Scala, le sfide (e gli equilbri) del nuovo cda

Nominato il consiglio di amministrazione del Piermarini Esce Daverio, entra il pianistra di Forza Italia Carusi Ecomomia: la Mapei di Squinzi lascia il posto ad Allianz

Si ridisegnano gli equilibri ai vertici del Teatro alla Scala. In attesa dell’insediamento ufficiale, dal 1 marzo, del nuovo sovrintendente e direttore artistico Dominique Meyer, è arrivato il via libera da parte dell’assemblea dei Fondatori del Teatro alla Scala al nuovo consiglio di amministrazione della fondazione lirica milanese.

Un gioco delle parti per cercare di rafforzare (o almeno mantenere) quegli equilibri anche politici all’interno del cda che negli ultimi mesi hanno portato al mancato rinnovo del contratto ad Alexander Pereira (dopo il caso degli allestimenti comprati da Salisburgo, dell’affaire Arabia Saudita con la levata di scudi della Lega, ma soprattutto con il nodo biglietteria) e all’arruolamento di Meyer, in arrivo dalla Staatsoper di Vienna. Equilibri che hanno visto da una parte il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: a lui, leghista, non era piaciuta la proposta (stigmatizzata, in verità, da sinistra anche da LeU) di un ingresso dell’Arabia nel cda, ipotesi messa sul piatto da Pereira, ma poi tramontata con la restituzione dei soldi già versati a Riad. Dall’altra il sindaco di Milano Sala, presidente del cda della fondazione lirica, che non era totalmente contrario ad un Pereira bis, anche, magari, limitato a due anni.

Ora con il governo che ha cambiato maggioranza, con il Pd subentrato alla Lega a fianco dei Cinquestelle, è cambiato anche il ministro della cultura e al Mibac (dopo Alberto Bonisoli) è tornato Dario Franceschini. Due esponenti democratici, il primo cittadino e il ministro, che rafforzano l’asse di centrosinistra del cda scaligero. Prima decisione di Franceschini è stata quella di nominare, al posto di Margherita Zambon (chiamata nel 2012 dall’allora ministro Lorenzo Ornaghi e riconfermata nel 2016 dallo stesso Franceschini), Maite Carpio. Spagnola, laureata in Filosofia, giornalista e documentarista, seconda moglie del gioielliere Paolo Bulgari, Maite Carpio ha realizzato documentari su Visconti e Steno, ma anche su San Giovanni Rotondo e su monsignor Romero (alcuni passati all’interno de La grande storia di RaiTre). Non solo, nel 2009 ha fondato la agenda di Sant’Egidio per promuovere e favorire il sostegno di tutte le attività contro la povertà e l’assistenza della Comunità romana fondata da Andrea Riccardi. Dunque una figura con una militanza culturale che piace alla sinistra, vicina al mondo cattolico e sposata con un imprenditore, il gioielliere Paolo Bulgari, appunto. E la Scala, dopo l’addio di Pereira, abile nel reperire fondi dagli sponsor, deve mantenere aperto questo canale per aiutare la chiusura con il segno più dei bilanci. Ruolo, quello del reperimento di fondi, al quale può contribuire il finanziere Francesco Micheli, confermato da Franceschini (che lo nominò nel 2016) come secondo esponente del Mibac nel cda scaligero.

La Regione ha risposto mettendo il pianista Nazzareno Carusi al posto di Philippe Daverio. Anche qui, una scelta politica perché se è vero che Daverio è stato assessore nella giunta leghista di Marco Formentini, è anche vero che lo ha fatto da “tecnico”. Carusi invece, è militante in quanto responsabile musica del Dipartimento cultura di Forza Italia – oltre che aver lavorato per Mediaset ed essere anche comparso in  una puntata di Zelig.

Gli altri soci fondatori permanenti, presenti in cda, hanno confermato i loro rappresentanti: la Fondazione Cariplo con Giovanni Bazoli (padre di Chiara, compagna del sindaco Sala), l’Eni con Claudio Descalzi e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia con Aldo Poli. Confermato anche Alberto Meomartini per la Camera di commercio.

Un altro equilibrio modificato è quello che ha visto la Mapei dopo la morte, lo scorso 2 ottobre, di Giorgio Squinzi lasciare la poltrona in consiglio: una decisione che era già nell’aria dato che dopo la scomparsa del padre i figli di Squinzi (amico e sostenitore di Pereira, unico a votare contro la nomina di Meyer lo scorso 29 giugno) non avevano indicato un sostituto che rappresentasse il gruppo. Sedere in cda comporta un ulteriore impegno economico, con il versamento, oltre al contributo ordinario, di ulteriori 3 milioni di euro l’anno per i tre anni di mandato. Prende il posto di Mapei un altro socio fondatore permanente, Allianz (entrato nella fondazione nel 2018) che sarà rappresentata dall’amministratore delegato Giacomo Acampora.

Per il sindaco Sala «i nuovi componenti del consiglio di amministrazione vengono ad aggiungere le loro competenze al lavoro svolto dai membri che oggi abbiamo confermato». Sala, al termine dell’incontro definito da alcuni consiglieri come «il primo giorno di scuola», ha dato il benvenuto a Dominique Meyer «che si accinge a ricoprire la carica di sovrintendente: a lui e ai nuovi consiglieri i migliori auguri di buon lavoro». Per Meyer, che siederà in cda dal 1 marzo, quando entrerà in carica ufficialmente come nuovo sovrintendente del Piermarini, «il nuovo consiglio ha le caratteristiche per svolgere al meglio il lavoro che ci attende negli anni a venire per l’ulteriore sviluppo del nostro teatro».

Nella prima riunione del nuovo cda definite proprio le deleghe di Meyer che, come il predecessore Pereira, sarà sovrintendente e direttore artistico. E avrà lo stesso stipendio, che per legge non può essere superiore a 240mila euro l’anno. Nel prossimo cda i nuovi consiglieri dovranno chiudere il progetto della cittadella che  dovrebbe riunire i laboratori e il deposito delle scenografie, ora ospitati all’ex Ansaldo, e le aule dell’Accademia di arti e mestieri dello spettacolo. «Credo che per costruire la cittadella possa funzionare l’ipotesi degli spazi in Rubattino. Stiamo capendo se può esser fatto, ma io sono assolutamente favorevole, per me è quella la strada maestra» ha commentato il sindaco Sala uscendo dal vertice.

Occorreranno fondi, visione unitaria di intenti, scelte politiche sulle quali il Comune a traino democratico e la Regione a guida leghista dovranno trovare un accordo. E soprattutto occorrerà un’unità per sostenere il nuovo sovrintendente Meyer (unità che in alcuni momenti del mandato di Pereira non c’è stata) nella sfida di rilanciare il teatro ricucendo un rapporto con il pubblico che, vuoi per i prezzi non sempre abbordabili, vuoi per la qualità non sempre eccelsa delle proposte, sembra essersi un po’ sfilacciato negli ultimi anni.