Diario Rossiniano. 6
A Pesaro inaugurato il Museo Rossini dedicato al compositore: documenti e percorsi interattivi per scoprire Gioachino
Basta mettersi davanti a uno schermo. I piedi ben piantati sulla sagoma con le impronte a terra. E grazie a una telecamera compare la propria sagoma circondata da strumenti musicali. L’effetto è quello di essere sul podio di un’orchestra. Tanto che basta alzare un dito indicando una sezione di strumenti e questi partono, a suonare la Sinfona del Guglielmo Tell. Si chiama virtual tour e arriva alla fine del lungo e ricco percorso del Museo nazionale Rossini, nuovissimo spazio dedicato al compositore di Pesaro e inaugurato a giugno, alla vigilia dell’edizione numero quaranta del Rof.
Comune di Pesaro e Regione Marche, ministero per i Beni e le attività culturali, Rossini opera festival e fondazione Rossini (fondamentale per la ricerca scientifica sulle fonti), Unesco ed Unione europea i promotori del museo ospitato al piano nobile di palazzo Montani Antaldi che profuma ancora di restauri. Dieci sale, come dieci scene di un’opera, raccontano Rossini dalla nascita a Pesaro alla morte a Parigi. In mezzo le tappe di una fortunatissima carriera che ha portato il compositore nei teatri di Bologna e Napoli, di Milano e Parigi. La vita di Rossini, le opere scritte, la storia italiana e europea i binari sui quali si muove il percorso museale che si apre (come in un’opera) con una ouverture nella Sala degli specchi dove al centro c’è il pianoforte Pleyel (accordato e funzionante) appartenuto a Rossini.
Un percorso dinamico che accanto a preziosi materiali pittorici ed editoriali offre continuamente al visitatore la possibilità di entrare nella storia grazie a schermi touch: una voce ti fa diventare per qualche minuto Rossini, raccontando successi e preoccupazioni del compositore – «Siamo nel 1819 e al Teatro San Carlo di Napoli va in scena la prima della tua opera Ermione» racconta la voce tirandoti dentro i fatti – e facendo scorrere immagini e partiture autografe che trovi poi nelle teche delle sale, ognuna di un colore pop diverso e sovrastata da soffitti affrescati. A metà percorso un intermezzo: i titoli più importanti della Rossini renaissance lanciata dal Rof prendono forma su un grane schermo (negli allestimenti proposti in qurant’anni dal festivalche si anima appoggiando il palmo della mano sul pannello del Guillaume Tell o de La cenerentola.
Cuffie e schermi per un confronto diretto con la musica di Rossini nelle sale della fonoteca e della videoteca con la possibilità, con un click, di scegliere quale opera e quale esecuzione ascoltare e vedere. Per cercare di afferrare e comprendere il genio di Rossini che, enigmatico, ti guarda a fine percorso quasi sfidandoti da un ritratto fatto con tanti cubi di Rubik.
Visita il sito del Museo nazionale Rossini
Articolo pubblicato su Avvenire il 21 agosto 2019