Ecco i titoli che hanno segnato l’anno che si sta concludendo Tre gli allestimenti applauditi al Teatro dell’Opera di Roma Domina Giuseppe Verdi, ma ci sono anche Britten e Poulenc
Cala il sipario sul 2018. Cala anche su 365 giorni di musica lirica. Il melodramma, patrimonio tutto italiano che direttori d’orchestra e sovrintendenti dicono di voler tutelare e promuovere. Mettendolo in cartellone, proponendo letture musicali inedite e regie che facciano pensare a cosa dicono al nostro mondo di oggi i capolavori di Gioachino Rossini e Giuseppe Verdi.
Ecco una classifica dei dieci spettacoli che hanno lasciato il segno in questo 2018. Dieci titoli dove a farla da padrone è Giuseppe Verdi, l’autore più eseguito nel mondo e che si guadagna ben cinque posti in questa classifica. Dove compaiono, con un titolo ciascuno, Mozart e Puccini, Britten e Poulenc e il novantaduenne Kurtag, alle prese quest’anno con la sua prima opera di teatro musicale. Classifica dove ben tre allestimenti da ricordare portano il marchio del Teatro dell’Opera di Roma, teatro che offre sempre proposte interessanti e che si è assicurato Daniele Gatti come direttore musicale. Due gli spettacoli del Teatro alla Scala e altrettanti del Teatro Comunale di Bologna. In ambito Verdi non poteva mancare Parma. Ecco poi Venezia e l’outsider San Gallo, teatro svizzero che produce opera, concerti, prosa e musical in una sorta di catena di montaggio di lusso dello spettacolo che entra in classifica con un Don Carlo tutto Made in Italy.
Ecco i dieci titoli (rigorosamente in ordine cronologico di programmazione) con i link che rimandano al racconto degli spettacoli da incorniciare per il 2018.
1. La Bohéme di Giacomo Puccini. Direttore Michele Mariotti. Regia di Graham Vick. Teatro Comunale di Bologna
Dura come la vita La Bohéme di Puccini che a gennaio ha inaugurato la stagione del Comunale di Bologna. Intesa perfetta tra la direzione di Michele Mariotti e la regia di Graham Vick, impegnati entrambi a ripulire Puccini dai sentimentalismi per restituirlo nella sua crudezza. Spettacolo tagliente, immerso nelle periferie (non solo geografiche) del mondo, con Mimì abbandonata senza vita nella soffitta mentre tutti scappano di fronte alla morte.
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2. Les dialogues des Carmelites di Francis Poulenc. Direttore Jérémie Rhoer. Regia Olivier Py. Teatro Comunale di Bologna
Spettacolo quaresimale nel racconto del martirio, nel mettere in scena i tormenti di un anima di fronte alla chiamata della fede. Les dialogues des Carmelites di Poulenc è arrivato a marzo a Bologna nell’allestimento in bianco e nero di Olivier Py che racconta per quadri viventi le vicende delle martiri di Compiégne, le sedici religiose mandate alla ghigliottina nella Parigi del Terrore del 1794 per essersi rifiutate di rinunciare ai propri voti.
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3. Billy Budd di Benjamin Britten. Direttore James Conlon. Regia di Deborah Warner. Teatro dell’Opera di Roma
Una donna, la regista Deborah Warner, per raccontare un universo tutto al maschile. Quello messo in scena da Britten nel suo Billy Budd, racconto in musica ispirato al romanzo di Melville, ennesima variazione sul tema dell’innocenza violata del compositore inglese. A maggio a Roma, con la direzione intensa di Conlon e la straordinaria prova di Philipp Addis e Toby Spence, lo spettacolo premiato a Londra con l’International opera award, l’Oscar della lirica.
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4. Le Trouvère di Giuseppe Verdi. Direttore Roberto Abbado. Regia di Bob Wilson. Festival Verdi di Parma
In scena il solito, impeccabile, glaciale, esteticamente perfetto Bob Wilson (con variazione nelle danze immaginate come una coreografia su un ring). In buca, sul podio dei complessi del Comunale di Bologna e con un ottimo cast (Roberta Mantegna, Nino Surguladze, Giuseppe Gipali e Franco Vassallo), un ispirato Roberto Abbado per la versione francese del verdiano Trovatore. Le Trouvère a ottobre ha chiuso la collaborazione triennale del Festival Verdi di Parma con il Teatro Farnese, illuminato di un azzurro ghiaccio da Wilson.
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5. Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart. Direttore Henrik Nánási. Regia di Barrie Kosky. Teatro dell’Opera di Roma
Con Barrie Kosky Mozart diventa un film muto. Regia geniale per Die Zauberflöte a ottobre all’Opera di Roma. Lo storico spettacolo della Komische oper di Berlino è arrivato a ottobre nella capitale strappando applausi e risate. Singspiel reinventato nei dialoghi, ma fedele alla musica grazie alla bacchetta di Henrik Nánási e a un cast divertente e divertito con Juan Francisco Gatell e Amanda Forsythe Joan Martin-Royo, Christina Poulitsi e Marcello Nardis.
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6. Don Carlo di Giuseppe Verdi. Direttore Modestas Pitrenas. Regia di Nicola Berloffa. Theater Sankt Gallen
Don Carlo sul lettino dello psicanalista. Con stile. Perché il capolavoro di Verdi che a ottobre ha inaugurato la stagione lirica del Theater Sankt Gallen è stato raccontato dal regista Nicola Berloffa come un grande ritratto di famiglia di fine Ottocento dove deflagrano rapporti e equilibri, dove i sentimenti entrano in corto circuito e distruggono le persone. Costringendole poi, magari scavando con Freud nei loro sogni, a ricostruirsi. Un Don Carlo Made in Italy con le scene di Fabio Cherstich e i costumi di Alessandra Facchinetti, la stilista italiana che ha lavorato per Gucci e Valentino e che nel teatro svizzero ha debuttato come costumista.
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7. Fin de partie di György Kurtág. Direttore Markus Stenz. Regia di Pierre Audi. Teatro alla Scala di Milano
In due ore il riassunto di una vita. Una vita in musica, quella di György Kurtág che a 92 anni ha scritto la sua prima opera lirica. La pensava da più di cinquant’anni, ma l’ha messa nero su bianco solo ora, sul finire della sua parabola, scegliendo (ma l’aveva già scelta nel 1957) di far diventare teatro musicale Fin de partie di Samuel Beckett. Kurtág fa Kurtág nello spettacolo andato in scena a novembre al Teatro alla Scala, fortemente voluto dal sovrintendente Alexander Pereira che ha affidato la direzione a Markus Stenz e la regia (perfetta, da teatro di prosa) a Pierre Audi.
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8. Macbeth di Giuseppe Verdi. Direttore Myung-Whun Chung. Regia di Damiano Michieletto. Teatro La Fenice di Venezia
Tragedia della perdita, della coppia che scoppia dopo la morte di un figlio. Così Damiano Michieletto rilegge il verdiano Macbeth, titolo che a novembre ha inaugurato la nuova stagione della Fenice di Venezia. Spettacolo poetico e inquietante allo stesso tempo, raggelante nelle scene da obitorio/sala per le autopsie di Paolo Fantin dove i sentimenti dell’uomo vengono vivisezionati. E amplificati dalla direzione sconquassante di Myung-Whun Chung. Luca Salsi è Macbeth, personaggio che il baritono canta in tutto il mondo raccontandolo ogni volta in modo sempre diverso e sempre più intenso.
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9. Rigoletto di Giuseppe Verdi. Direttore Daniele Gatti. Regia di Daniele Abbado. Teatro dell’Opera di Roma
Gigante verdiano Daniele Gatti. Lo dimostra (se ancora ce ne fosse bisogno) nel Rigoletto che a novembre ha inaugurato la stagione del Teatro dell’Opera di Roma. Teatro che, il giorno dopo la trionfale prima, lo ha nominato direttore musicale. Una lettura, quella del musicista milanese, dove senti il battito del cuore dei personaggi, dove la musica racconta di noi, ci butta in faccia miseria e virtù dell’uomo facendoci specchiare nei personaggi deformi (non solo fisicamente) raccontati da Verdi. Che in scena hanno il volto e la voce di Roberto Frontali e Lisette Orpoesa.
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10. Attila di Giuseppe Verdi, direttore Riccardo Chailly, regia di Davide Livermore. Teatro alla Scala di Milano
Fa capolino anche Rossini, che in questo 2018 è stato celebrato a 150 anni dalla morte, nell’Attila che il 7 dicembre ha inaugurato la nuova stagione del Teatro alla Scala. Riccardo Chailly ha recuperato cinque battute che il musicista pesarese scrisse come introduzione al terzetto che prepara il tragico finale dell’opera. Giuso omaggio in una lettura musicale impeccabile con le voci di Ildar Abdrazakov e Saioa Hernandez. Più estetica che etica nella regia di Davide Livermore che, tra continui cambi scena ad effetto, ha voluto portare le vicende del re degli Unni nell’Italia della resistenza partigiana.