecnico ancora più grande per gestire l’insieme di una partitura così complessa – nota Chailly –. Ma tutto si supera». Ancora di più in un frangente come questo: «Il Requiem sarà un momento di profonda spiritualità e credo anche con non poco margine di dolore per tutti noi che eseguiamo  questa pagina prima a Milano, poi in Santa Maria Maggiore a Bergamo il 7 settembre e nel Duomo di Brescia il 9 dove andremo con organici ridotti per rispettare il distanziamento» dice il direttore musicale scaligero per il quale «l’ultima parola, quella del Libera, me, Domine finale, è una parola di speranza, diventa anelito alla vita che mira a negare il dissolversi dell’esistenza umana e il terrore della morte parrà sciogliersi in una speranza».

Ecco il significato più profondo della serata di domani che sarà trasmessa in diretta alle 20.30 su Rai5 e su Radio3, ma anche su maxischermi a Codogno nella parrocchia di San Biagio e della Beata Vergine Immacolata e a Milano in San Michele Arcangelo e Santa Rita, nel santuario di Santa Rita e in Sant’Agnese. «In tempi difficili come questi – spiega il sovrintendente Meyer – penso occorrano momenti dal forte significato simbolico come il Requeim dedicato alle vittime del Covid e come la Nona sinfonia di Beethoven che il 12 settembre sarà dedicata agli operatori sanitari che accoglieremo in sala». Le voci di Krassimira Stoyanova, Ekaterina Gubanova, Michael König e Tomasz Konieczny per l’appuntamento che segna il ritorno in teatro e che sarà replicato dal 14 al 17 settembre. «Il palco della Scala è stato completamente risistemato e ripensato per ospitare orchestrali, coristi e solisti adeguatamente distanziati» racconta Chailly che sarà sul pèodio anche per Beethovene e che he il giorno dopo, domenica 13 settembre, sarà in piazza Duomo con la Filarmonica per il Concerto per l’Italia. «Il tradizionale appuntamento di giugno quest’anno è saltato, ma abbiamo voluto recuperalo, pur in un periodo già pieno di appuntamenti» spiega.

E dopo il Requiem, la Nona e il concerto in piazza della Fiularmonica, parte una (ridisegnata) stagione autunnale che, accanto a Traviata e Aida di Verdi in forma di concerto (il primo titolo lo dirige Zubin Mehta con Marina Rebeka, il secondo, con battute inedite in apertura del terzo atto e le voci di Saioa Hernandez, Francesco Meli e Luca Salsi, ancora Chailly), propone la Bohéme con la regia di Franco Zeffirelli, un Gala di balletto con Roberto bolle, Giselle con il Corpo dio ballo di Frederic Olivieri e molti concerti sinfonici e solistici, ci sono Daniel Barenboim e Maurizio Pollini, Anna Netrebko e Jonas Kaufmann. «Il ritorno in teatro con le misure di distanziamento sarà una sfida tecnica non indifferente perché l’organico in Aida sarà pieno con sedici primi violini e otto contrabbassi e avrò i solisti alle mie spalle, distanti qualche metro, che vedranno i miei attracchi attraverso i monitor. Ma – conclude Chailly – dopo mesi di silenzio il desiderio di tornare a fare musica è più forte di tutto».

Articolo pubblicato in gran parte su Avvenire del 3 settembre 2020