Fenice chiusa, il concerto è in diretta su YouTube

Da Venezia pagine di Beethoven e Borodin in streaming con il Quartetto Dafne nel teatro vuoto per il coronavirus

Mezzeluci in sala. I musicisti del Quartetto Dafne salgono sul palco. I loro leggii sono posizionati in proscenio, davanti al sipario verde e oro, sulle assi della buca dell’orchestra sollevata al livello del palco. In mano i loro strumenti, fanno il classico inchino verso la sala. Ma nessuno applaude, il Teatro La Fenice è vuoto. Porte ancora chiuse causa coronavirus: lo stabilisce il provvedimento della Regione Veneto che ha tempestivamente recepito le direttive contenute nel nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, emanato nella serata di domenica 1 marzo. Spettacoli cancellati, incontri rimandati. Si lavora dietro le quinte e negli uffici almeno sino a domenica 8 marzo.

Ma la musica risuona lo stesso nel teatro vuoto. La Fenice non si è fermata quando nel 1996 un incendio l’ha distrutta. Non si è fermata a novembre quando un’alluvione devastante ha messo a rischio l’inaugurazione della stagione. Non lo fa nemmeno questa volta di fronte all’epidemia influenzale che sta chiudendo scuole e teatri di gran parte del Nord Italia. La musica, per volontà del sovrintendente Fortunato Ortombina, arriva via streaming: due telecamere fisse e una steady catturano immagini e suoni e li rimandano sul canale YouTube del teatro lirico lagunare. In un attimo il contatore di chi sta guardando la diretta streaming sale e in pochi secondi arriva a sfiorare quota 400. Molti più contatti degli spettatori che avrebbero potuto trovare posto nelle Sale Apollinee. Perché era lì che avrebbe dovuto tenersi il concerto di musica da camera che La Fenice ha mandato online alle 18 precise del 2 marzo, appuntamento inserito nel cartellone della rassegna Musikàmera promossa dall’omonima associazione in collaborazione con il teatro.

Per l’occasione trasloco in sala grande, tra ori, stucchi e affreschi. Nessun biglietto di ingresso, ma la possibilità di ascoltare gratuitamente  un’eccellente esecuzione con un clic. A differenza di quello che accade nel calcio dove le partite, pur programmate a porte chiuse, vengono rimandate per evitare di rimborsare i biglietti già venduti o per calcoli strategici per rimanere in testa alla classifica – ogni riferimento a Juventus-Inter non è puramente casuale.

Il Quartetto Dafne accorda gli strumenti. Gli uomini – che sono Samuel Angeletti Ciaramicoli al violino, Paolo Pasoli alla viola e Antonino Puliafito violoncello – hanno pantaloni e camicia nera. Federica Barbali, secondo violino, un elegante abito grigioazzuro. Sono tutti musicisti dell’orchestra del teatro. Uno sguardo d’intesa e parte l’Allegro ma non tanto del Quartetto per archi n.4 in do minore op. 18  di Ludwig van Beethoven. Le note arrivano dalla cassa del computer sulla scrivania di lavoro, sul video la tipica schermata di YouTube: l’inquadratura (che puoi decidere di allargare a tutto schermo), sotto il logo della Fenice il programma, a fianco la chat che scorre ininterrotta tra emoticon di cuori e mani che applaudono e scritte di «Bravi! Viva la musica! Viva la Fenice!».

L’effetto è strano. Perché non è  come guardare un dvd, non ci sono montaggio e postproduzione. E nemmeno come quando vai sulla piattaforma web a cercare un brano di musica classica da riascoltarti (magari in loop), sia tratto da un cd o un lp o registrato live. L’emozione è diversa. Perché solo in casa, o magari in ufficio accanto ai colleghi, oppure con le cuffie nelle orecchie e il telefonino stretto in mano per strada sotto la pioggia, sai che dall’altra parte, dietro le telecamere, stanno suonando in diretta. Lo avverti, nella mano non fermissima della steadycam che ti porta tra i leggii, sul palco. O nelle telecamere che inquadrano il soffitto del teatro – capita, durante i concerti, di perdersi ad ammirare le architetture della sala. La leggerezza dello scherzo e del minuetto lasciano posto all’allegro finale dove i temi si rincorrono e si intrecciano. Bacchette in aria, i musicisti in piedi per l’inchino. E da casa ti parte spontaneo l’applauso.

Dopo Beethoven tocca ad Aleksandr Borodin e al suo Quartetto per archi n.2 in re maggiore. Un concerto fatto solo per te, pensi quando l’inquadratura stacca dai musicisti sulla sala deserta. E l’effetto, indubbiamente, è straniante. Poi dai un occhio al contatore: Borodin fa il record di contatti che volano oltre i 400. E lì capisci di non essere solo, di condividere in un modo insolito, quel rito che è l’andare a teatro, l’ascoltare musica e che questa volta si rinnova in streaming. Rito che, certo, è fatto di interazione tra esecutori e pubblico perché l’energia, l’emozione passano dal palco alla platea e ritornano e fanno sì che non ci sia un’esecuzione uguale ad un’altra. Questa volta sono corsi via web.

Torneranno (dovranno tornare) a farlo presto dal vivo. Auspicio. Certezza di cui si ha bisogno per guardare avanti mentre il bollettino di guerra di contagi e morti (ma per fortuna anche di guariti) si aggiorna quotidianamente. Lo dicono gli abbracci che, spente le note dell’andante finale della pagina di Borodin – una volta fatto l’inchino di rito al pubblico della rete –, si scambiano dietro il sipario i musicisti del Quartetto Dafne. La steadycam li ha seguiti sul palco dove è montata la scenografia della Carmen di Bizet, prossimo titolo in cartellone alla Fenice. Perché – sospesi il concerto di Musikàmera del 4 marzo 2020), quello dell’Orchestra del Teatro La Fenice diretta da Rudolf Buchbinder del 7 e 8 marzo e il Musica e aperitivo dell’8 marzo – si continua a provare. Si continua a fare musica.