A Palermo Donizetti nell’orto della parrocchia di Sant’Agnese Regia di Fabio Cherstich per lo spettacolo del Teatro Massimo In scena un coro popolare e il tenore congolgese Kabongo
Dulcamara arriva in scena su un Apecar. Scena che è poi un’aia, quella sterrata della fattoria della parrocchia di Sant’Agnese di Danisinni a Palermo. Un orto, un recinto con decine di pecore e asinelli, il pianale di un camion abbandonato. E poi una torretta diroccata dove è confinato Nemorino, l’escluso del villaggio che, segno forte in tempi di guerra all’immigrazione, è Patrick Kabongo, tenore di colore nato a Kinshasa in Congo.
Il regista Fabio Cherstich porta L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti fuori dal teatro, in cascina: sabato 22 e domenica 23 spettacolo a cielo aperto nel cuore del capoluogo siciliano, a due passi dalla cattedrale, tra i palazzoni popolari di Danisinni «in un paesaggio urbano poetico e surreale dove la città diventa scenografia naturale». Quasi una sagra di paese con musica e artisti di strada.
Un progetto del Teatro Massimo di Palermo. «Mi hanno chiesto uno spettacolo sul modello di OperaCamion, ma ho rilanciato. Con Gianluigi Toccafondo, che da sempre cura le scene e i costumi dei melodrammi sul tir, abbiamo pensato di allargare lo spazio scenico dalla cabina del camion alla piazza per portare l’azione in mezzo al pubblico» racconta Cherstich per il quale «la domanda che sta alla base de L’elisir di Danisinni è la stessa dell’altro sperimento: come può il teatro musicale raggiungere un pubblico nuovo, eterogeneo e non elitario, ed essere percepito non più come evento inaccessibile bensì come momento di condivisione culturale e forma di intrattenimento intelligente?». La risposta per il regista friulano «è un luogo speciale, il micro-mondo di Danisinni».
Così nell’aia della fattoria della parrocchia di Sant’Agnese cantanti e mimi gireranno tra il pubblico. Dove ci sarà anche il coro, «un vero coro popolare, amatoriale: quaranta cittadini del quartiere che da febbraio si trovano una volta la settimana per imparare la parte» racconta Cherstich che ancora una volta si è inventato un modo «per far conoscere l’opera lirica a chi non si sognerebbe mai di andare ad ascoltarla a teatro». Da fine agosto si prova a porte aperte con i bambini che giocano mentre l’orchestra suona le note di Donizetti. E si lavora. «Perché per mettere in sicurezza gli spazi sono fatti degli interventi sulle strutture della fattoria che resteranno poi a disposizione della comunità: un nuovo impianto di illuminazione, l’adeguamento degli impianti nel tendone che ospita la scuola di circo, la ritinteggiatura delle strutture, il livellamento del terreno. Poi un nuovo accesso alla fattoria e un bar che dopo le sere dello spettacolo sarà gestito dai volontari della parrocchia di Sant’Agnese coordinati dal parroco, fra Mauro Billetta» spiega il regista.
Un’opera collettiva. «Cantanti, attori, circensi, semplici abitanti e artisti nativi del luogo, il pubblico stesso, tutti saranno parte della messa in scena» anticipa Cherstich che racconta la storia d’amore tra Adina e Nemorino guardando al Pasolini neorealista de La terra vista dalla luna. «Una favola contemporanea con disegni, animazioni, macchie di colore inventate da Toccafondo che ha ricolorato le strutture della fattoria, dalla staccionata ai pali della luce, ma evitando qualsiasi effetto folkloristico che è sempre in agguato quando si mette in scena Elisir».
Nemorino è un giovane stalliere che le tenta tutte per conquistare il cuore di Adina. Dulcamara arriva tra il pubblico accompagnato da un esercito di moribondi pronti a resuscitare durante lo show di presentazione dell’elisir. Ad accompagnare l’ingresso di Belcore la Marching band della Massimo kids orchestra. L’orchestra è quella del Teatro Massimo. Patrick Kabongo è Nemorino, Lucrezia Drei Adina, Francesco Vultaggio Dulcamara, Biagio Pizzuti Belcore e Giulia Mazzola Giannetta. Poi gli attori Valeria Almerighi e Daniele Savarino, gli artisti circensi Quinzio Quiescenti, Mario Barnaba e Lorenzo Covello.
Sul podio Alberto Maniaci che ha anche curato la riduzione della partitura, concentrata in un’ora e mezza di musica e proposta tutta d’un fiato, senza intervallo. «Non sono stati, però, ridotti gli organici» fa sapere Cherstich. «Due recite che sono un esperimento pilota perché il Teatro Massimo vuole portare altri titoli d’opera in altri spazi della città».
Articolo pubblicato in buona parte su Avvenire del 16 settembre 2018
Nelle foto (@Franco Lannino) L’elisir di Danisinni a Palermo e nel video di Teatro Massimo tv le prove