Dieci dischi di musica classica da regalare a Natale

Regalare musica classica per Natale. Da ascoltare in auto verso il lavoro. In cuffia sui mezzi pubblici. Meditando nella penombra della stanza. Magari leggendo un libro. Un’idea che tiene insieme qualità e prezzo: basta fare un giro sui canali di vendita on line e si possono trovare anche sconti interessanti. Ecco dieci dischi da mettere sotto l’albero. Scaricabili anche come musica liquida sulle principali piattaforme di condivisione, ma rintracciabili, in alcuni casi, nella versione vinile che sta tornando di moda, apprezzata dai cultori del suono.

1. Giuseppe Verdi e altri 12 autori. Messa per Rossini. Orchestra e Coro del Teatro alla Scala direttore Riccardo Chailly. Decca

Centocinquant’anni fa moriva Gioachino Rossini. Era il 13 novembre 1868 a Passy, comune del dipartimento della Senna annesso a Parigi. Pochi giorni dopo Giuseppe Verdi scrisse a Ricordi per il progetto di una Messa da Requiem per il compositore pesarese. Una pagina affidata a tredici musicisti del tempo, un omaggio di tutta la musica italiana a «quell’uomo di cui tutto il mondo piange la perdita» scriveva Verdi. Fu Verdi stesso a mettere insieme la squadra, riservandosi la scrittura del Libera Me Domine finale. Una scelta (a volte anche basata sulla simpatia, perché non volle né Boito né Ponchielli) tra i musicisti più famosi di allora, i maestri di cappella del Duomo di Milano (Bucheron e Platania) e di Santa Maria Maggiore a Bergamo (Nini), di San Petronio a Bologna (Gaspari che, all’occorrenza era anche direttore del coro del Teatro Comunale) e di San Marco a Venezia (Buzzolla), di San Gaudenzio a Novara (Coccia) e a Vigevano (Cagnoni). Perché le cappelle erano il cuore pulsante della vita musicale delle città. Il progetto, compiuto sulla carta, non venne mai eseguito dal vivo per diverbi dello stesso Verdi con i complessi di Bologna: la messa avrebbe dovuto essere eseguita in San Petronio. Riccardo Chailly l’ha riscoperta (dopo un’incisione di Rilling) e l’ha proposta dal vivo con Orchestra e Coro del Teatro in tre concerti milanesi registrati dalla Unioversal che ora li pubblica in un doppio cd targato Decca. Cento minuti di musica con le voci di Maria José Siri, Veronica Simeoni, Giorgio Berrugi, Simone Piazzola e Riccardo Zanellato e il Coro preparato ad arte da Bruno Casoni. Pagine più riuscite come l’Ingemisco di Nini, il Requiem  e il Kyrie di Buzzolla e Bazzini e il Sanctus di Platania. Altre che rendono un chiaro omaggio a Rossini come la fuga dell’Amen di Coccia che chiude la Sequenza. E poi c’è il Libere, me, Domine di Verdi che, ascoltato qui, dice una volta di più la grandezza del compositore. Pagina da ascoltare almeno una volta che fa parte del box che Decca dedica ai quarant’anni di collaborazione tra Chailly e la casa discografica.

2. Gioachino Rossini. Ouvertures. London symphony orchestra, direttore Claudio Abbado. Deutsche grammophon

Il meglio di… Il meglio delle sinfonie di Gioachino Rossini. Le raccoglie la Deutsche Grammophon in un disco storico inciso nel 1975 da Claudio Abbado con la London symphony orchestra e ripubblicato ora in occasione dell’anniversario rossiniano. Rossini sempre attuale nella lettura trascinante del direttore d’orchestra milanese protagonista a Pesaro con Il viaggio a Reims della cosiddetta Rossini renaissance, la riscoperta dell’autore che ha fatto conoscere un patrimonio musicale immenso, al di là dei titoli comici conosciutissimi. Un percorso che si ritrova anche in questo disco: accanto alle sinfonie da opere popolari come Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola e L’italiana in Algeri ecco brani diventati celebri nel tempo come la sinfonia de La gazza ladra con il suo inconfondibile rullo di tamburo iniziale. Poi una farsa come Il signor Bruschino e un’opera seria come Le sièghe de Corinthe.

3. Antonio Vivaldi. Mezzosoprano Cecilia Bartoli. Ensemble Matheus, direttore Jean-Christophe Spinosi. Decca

Cecilia Bartoli torna sul “luogo del delitto”. Nel 1999 il mezzosoprano romano aveva già inciso un album con pagine di Antonio Vivaldi. «Un autore che mi ha colpito sin dai tempi del Conservatorio. Ma se da studentessa ero impressionata dalla musica strumentale, una volta iniziata la carriera ho conosciuto la sua musica vocale ascoltando Marilyn Horne nell’Orlando furioso diretto da Claudio Scimone e sono rimasta colpita da come Vivaldi scrivesse per la voce nello stesso modo nel quale scriveva per il violino, con un virtuosismo estremo al limite della capacità umane» racconta la cantante che, per Decca ha da poco pubblicato un nuovo album dedicato al compositore veneziano. Nessun titolo, semplicemente il nome del compositore, Antonio Vivaldi. «Arie più malinconiche, meno virtuosistiche, con colori tenui e melodie lunghe ed estremamente affascinati: pagine che chi in questi anni ha riscoperto e inciso Vivaldi ha tralasciato». Si ascoltano arie come Ah fuggi rapido e Sol da te mio dolce amore da Orlando furioso, Leggi almeno tiranna infedele da Ottone in villa, Sovente il sole da Andromeda liberata. «Pagine in apparenza semplici, in realtà molto complesse perché richiedono una maturità musicale che si acquisisce negli anni studiando e cantando» racconta ancora la Bartoli con il Barocco che festeggia i trent’anni di collaborazione con Decca.

4. Giulio Cesare. A baroque hero. Musiche di Haendel, Pollarolo, Piccinni, Bianchi e altri. Controtenore Raffaele Pe. La lira di Orfeo. Glossa

Il Giulio Cesare che non ti aspetti. È quello che emerge dal ritratto che dell’imperatore traccia in disco il controtenore Raffaele Pe. Una percorso attraverso il Settecento e gli autori barocchi che hanno messo in musica le vicende dell’imperatore romano. Il racconto più che del personaggio storico dell’uomo Cesare, con le sue fragilità e le sue debolezze. Questo il punto di forza di Giulio Cesare. A baroque hero, disco che concentra Due dei filoni più apprezzati nel panorama musicale di oggi, la musica Barocca e la filologia con la riproposta della vocalità del controtenore, scelta orami imprescindibile per i teatri dove si esegue questo repertorio. Nel suo lavoro Pe, accanto all’immancabile Geoerg Friedrich Haendel, propone arie di autori italiani come Carlo Francesco Pollarolo e Geminiano Giacomelli, Niccolò Piccinni e Francesco Bianchi. Tutte pagine presentate in prima esecuzione in tempi moderni. Si parte dal 1713 di Pollarolo per finire con 1788 di Bianchi che non racconta le imprese di Cesare, ma la sua fine, il tirannicidio per mano di Bruto ne La morte di Cesare. Il controtenore di Lodi, richiestissimo dai teatri di tutto il mondo, ha inciso il disco con il suo ensemble La lira di Orfeo.

5. Alessandro Scarlatti. Serenate. Alessandro Stradella consort, direttore Estévan Velardi. Concerto classics

È come stappare un vino d’annata. Di quelli che gli intenditori bevono gustandone ogni sorso. Un vino che, però, può apprezzare anche chi non ha il palato così educato. Ecco l’effetto che si ha ascoltando le Serenate di Alessandro Scarlatti A frano di lieta tromba  e Bel piacere ch’è la caccia. Due prime incisioni mondiali proposte da Concerto classics a affidate all’Alessandro Stradella consort diretto da Estévan Velardi. Un patrimonio vastissimo quello lasciato dal compositore, considerato tra i fondatori della Scuola napoletana: più di ottocento cantate, molte delle quali ancora inedite e conservate in copia unica e manoscritta. Ecco il lavoro di riscoperta dello Stradella consort che restituisce due di queste pagine su strumenti originali con le voci di specialisti come Anna Chierichetti, Rosita Frisani, Marco Lazzara e Ricardo Ristori. Ad affiancarli il coro Ars cantica diretto da Marco Berrini.

6. Wolfgang Amadeus Mozart. Concerto in do minore K491; Concerto in si bemolle maggiore K595. Pianista Sviatoslav Richter. Orchestra del Maggio musicale fiorentino, direttore Riccardo Muti. Riccardo Muti Music

Data storica il 17 giugno 1968. Sul palco del Teatro Comunale di Firenze si incontrano un ventiseienne Riccardo Muti con uno dei giganti del pianoforte, Sviatoslav Richter, allora cinquantatreenne. Lo fanno nel segno di Wolfgang Amadeus Mozart e di Benjamin Britten. La prima parte del concerto, quella dedicata al musicista di Salisburgo, si può ora ascoltare in un cd che raccoglie il Concerto in do minore K491 e il Concerto in si bemolle maggiore K595: inconfondibile il tocco mozartiano di Muti che dialoga con la fantasia messa da Richter nella sua interpretazione. Un cd, ma anche una edizione in vinile a tiratura limitata (e prezzo importante con autografo di Muti), per celebrare i cinquant’anni del debutto del direttore d’orchestra al Maggio musicale fiorentino, teatro che Muti guidò dal 1969 al 1981.

7. Home. Musiche di Robert Schumann. Pianista Gloria Campaner. Orchestra filarmonica della Fenice, direttore John Axelrod. Warner music Italy

Home vuol dire casa. E con questo disco registrato dal vivo al Teatro La Fenice di Venezia Gloria Campaner vorrebbe «che ogni ascoltatore potesse sentirsi a casa, ovunque essa sia e qualunque cosa significhi. Per abbracciare un quieto rifugio di tenerezza, un nido dove ogni cosa è familiare, dove c’è spazio per la creatività, la libertà e un’amorevole energia, dove ogni profumo e ogni suono è archiviato nel subconscio  delle nostre esperienze più intime, e dove in ogni respiro accogliamo nel nostro cuore un sorriso e ci sentiamo al sicuro». Un lavoro che, spiega la pianista veneziana, «racconta la storia della mia vita, le mie aspirazioni, desideri,  le mie scene dell’infanzia ambientate nell’entroterra veneziano dove sono nata e cresciuta». Un album, quello inciso per Warner, tutto dedicato a Robert Schumann che si apre con uno dei cavalli di battaglia della Campaner, il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore eseguito con l’Orchestra filarmonica della Fenice diretta da John Axelrod. Casa perché la Campaner suona con l’orchestra che molte volte ha ascoltato dalla platea, suona su un pianoforte Fazioli costruito ad appena pochi chilometri da Venezia. E perché, dopo l’opera 54 propone le Kinderszenen, «il primo ciclo di Schumann che ho imparato da bambina. Quando le ho riprese in mano più di venti anni più tardi la mia più grande sfida è diventata cercare di registrarli con il sentimento e lo stupore di chi vede la realtà per la prima volta attraverso gli occhi innocenti di un bambino» racconta la pianista che qualche anno fa ha trascorso diversi giorni nella favela Rochina di Rio de Janeiro a fare musica con i ragazzi brasiliani.

8. Gustav Mahler. Sinfonia n.2 in re minore Resurrezione. Orchestra e Coro della Bayerischen rundfunk, direttore Mariss Jansons. Soprano Anja Harteros, contralto Bernarda Fink. Br Klassik

Nuova tappa del confronto di Mariss Jansons con il genio di Gustav Mahler. Con i complessi della Bayerischen rundfunk, la Radio bavarese, il direttore d’orchestra lettone affronta la Seconda sinfonia, quella che ha come titolo Resurrezione dal lied che chiude la monumentale pagina dove ai primi tre movimenti sinfonici ne seguono altri due dove alla musica si intreccia il canto. Quello dell’inno su testo di Friedrich Klopstock che chiude la sinfonia, preceduto da Urlich, Luce primitiva, testo tratto dalla raccolta Wunderhorn. Pagina che Jansons affronta con il suo stile analitico, capace, però, di restituire non senza emozione la musica di Mahler. Affidata al canto di Anja Harteros e Bernarda Fink.

9. Gustav Mahler. Sinfonia n.6 il la minore Tragica. MusicAeterna, direttore Teodor Currentzis. Sony classical

Almeno una volta va ascoltato per farsi un idea. Fenomeno o bluff? Teodor Currentzis divide pubblico e critica con il suo approccio anticonvenzionale alla musica. Un «famolo strano» a tutti i costi per come il musicista approccia le partiture che di volta in volta mette sul leggio. Ma anche per il look stravagante con i fuseaux i pelle nera e gli anfibi che il direttore greco indossa quando sale sul podio. E per la scelta di fare musica a Perm, nella Russia orientale, vicino agli Urali, in una sorta di comune dove i musicisti della sua orchestra MusicAeterna vivono e lavorano a stretto contatto. Lo studio, le prove, i concerti e le opere, la vita comune. Un approccio che a volte funziona e altre no (non riuscitissimo il confronto con Beethoven, meglio quello con Mozart), sicuramente originale come capita con la rilettura di una pagina come la Sesta sinfonia Tragica di Gustav Mahler incisa per Sony. Una comunione di intenti tra direttore e musicisti, una concertazione accuratissima che in concerto poi va da sola, con il direttore che spesso lascia al primo violino il compito di tenere le fila del discorso in un dialogo tra le varie sezioni dell’orchestra.

10. Nicola Piovani. Piovani dirige Piovani. Orchestra sinfonica nazionale della Rai. Warner music Italy.

Approccio sinfonico e inedito per Nicola Piovani che sale sul podio dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai per dirigere le sue colonne sonore, prima fra tutte quella de La vita è bella  che nel 1999 gli è valsa il Premio Oscar. Nel cd pubblicato da Warner music Italy anche le musiche per un altro film di Roberto Benigni, Pinocchio. Poi una suite dedicata a Federico Fellini con pagine da L’intervista, La voce della luna e Ginger e Fred. Ma anche una suite tratta dalle pellicole dei fratelli Taviani con Fiorile, Il sole anche di notte, LA note di San Lorenzo e Good morning Babilonia. Un concerto registrato dal vio all’Auditorium della Rai di Torino che restituisce tutto il respiro sinfonico delle colonne sonore di Piovani e che, inevitabilmente, evoca immagini di film che hanno fatto la storia del cinema italiano.

Post Scriptum

Altre due idee regalo. Non dischi, ma libri questa volta. Che, però, possono moltiplicare all’infinito questo elenco di dieci dischi da mettere sotto l’albero.

Nicola Campogrande. Cento brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita. Bur Rizzoli, pagine 244, euro 18

Una play list messa insieme da Nicola Campogrande per Bur Rizzoli con cento pagine di musica classica: dal francese Guillaume de Machaut, anno di nascita 1300, al finlandese Jakko Mäntyjärvi, anno di nascita 1963. Settecento anni riassunti in cento partiture per un viaggio nella storia della musica classica che, per l’autore, «non è una musica per vecchi e non ha bisogno di supporto per essere capita». Ecco allora cento piccoli racconti per entrare meglio nel brano che, mentre si legge, si può ascoltare in cuffia: un inquadramento storico, il perché della composizione, ma anche curiosità più pop sui grandi brani classici. In testa alla top100 c’è Beethoven con ben tre brani segnalati, due i pezzi in classifica per Bach, Mozart, Schubert e Schumann, ma anche per Ravel e Bartók. In appendice un glossario (Campogrande è compositore e divulgatore) per orientarsi tra note e stili musicali.

Elvio Giudici. L’opera. Storia, teatro, regia. L’Ottocento volume secondo: Verdi e Wagner. Il Saggiatore, pagine 1704, euro 55

Quarto volume della monumentale collana L’opera. Storia, teatro, regia che Elvio Giudici sta scrivendo per raccontare la storia del melodramma, vero e proprio prodotto made in Italy, attraverso gli allestimenti delle opere visti in teatro e in dvd. Dopo il Seicento e il Settecento (e in attesa del Novecento) tocca ora al secondo volume dedicato all’Ottocento che raccoglie il racconto e l’analisi degli allestimenti delle opere di Giuseppe Verdi e Richard Wagner. I titoli dei due massimi esponenti del teatro musicale ottocentesco vengono messi sotto la lente di ingrandimento e raccontati attraverso allestimenti andati in scena sui palcoscenici di tutto il mondo. E accanto ad ogni opera un elenco (con tanto di stelle a dare il voto) delle edizioni presenti in commercio in dvd: migliaia di idee da mettere sotto l’albero.