Diario verdiano. 3
Parma. Maria José Siri, Anna Pirozzi e Roberta Mantegna raccontano i loro personaggi, Odabella, la Lady e Leonore Caratteri forti, tra bene e male, che parlano al nostro presente
Due hanno un nome, Odabella e Leonore. L’altra no, è identificata solo con il suo ruolo, Lady, la donna del capo, e con il cognome del marito, Macbeth. E forse non è un caso, perché la Lady incarna qualcosa di universale, il male dell’uomo e nell’uomo. Tanto che potrebbe anche non essere un personaggio reale, ma una proiezione della mente del protagonista, uno dei suoi demoni. Odabella è una vergine guerriera. Detta così fa andare la mente a qualcosa di mitologico. Eppure la sua storia di donna alla quale hanno ucciso il padre, coraggiosa nel fingersi ciò che non è per ottenere vendetta (giustizia?) potrebbe essere la storia di una donna coraggio di oggi. Come quella di Leonore, donna contesa da due fratelli, pronta a morire pur di non rinnegare il suo amore.
Sono le donne (tre delle donne) di Giuseppe Verdi. Quelle che racconta nell’edizione 2018 il Festival Verdi di Parma: Odabella di Attila, la Lady di Macbeth e Leonore in Le trouvere, rifacimento francese de Il trovatore. A dar loro volto e voce Maria José Siri, Anna Pirozzi e Roberta Mantegna. Soprano uruguayano, ora di casa in Italia, la prima, napoletana formatasi in valle d’Aosta la seconda, entrambe con una solida carruiera che le vede, interpreti verdiane e pucciniane, nei più importanti teatri del mondo. Palermitana la Mantegna che, dopo lo Young artist program dell’Opera di Roma, ha debuttato nei verdiani Masnadieri nella Capitale e alla Scala con Il pirata di Bellini.
Una chiacchierata a tre sui loro personaggi, su Verdi e le donne, sul delicato tema di violenze e abusi. Ecco, in ordine di debutto dell’opera che interpretano – il 1846 per Attila, il 1847 per Macbeth, il 1857 per Le trouvere – le risposte di Maria José Siri (MJS), Anna Pirozzi (AP) e Roberta Mantegna (RM).
Ci racconta il suo personaggio?MJS Odabella è una donna con un compito importante nella sua vita, vendicare suo padre. Entra in scena come prigioniera di Attila ma nell’aria Santo di patria lo sfida e mette alla prova il suo coraggio. E questo suo carattere tanto simile a quello del protagonista fa sì che tra loro ci sia una certa intesa sin dal primo sguardo. Odabella vive tormentata dal ricordo di suo padre, che sente dentro di sé come un incubo; cerca invano di uccidere Attila, ne ha avuto tante opportunità e gli ha anche salvato la vita quando lo stavano per avvelenare. Niente amore nel suo cuore, però, solo vendetta. Foresto che vorrebbe essere il suo vero compagno per lei è solo un alleato che la accompagnerà a compiere il suo dovere. Odabella dunque è una donna coraggiosa, combattente, resiliente, ma senza pace.
AP La Lady è una donna spietata e demoniaca, assetata di potere, la definirei la vera mente di Macbeth. Le donne per Verdi sono sicuramente delle eroine, donne forti e coraggiose, pronte a lottare e sacrificarsi per il proprio amore e affetti a qualsiasi prezzo anche della loro stessa vita. La Lady è un’antieroina rispetto a tutte le altre raccontate in musica dal compositore, ma anche lei alla fine cede alle sue debolezze e soccombe.
RM Leonore, dama di compagnia della regina, è al centro del più classico triangolo amoroso operistico. Innamorata di Manrico, il trovatore, e da lui ricambiata, subisce le la persecutoria insistenza del Conte di Luna, a sua volta legato a Manrico da una faida mortale. Incalzata da una violenza che non ammette replica, è posta di fronte ad una scelta impossibile: abdicare alla sua virtù o darsi la morte. Nonostante la sua posizione altolocata è una donna intrappolata senza scampo in un mondo di uomini, fino ad esercitare la più estrema forma di protesta: il suicidio come unico mezzo di affermazione del proprio arbitrio.
Quali i sentimenti che come donna la accomunano e quali quelli che la distanziano dal personaggio che porta in scena?
MJS Sono molto distante da qualsiasi vendetta, di qualsiasi tipo e per qualsiasi motivo. Con Odabella mi accomuna questo lottare fino in fondo per qualcosa che hai nel cuore. Io sono una guerriera nella vita, una combattente come Odabella, ma ci muovono sentimenti opposti e distanti: lei è mossa dall’odio, io dall’amore.
AP I sentimenti che prova Lady Macbeth non mi accomunano per niente a lei, forse solo l’ambizione. Sicuramente mi distanziano molto da lei gli atti e i pensieri omicidi.
RM Da donna un po’ testarda e idealista certamente mi ritrovo nell’elevatezza della sua scala di valori e nel rigore con cui vi si attiene e li persegue. Non trovo in me stessa, invece, la facilità nel compiere scelte coraggiose con serenità. Caratteristica che poche volte mi ha contraddistinta e che spero possa mettere sempre più radici in me imparando proprio da questo e tanti personaggi che ho la fortuna di interpretare.
L’opera per essere viva deve raccontarci qualcosa di noi: quale l’attualità (in positivo o in negativo) del personaggio che interpreta?
MJS Odabella racconta come noi donne possiamo essere forti, determinate e vincenti. Siamo una forza sovrumana, da quando diamo la vita, creiamo vita, doniamo vita. Io prendo in positivo qualcosa che nell’ opera per questo personaggio è negativo, ovvero il suo coraggio e la sua determinazione. Verdi ha creato un personaggio gigantesco, peccato che Odabella sia cattiva, ma io adoro le sue arie, i suoi duetti e tutti i momenti che la vedono protagonista in quest’opera.
AP Sicuramente l’attualità di quest’opera sta nell’ambizione dell’ascesa al potere. La si vuole a qualsiasi prezzo, scendendo a compromessi subdoli e atroci. Verdi lo racconta benissimo mettendo in scena la manipolazione di un personaggio importante da parte della donna che gli sta a fianco.
RM Le pene d’amore, la violenza e la vendetta sono presenti nei libretti d’opera come lo erano nei testi delle tragedie greche, perché sono dentro di noi: fanno parte della natura umana. Esisteranno sempre, a prescindere dal contesto storico e sociale. Cosi come sempre esisteranno, dentro di noi, le pulsioni positive con cui troviamo la forza di vivere l’amore con gioia, reagire con caparbietà alla violenza e spezzare le catene di odio.
Chi è Verdi per lei, donna e cantante del terzo millennio?MJS Verdi per me è casa, è il posto sicuro dove tornare dopo aver cantato altro: mi insegna ogni volta di più a cantare meglio. Riprendere un opera come Attila dopo un paio di anni senza averlo cantato mi fa uno strano effetto: è come aver fatto un corso (il debutto) per dopo fare un master (la ripresa). Con altri titoli verdiani mi succede di meravigliarmi ancora di più, se possibile: penso ad Aida, ruolo che ho cantato più di 100 volte, e al fatto che ogni volta che lo riprendo scopro sempre qualche nuovo colore, qualche nuovo accento, qualche intenzione, qualche dinamica inaspettata… Verdi è un compositore che, pur avendo scritto tutto nel minimo dettaglio, ti lascia evolvere. E per chi lo ama e rispetta come me è il più grande! Ma perché succede questo? mi domando. Perché Verdi sa scrivere in un modo incredibili per le voci e anche nelle arie di grande difficoltà tecnica, lui lascia sempre il suo tocco nella gola del cantante che si sente gratificato e, come succede a me, piena di felicità di eseguire le più famose arie del mondo dell’opera.
AP Per me Verdi è colui che ha scritto musica meravigliosa e io umile cantante fortunata a servire questo grande genio italiano. Mi sarebbe piaciuto vivere nella sua epoca.
RM Verdi era un uomo profondamente rivoluzionario. Amò sempre molto le donne, rispettandone il pensiero e la forza di carattere (basti pensare alla sua assidua frequentazione del salotto letterario di Clara Maffei, a Milano). Le donne delle sue opere crescono con lui. Se quelle dei suoi primi titoli, all’epoca dell’amore un po’ fanciullesco con Margherita Barezzi, sono più stilizzate, dopo la morte dei figli, di Margherita stessa e l’incontro con Giuseppina Strepponi, le donne di Verdi acquistano sempre più complessità, profondità psicologica e carisma, divenendo specchi (a volte impietosi) della società. Verdi sfidò le malelingue bussetane nel non voler celare il suo rapporto con la Strepponi. Da donna del XXI secolo mi trovo spiazzata dalla dicotomia tra la sua eleganza ottocentesca e l’attualità del suo pensiero. Da cantante, non posso non subire la fascinazione per un simile gigante.
Come concilia, da donna, famiglia e carriera?
MJS Penso che questo nodo sia il più difficile della mia vita. Dio mi ha dato il dono della voce, ma mi ha anche regalato una figlia bellissima. Questi tesori vanno curati, entrambi con la stessa passione e attenzione, ma nessuno esclude l’altro perché i doni li abbiamo perché siamo in grado di gestirli o meglio siamo responsabili di portarli a crescere e brillare. Io non mi sono mai fatta nessun problema al riguardo, io ho avuto mia figlia e dopo ho deciso di finire il conservatorio, stavo movendo i primi passi nel mio natio Uruguay, lei cresceva insieme a me e alla mia passione per l’opera. Abbiamo vissuto insieme tutti i piccoli passi in avanti, i concorsi, le audizioni, i primi ingaggi, le prove, i primi contratti all’estero. Cosi è stato un armonico andare avanti con la musica, crescendo una figlia che è stata sempre un angelo che mi ha benedetta da quando è arrivata e lo fa tuttora perché è il mio motore. L’amore non ha limiti, e quindi non gliene ho mai imposti perché la vita è più facile se si vive cosi, nell’ amore.
AP Lo faccio con un’ottima squadra, la mia famiglia, appunto!
RM Nel 2018 trovo anacronistico pensare che una donna debba scegliere tra la realizzazione professionale e una famiglia: lotterò sempre per costruirmi una famiglia sana e piena d’amore. Ho da poco terminato una relazione di lunghissima durata, ma è stata una scelta dettata da motivi personali e non un sacrificio per la carriera. Per il momento, cerco di affrontare senza pregiudizi (né da una parte né dall’altra) la grande trasformazione che questo lavoro sta portando nella mia vita, cercando di conquistare un punto di vista più elevato che mi permetta di prendere decisioni con un maggior grado di consapevolezza. Riguardo alla famiglia che possiedo già, mi sento molto fortunata poiché i miei genitori e mio fratello mi fanno sentire costantemente il loro sostegno e il loro affetto e vengono a vedere i miei spettacoli il più spesso possibile. Sono felicissima di poter andare, per una volta, io da loro: a dicembre infatti canterò nella mia Palermo e tutto il parentado è già in subbuglio!
La violenza, gli abusi sulle donne sono una notizia che tristemente torna, anche nel mondo musicale: quale la sua riflessione?
MJS Stiamo vivendo momenti di grandi cambiamenti e sta a noi nel nostro piccolo (o grande) fare qualsiasi atto di amore, per piccolo che sembri, per disattivare la violenza. In ogni campo. Io piuttosto di lamentarmi faccio sempre qualcosa, noi cantanti dedichiamo la nostra vita a regalare bellezza, emozioni e verità assoluta. Riguardo alla violenza sulle donne penso che questo sia un momento nel quale ci può davvero essere un cambiamento importante: credo che la donna sia un essere speciale e che per tale vada trattata. Una cosa che si impara già da piccoli in famiglia. Io a volte mi domando, come può succedere tutto questo alle donne se tutti abbiamo madre, sorelle, zie, cugine, figlie nonne che amiamo?
AP Aborro questi atti e spero cessino quanto prima! Ma chi li commette deve pagare duramente.
RM Finché esisterà la possibilità di esercitare il potere con assoluta discrezionalità e senza alcun controllo, esisterà sempre qualcuno che di questo potere approfitterà malevolmente creando reti di abuso, clientelismo, ricatto e violenza. Occorre mantenersi sempre vigili, ricordarsi che il silenzio non è la soluzione e che mai la strada apparentemente più facile è quella giusta.
Ci sarà ancora Verdi nei suo programmi futuri?
MJS Assolutamente sì! In questa stagione riprenderò il ruolo di Amelia nel Ballo in maschera al Festival di Wiesbaden in Germania e canterò la Messa da Requiem al Festival di Bregenz con Fabio Luisi. E ci sono ancora diversi ruoli verdiani che vorrei debuttare in futuro, per esempio Elvira in Ernani o Elena ne I vespri siciliani.
AP Verdi è onnipresente nei miei programmi futuri. A breve mi aspetta un debutto importante che aspettavo da tempo, quello di Leonora di Vargas nel La forza del destino in gennaio a Piacenza.
RM Fortunatamente sì. Ho avuto il piacere di cominciare l’anno con I masnadieri e Il corsaro, due opere molto belle ma anche poco rappresentate. Aprirò il 2019 con una produzione di Masnadieri al Palau de les arts Reina Sofia di Valencia con la bacchetta di Roberto Abbado e la regia di Gabriele Lavia. Continuerò con un’ardua prova: Aida al Teatro la Fenice di Venezia con Riccardo Frizza sul podio e la regia di Mauro Bolognini. Verdi non si può che amare e come tutti i grandi amori si auspica che duri per sempre: io mi auguro davvero che sia il mio fedele compagno di vita.
Foto @RobertoRicci: Maria José Siri in Attila e Anna Pirozzi in Macbeth @LucieJansch: Roberta Mantegna in Trouvere