Le migliori musiche da ascoltare in Quaresima Puntata 2

Al pozzo della Samaritana

Il cammino di Gesù verso Gerusalemme, così come lo raccontano i Vangeli scelti dalla Chiesa ambrosiana per il tempo di Quaresima, fa tappa a Sicar, al pozzo di Giacobbe. E il “diario di viaggio” passa da Matteo a Giovanni (4, 5-42).

Gesù stanco del viaggio sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua.

Nella calura di un pomeriggio assolato può capitare che il volto della Samaritana per un attimo si sovrapponga a quello di altre donne. Le peccatrici redente che ci racconta il Vangelo. Quelle che ci racconta la musica. Eccolo il volto scavato e pallido di una donna sola, nella sua stanza da letto in una casa di Parigi di metà Ottocento. È Violetta Valery, protagonista della verdiana Traviata. La tisi non le accorda che poche ore. Sta morendo. Tutto finì, canta chiudendo le porte alla speranza. Temprata dal dolore, però, Violetta muore redenta, perché, mentre fa risuonare il suo Addio del passato sembra di sentirle le parole di Gesù alla Maddalena, Molto le è perdonato perché molto ha amato.

Giuseppe Verdi, La traviata, «Addio del passato»

Addio del passato bei sogni ridenti, le rose del volto già son pallenti!

Le gioie, i dolori tra poco avran fine, la tomba ai mortali di tutto è confine!

Ah, della traviata sorridi al desio a lei, deh, perdona, tu accoglila, o Dio. Or tutto finì!

Tutto finì sembrano dire gli occhi della Samaritana quando, alzando lo sguardo dal secchio con cui attinge acqua, incontra gli occhi di Gesù. Una vita ormai segnata: è una samaritana, una diversa, ha avuto cinque mariti e quello che ha ora non è suo marito. Al pozzo di Giacobbe incontra lo sguardo di Gesù. Che la stana. Ma la guarda, forse, con la stessa intensità con la quale aveva guardato il Giovane ricco.

Fissatolo lo amò… ma lui se ne andò perché aveva molti beni.

La Samaritana, invece, si lascia amare. Come la Maddalena. Come l’adultera.

Aban Berg, Wozzeck, «Und ist kein betrug»

“Ab er die Ph aris äer br acht en ein Weib zu ih m, so im Ehe bruc h lebte”.

“Jesus aber sprach: So verdamme ich dich auch nicht, geh’ hin, und sündige hinfort nicht mehr”.

“Ma i Farisei condussero a lui una donna, che viveva in adulterio”.

“Gesù però disse: Nemmeno io ti condanno, va’ e non peccare più”.

Ed ecco un alto ritratto di donna. Lo dipinge Alban Berg nel Wozzeck. Anche qui, siamo nel 1922, tutte le inquietudini del Novecento. Marie, la diversa, ha tradito il marito: chiede pietà. E nella solitudine della sua stanza evoca l’episodio evangelico dell’adultera quasi per sentirsi dire, come fece Cristo, Va’ e non peccare più.

Tanti volti. Che si sovrappongono. E si ricompongono in quello della Samaritana. Che, così come ce la presenta il Vangelo di Giovanni, non ha nome, è solo una donna di Samaria. Rappresenta ciascuno di noi. Nella quotidianità di un gesto come andare al pozzo ad attingere acqua incontra Gesù. Dammi da bere le dice. Frase che, detta sulla via che conduce Gesù a Gerusalemme e al Calvario, richiama alla mente un’altra frase.

Franz Joseph Haydn

Le ultime sette parole del Nostro Redentore in Croce, «Sitio»

Ho sete dice Gesù sulla croce. Sete che, come capitato con la Samaritana, indica un bisogno dell’anima più profondo. Lo racconta Franz Joseph Haydn, ne Le ultime sette parole del Nostro Redentore in Croce, sette sonate con un’introduzione e un terremoto finale sulle parole di Gesù sul Calvario. Haydn compose la pagina per le celebrazioni del Venerdì Santo del 1785 della Cattedrale di Cadice: un quadro in musica dove il musicista racconta la scena del Calvario senza strepiti, quasi in una dimensione intima. Facendoci trovare lì, sul Golgota, soli davanti a Cristo.

Come sola, era la Samaritana al pozzo.  Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva le dice Gesù intuendo il desiderio di felicità della donna. Il desiderio di Dio che ha nel cuore. Certo la donna non afferra al volo, continua a intendere quell’acqua in senso materiale. Ma poi Gesù la prende per mano. È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. Così dice Gesù. E la donna apre il suo cuore. So che deve venire il Messia: quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa. Le disse Gesù: Sono io, che ti parlo.

Poche parole. Semplici. Come la musica di Wolfgang Amadeus Mozart. Che racconta questo desiderio di assoluto. Lo fa incarnandolo in una storia d’amore, quella tra Susanna e Figaro, nelle Nozze di Figaro. Dhe vieni non tardar o gioia bella canta la ragazza. E la vicenda di Beaumarchais si fa da parte per farti pensare alla sete di Qualcuno di più grande.

Wolfgang Amadeus Mozart, Le nozze di Figaro, «Dhe vieni non tardar»

Giunse alfin il momento che godrò senz’affanno in braccio all’idol mio.

Deh vieni, non tardar, oh gioia bella, vieni ove amore per goder t’appella.

Vieni, ben mio, tra queste piante ascose, ti vo’ la fronte incoronar di rose.

 

Rabbì, mangia. Sulla scena irrompono i discepoli. Ma egli rispose: Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. E i discepoli si domandavano l’un l’altro: Qualcuno forse gli ha portato da mangiare? Gesù disse loro: Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.

Eccolo nel Panis angelicus: Cesar Franck nel 1872 scrive sull’Inno di San Tommaso d’Aquino.

Cesar Franck, Panis angelicus

 Panis angelicus, fit panis hominum, dat panis caelicus figuris terminum.

O res mirabilis manducat Dominum pauper, servus et humilis.

 

Ma i discepoli non capiscono. Gesù parla di un cibo spirituale e loro continuano a intendere il cibo materiale. Come la donna che nel frattempo è corsa in città. Ecco la conversione, intesa nel senso etimologico del termine latino cum vertere, girarsi indietro e cambiare strada: la donna lascia la brocca, cambia strada e va in città a dire: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?

Jules Massenet, Thaïs, «Meditation»

 

Jules Massenet e la Meditazione della Thaïs, opera datata 1894 e rimaneggiata dall’autore nel 1898. Un’altra donna redenta dall’amore.

Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo.