Dopo 22 anni il manager in carica dal 1998 lascia l’incarico alla guida del teatro fondato da Strehler e Grassi nel 1947 Cda alla ricerca di un nuovo direttore per la ripartenza Pronto un cartellone di spettacoli all’aperto per l’estate
Al Piccolo Teatro di Milano dopo 22 anni finisce l’era di Sergio Escobar. Il consiglio di amministrazione ha preso atto della volontà del direttore della storica istituzione, fondata nel 1947 da Giorgio Strehler e Paolo Grassi, di non voler chiedere il rinnovo della carica per un nuovo mandato quadriennale. Una volontà già espressa in precedenza da Escobar che si è reso comunque disponibile (compatibilmente con le norme in vigore) a un prolungamento del mandato, in scadenza a settembre, sino al 30 novembre. Un tempo per permettere al Piccolo di cercare un altro direttore che Escobar potrebbe affiancare, così come capita nelle istituzioni culturali europee, nei primi mesi di mandato per un passaggio di consegne.
Si chiude dunque un’epoca durata ventidue anni, quella che insieme ad Escobar ha portato al Piccolo Luca Ronconi, nella sua ultima avventura artistica. Un epoca chiamata a raccogliere e reinventare l’eredità di Strehler, mezzo secolo (tra adii e ritorni del regista) che ha segnato la storia del teatro italiano. Sfida vinta con il genio di Ronconi e l’approccio manageriale declinato nel contesto italiano (ma anche europeo per il respiro che ha sempre avuto il Piccolo) di Escobar. Escobar che è sempre rimasto al timone del teatro di via Rovello (gli uffici, in realtà, ormai sono in foro Bonaparte, nell’edificio che ospita il Teatro Strehler) seppure il suo nome sia stato fatto a più riprese per la sovrintendenza del Teatro alla Scala, prima nel 2015, per la successione a Stephane Lissner, e poi un anno fa quando si trattava di scegliere chi avrebbe preso il posto di Alexander Pereira. La scelta, in entrambi i casi, era caduta, però, fuori dai confini italiani.
Per Escobar, classe 1950 (a novembre compirà settant’anni), il ringraziamento del cda dal Piccolo «per la preziosa attività fin qui svolta e per l’ulteriore assunzione di responsabilità» e l’approvazione del bilancio 2019 che chiude in pareggio con «risultati particolarmente lusinghieri dal punto di vista artistico, di pubblico (293.000 spettatori) ed economico. In particolare, il rapporto tra ricavi della gestione e costi di produzione è confermato, anche per il 2019, al 66%» si legge nel comunicato diffuso dopo il vertice dei soci fondatori. Una seduta nella quale è stata approvata anche la stagione estiva post Covid in programma, dopo la chiusura forzata, dal 16 giugno al 20 settembre al chiostro di via Rovello e in altre zone della città, realizzata in collaborazione con i Municipi del Comune di Milano e con la fondazione.
Certo, il nodo sarà quello del bilancio 2020. A inizio emergenza, dopo la prima settimana di chiusura delle sale del Piccolo, proprio Escobar aveva stimato in 90 mila euro settimanali le perdite per le mancate aperture di sipario. Una questione che sarà chiamato ad affrontare il nuovo direttore che il cda ha spiegato di voler individuare attraverso «procedure pubbliche e trasparenti di selezione». Sulla ricerca “pesa” una lettera dei lavoratori del Piccolo nella quale denunciano «una mancanza di identità artistica all’altezza del prestigio del Piccolo» chiedendo alle istituzioni chiamate a scegliere il successore di Escobar «una guida all’altezza, in grado di progettare la ripartenza».
Intanto pronta un a stagione estiva che, dopo la chiusura forzata iniziata a febbraio, riporta a Milano il teatro dal vivo. Il Piccolo vara un cartellone estivo all’aperto nel chiostro di via Rovello (ingresso 5 euro, in caso di pioggia gli spettacoli si terranno in sala) e in diversi Municipi cittadini (qui l’ingresso è libero): dal 16 giugno al 20 settembre 13 spettacoli per una cinquantina di appuntamenti. Parole e musica dal vivo con Stefano Massini, Gabriele Lavia, Massimo Popolizio, Marco Paolini, Sonia Bergamasco che racconteranno Edipo, Il maestro e Margherita, Frankenstein.