Ravenna, con Muti la musica riparte in sicurezza

Antonio De Rosa, sovrintendente del festival romagnolo racconta il modello messo a punto per rispettare le norme Si inaugura il 21 giugno con il maestro che dirige Mozart

Ora che i teatri hanno riaperto (o si apprestano a farlo) è chiaro come si deve fare per poter tornare a fare (e vedere) uno spettacolo dal vivo: una poltrona occupata e due vuote in platea, musicisti adeguatamente distanziati sul palco, ingressi (e uscite) contingentati, possibilmente niente intervallo per evitare assembramenti. Ma sino a un mese fa, quando l’incertezza sulla ripartenza della cultura era tanta, un protocollo del genere non era così scontato. Certo, le regole, lo sappiamo cambiano (quasi) di giorno in giorno – in una sala al chiuso in un primo tempo sembrava ci potessero stare al massimo duecento persone tra artisti e spettatori, ora la cifra si riferisce solo al pubblico (e se poi ci sono congiunti che possono stare seduti vicini senza distanziamento la capienza può crescere ulteriormente). Ma a mettere nero su bianco un protocollo che ogni realtà – rassegna teatrale, festival musicale sotto le stelle o al chiuso – può declinare e adattare al proprio contesto e alle proprie strutture è stato lo staff di Ravennafestival. «Siamo partiti mutuando le nostre proposte dall’industria. Quando ho visto che la Ferrari ha contattato il governo per fare una proposta di riapertura per le fabbriche di Maranello e le sedi di Modena abbiamo fatto la stessa cosa. Abbiamo chiesto al medico aziendale che si occupava di aziende strategiche che durante l’emergenza non hanno mai chiuso di trovare un protocollo per noi» racconta Antonio De Rosa, sovrintendente della rassegna che si inaugura domenica 21 giugno alle 21.30 con un concerto dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini diretta da Riccardo Muti: diretta su Radio3 e nel circuito Euroradio, streaming sulla piattaforma digitale di Ravennafestival: Qui il link per seguire la diretta. Più di quaranta appuntamenti sino al 30 luglio, tutti sotto le stelle nella cornice della Rocca Brancaleone (ma non solo, spettacoli anche a Cervia e Lugo), una fortezza del XV secolo «dove – ricorda De Rosa – il 1 luglio 1990 partiva l’avventura del Ravenna festival: trent’anni fa il maestro Muti dirigeva il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart nel concerto che inaugurava la prima edizione del Ravenna festival».

E anche il 21 giugno, Antonio De Rosa, sul podio della Rocca Brancaleone ci sarà Riccardo Muti.

«E sempre con Mozart, così questa ripartenza assume un valore simbolico molto forte, un ritorno alle origini della nostra manifestazione: tornare alla Rocca è ritrovare le nostre radici, ma è anche il modo che abbiamo trovato per non vederci costretti a cancellare l’edizione 2020 del nostro festival. Sul leggio l’Exsultate, Jubilate, l’Et Incarnatus est della Messa in do minore e la Sinfonia Jupiter, la voce di Rosa Feola e i ragazzi della Cherubini, 62 musicisti tutti adeguatamente distanziati. Così come il pubblico».

Cosa prevede il vostro protocollo?

«Lo spettatore deve essere già munito del biglietto che gli viene inviato per via telematica. Sul ticket è indicato l’orario di accesso alla Rocca per evitare code e assembramenti. All’ingresso, come capita nei luoghi pubblici, verrà rilevata la temperatura corporea. Occorre, naturalmente, venire con la mascherina e se non c’è la diamo noi, così come il gel igienizzante. le poltrone saranno adeguatamente distanziate, tranne nel caso di congiunti che potranno stare seduti uno accanto all’altro».

Sul palco come sarà disposta l’orchestra?

«Anche i musicisti devono essere adeguatamente distanziati, un metro da spalla a spalla per quel che riguarda gli archi. I fiati avranno un distanziamento maggiore, che arriva sino a un metro e mezzo. Per capire come regolarci abbiamo preso spunto da uno studio commissionato dai Wiener philharmoniker all’Università di Vienna al quale emerge che l’unico strumento a fiato che fa una distribuzione di aerosol sino a 65 cm di distanza è il flauto traverso, per questo lo isoleremo anche con una parete di plexiglass. Il governo ha sollevato i musicisti dall’uso della mascherina durante il concerto, la indosseranno solo per raggiungere il leggio, ma poi la potranno togliere poi facendo musica in libertà e, comunque, senza alcun rischio. Un protocollo che è diventato un caso di studio e che l’Agis ha fatto suo condividendolo con il governo e proponendolo come modello ad altre realtà culturali».

Come è stato il confronto con le istituzioni? In molti artisti hanno rimproverato alla politica di essersi dimenticata della cultura…

«abbiamo avuto un dialogo costruttivo con tutti i soggetti pubblici con i quali si interfaccia un festival come il nostro, nazionali e locali: sono stati al fianco delle nostre idee, delle nostre proposte, hanno confermato i contributi, hanno facilitato la rendicontazione. In queste settimana ho riscontrato una grande collaborazione tra tutti i soggetti che operano all’interno del mondo dell’arte e i soggetti di natura pubblica, tutti hanno a cuore la salute e allo stesso tempo la ripresa dello spettacolo dal vivo che non si può fermare».

La sfida ora, dopo le rassegne estive all’aperto, è quella del ritorno tra le mura di un teatro. A Ravenna avete le stagioni di musica, teatro e danza all’Alighieri. Come vi preparate?

«Per quel che riguarda la musica il ritorno in teatro ci pone di fronte al nodo che al momento non è ancora risolto della buca dell’orchestra dove non ci sono spazi per il distanziamento e ventilazione. I teatri devono immaginare di mettere l’orchestra in platea sottraendo spazio al pubblico o sul palco proponendo, per ora, opera in forma di concerto. In un teatro all’italiana come l’Alighieri (e come ce ne sono tantissimi nel nostro paese) si devono completamente ripensare la disposizione e l’organizzazione deli spazi. Confidiamo che continui il trend di diminuzione dei contagi e che le regole possano progressivamente cambiare, offrendo più ampi spazi di manovra. Certo per un po’ non sarà possibile fare l’opera come l’abbiamo sempre fatta, con l’orchestra in buca e grandi masse che si muovono sulla scena stando a stretto contatto. A noi il compito di inventarci il nuovo che, come auspicava Verdi, è sempre più stimolante che copiare ciò che già esiste».

Il programma

Il concerto del 21 giugno con Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini (diretta Euroradio su Radio3 e streaming sulla piattaforma digitale della rassegna) inaugura l’edizione 2020 di Ravennafestival: oltre quaranta appuntamenti in programma sino al 30 luglio con un calendario completamente ridisegnato dopo l’emergenza Covid. Il palcoscenico dell’edizione numero trentuno sarà la Rocca Brancaleone che ospiterà artisti internazionali come Beatrice Rana, Mario Brunello, Valery Gergiev, Iván Fischer, Anna Prohaska, Sergio Castellitto, Isabella Ferrari, Neri Marcorè, Giovanni Sollima, Stefano Bollani, Vinicio Capossela, Brunori Sas per un programma tra musica classica, jazz, pop e prosa.

La Cherubini sarà diretta da Muti, oltre che nel concerto inaugurale, anche per Le Vie dell’amicizia che con Beethoven faranno tappa al Parco Archeologico di Paestum e per la serata dedicata a Dvorak con il violoncellista dei Wiener Tamás Varga. Valery Gergiev sarà sul podio per un omaggio con la Pastorale e il Terzo concerto per pianoforte e orchestra con Beatrice Rana. Arriva la Budapest festival orchestra diretta da Iván Fischer in Wagner, Britten e Haydn con il soprano Anna Prohaska. Per la prosa spazio alle compagnie del territorio ravennate: il Teatro delle Albe ripropone Rumore di acque di Marco Martinelli, Fanny & Alexander I sommersi e i salvati ispirato a Primo Levi.

Qui il programma dell’edizione 2020 del Ravennafestival

Nella foto Montanari/Tazzari il primo concerto di Ravenna festival nel 1990