Milano, laVerdi riparte con tutto Beethoven

In Audiotrium le Nove sinfonie e i Concerti per pianoforte Ricco cartellone per tutta l’estate dal 1 luglio al 30 agosto

«Ci vorrà del tempo per tornare a fare musica come la facevamo prima, questo è certo». Ma Ruben Jais, direttore generale e direttore artistico dell’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, non è poi così sicuro che «tutto tornerà come prima. Occorrerà forse cambiare il nostro modo di ascoltare e di suonare» dice il musicista milanese per il quale la parola d’ordine in questo periodo è «flessibilità». L’Auditorium di largo Mahler, la casa de laVerdi, riapre dopo quattro mesi e mezzo: è chiuso al pubblico dal 21 febbraio «quando abbiamo fatto il nostro ultimo concerto che avrebbe dovuto essere replicato domenica 23, ma l’ordinanza di chiusura dei teatri arrivata nel primo pomeriggio ci ha costretti a cancellare tutto».

Pronto un ricco programma che laVerdi dedica a Ludwig van Beethoven per celebrarne i 250 anni dalla nascita. Dal 1 luglio al 30 agosto (appuntamento ogni mercoledì e giovedì alle 20.30, il venerdì replica a Lecco, biglietti a partire da 15 euro) si ascolteranno le Nove sinfonie e i Concerti per pianoforte e orchestra. Si parte con l’Imperatore affidato ad Alexander Romanovsky nella doppia veste di solista e direttore. Nove settimane che culmineranno il 30 agosto al Castello per la Nona nell’ambito dell’Estate sforzesca del Comune. Artisti coinvolti il direttore musicale de laVerdi Claus Peter Flor, i pianisti Alexander Lonquich (anche lui nella doppia veste di direttore e solista per il Quarto concerto e la Seconda sinfonia), Federico Colli, Benedetto Lupo e Luca Buratto.

Centoventi dipendenti a casa per tutto il lockdown con il Fondo integrativo salariale, ma la macchina artistica e organizzativa non si è mai fermata: «Prima i concerti in streaming trasmessi in diretta, a sala vuota, poi, quando è iniziato il lockdown, la diffusione del patrimonio storico della fondazione e ancora la Pausa caffè con i professori d’orchestra che raccontano la musica. Tutto online» spiega Jais che con lo staff de laVerdi ha programmato la ripartenza beethoveniana.

Ripartenza non solo musicale. «Abbiamo realizzato studi tecnici con architetti, ingegneri, esperti di sicurezza. Innanzitutto per una revisione degli impianti di areazione perché non si può più avere un ricircolo di aria. Rivista poi la disposizione delle poltrone per distanziare gli spettatori: fatti due calcoli potremo avere in sala sino a 350 persone. Abbiamo tolto le file dispari e tra uno spettatore e l’altro ci saranno posti vuoti. Per entrate e uscite possiamo contare sull’ingresso nel foyer, ma anche sulle otto porte che dalla sala danno sull’esterno».

E questo è un fronte. «L’altro è quello dell’orchestra: le normative ci consentono di fare Beethoven in Auditorium con 35 musicisti sul palco». Diversa, spiega il direttore generale e artistico, la situazione se si suona all’aperto. «Cancellata la stagione, abbiamo programmato appuntamenti per l’estate, sia organizzati da laVerdi sia nell’ambito dell’Estate sforzesca del Comune di Milano dove porteremo il 30 agosto in chiusura di ciclo la Nona». In entrambi i casi si è dovuto ripensare al repertorio spiga Ruben Jais che è regolarmente in cartellone come direttore nei concerti de laVerdi: «Certo, non possiamo pensare di fare solo il Barocco. Penso a pagine di Mozart, Haydn, Haendel sino a Schubert con piccoli assestamenti di organico. E da Beethoven in poi si possono usare trascrizioni da camera».

La chiusura forzata ha significato per la Verdi una perdita mensile di 400mila euro. «Molti dei nostri spettatori non hanno chiesto il rimborso dei biglietti e questo aiuta molto. Per settembre pensiamo ad abbonamenti trimestrali che non vincolino il pubblico per un anno, consentendoci di programmare anche in base all’evoluzione della situazione e all’andamento dell’epidemia». Quella del pubblico è sicuramente una sfida che laVerdi, così cme ogni altro teatro e sala da concerto vogliono vincere: «Tanti desiderano tornare a sentire musica dal vivo, ma non va sottovalutata la componente psicologica: in colpo di tosse rischia di far guardare storto qualcuno e per questo abbiamo il dovere di riportare in sala ascoltatori che si sentano sereni e sicuri nel farlo».

Leggi il programma del ciclo Beethoven de laVerdi

Nella foto @Giovanni Hänninen la nuova disposizione dei posti all’Audiotrium di Milano