Il direttore sul podio per la Sinfonia n.9 di William Schuman dedicata ai morti della rappresaglia tedesca del marzo 1944 «Scelta carica di significato» scrive il presidente Mattarella
Succede a Chicago. Succede che nella metropoli americana si commemorino, in musica, le vittime delle Fosse Ardeatine: 335 persone uccise dai tedeschi il 24 marzo 1944 come rappresaglia per le 33 vittime militari dell’attentato messo a segno dai partigiani in via Rasella il giorno precedente. A Chicago dove Riccardo Muti dal 2010 (e almeno sino al 2022) è direttore musicale della Chicago symphony orchestra. Il musicista italiano ha messo, infatti, sul leggio la Sinfonia n.9 del compositore statunitense William Schuman intitolata, appunto, Le Fosse Ardeatine. Il musicista premio Pulitzer la scrisse nel 1968 dopo aver visitato a Roma il monumento che fa memoria della strage. «Ho usato quel titolo per un motivo non musicale ma filosofico. Uno deve venire a patti con il passato per costruire il futuro. Ma in questo esercizio io sono un nemico dell’oblio. Qualunque futuro abbia la mia sinfonia, ovunque sia suonata, il pubblico ricorderà» rifletteva Schuman, scomparso nel 1992 a 81 anni.
Una pagina che Muti racconta di aver scelto per dovere di commemorare le vittime, ma anche per far conoscere all’America, che ebbe un ruolo fondamentale nella liberazione dell’Italia, una pagina di storia. Al direttore d’orchestra è arrivata una lettera del Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Sono particolarmente lieto di apprendere che dirigerà la Sinfonia n.9 del compositore William Howard Schuman per commemorare l’eccidio delle Fosse Ardeatine di cui ricorre, nel 2019, il settantacinquesimo anniversario. Si tratta di una scelta evocativa e carica di significato. Essa rende omaggio alla memoria delle vittime di quell’odioso atto di terrore, onorando, al contempo, la memoria personale e artistica di un compositore di eccezionale sensibilità musicale e umana» ha scritto lo scorso dicembre il Presidente della Repubblica a Muti. Mattarella, poi, di dice certo che «questa iniziativa – coerentemente associata a una qualificata e attenta riflessione su quegli eventi storici, sul loro significato e sull’esigenza di preservarne il ricordo – contribuirà a rafforzare la memoria collettiva di quei tragici fatti. Il loro significato, pur dopo il tanto tempo trascorso da quegli accadimenti, si conserva intatto e costituisce un imprescindibile monito per l’umanità intera, spingendola a compiere ogni sforzo per preservare la tolleranza, il rispetto della dignità umana e la pace, principi e valori senza tempo e confini».
La lettera del Presidente della Reppubblica Sergio Mattarella a Riccardo Muti
A far conoscere qualche anno fa a Muti la sinfonia di Schuman, pressoché sconosciuta al grande pubblico, fu Steve Robinson, ex general manager di una radio cittadina e presidente della podcasting company New media productions. «C’è una sinfonia che voi italiani dovreste conoscere, mi disse. E quando vidi il titolo rimasi immediatamente impressionato che un compositore americano avesse scritto questa opera» ha raccontato al Chicago Tribune il direttore d’orchestra spiegando di volere attraverso la musica «rendere le persone consapevoli del pericolo e della possibilità di disastri e crudeltà umane in ogni momento».
Un atto politico, riflette Muti per il quale «noi musicisti non siamo politici nel senso di politici attivi ma ogni azione che compiamo, ogni scelta che facciamo nella musica, nei programmi, è una azione politica in qualunque caso». Un atto umano. Spirituale. Perché alla Sinfonia n.9 di Schuman il direttore fa seguire il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart: dopo il racconto dei fatti, la riflessione e la preghiera. La pagina incompiuta del compositore salisburghese è affidata alle voci di Benedetta Torre, Sara Mingardo, Saimir Pirgu e Mika Kares e al coro della Chicago symphony. Un Requiem che Muti esegue pensando alle vittime delle Fosse Ardeatine, ma anche a tutti coloro che oggi nel mondo sono vittime della violenza e della brutalità di regimi totalitari e fondamentalismi.
Diverse le iniziative che affiancano il concerto (la prima il 21 febbraio, repliche il 22 e il 23) realizzate dalla Chicago symphony in collaborazione con il Consolato generale d’Italia e l’Istituto italiano di cultura: un dibattito sulle Fosse Ardeatine con Anthony L. Cardoza, docente di Storia alla Loyola university, e la mostra fotografica La strage delle Fosse Ardeatine: cronaca, storia e memoria allestita presso il Chicago symphony center e curata dal dipartimento di Storia, patrimonio culturale, formazione e società dell’Università Tor Vergata di Roma in collaborazione con il Museo storico della liberazione e l’Ufficio storico della Polizia di Stato.