Presunte molestie, il Concertgebouw licenzia Gatti

Dopo un articolo di accusa pubblicato dal Washington Post l’orchestra olandese chiude ogni rapporto con il suo direttore Il maestro: Sono esterrefatto, procederò per vie legali

La Royal Concertgebouw orchestra di Amsterdam licenzia il suo direttore musicale Daniele Gatti. Con un secco comunicato pubblicato sul proprio sito l’orchestra olandese fa sapere che si interrompe immediatamente la collaborazione con il direttore d’orchestra milanese, coinvolto in presunti casi di molestie, stando almeno a quanto scritto il 26 luglio dal Washington post.

«Queste accuse e le reazioni di Gatti in questo senso hanno causato molta confusione tra musicisti e personale. Oltre a questo, dal giorno della pubblicazione dell’articolo sul Washington Post, un certo numero di colleghe musiciste della Royal Concertgebouw Orchestra ha riportato esperienze con Gatti, che non sono appropriate considerando la sua posizione di direttore musicale» si legge nel comunicato diffuso in rete e rimandato dai social.

 

Il comunicato della Royal Concertgebouw orchestra

 

Parole che sembrano adombrare nuovi casi dopo quelli denunciati una settimana fa dal quotidiano statunitense. Le vicende riportate il 26 luglio dal Washington Post risalirebbero a più di vent’anni fa, alla fine degli anni Novanta. La prima ad accusare il musicista milanese è stata il soprano Alicia Berneche che nel 1996 quando aveva 24 anni, alla Lyric Opera di Chicago sarebbe stata invitata da Gatti in camerino dove il direttore le avrebbe fatto alcune avances. Mai denunciate dalla ragazza che, per timore di essere licenziata – racconta lei stessa – scrisse una lettera nella quale si scusava con Gatti per averlo provocato. Un altro fatto, che sarebbe avvenuto quattro anni dopo a Bologna, è stato denunciato dal soprano Jeanne-Michèle Charbonnet che riuscì, secondo il suo racconto, a respingere il tentativo.

Subito dopo la pubblicazione dell’articolo del Washington Post Gatti ha rilasciato una breve dichiarazione. «In tutta la mia via sono stato completamente alieno a ogni comportamento che possa essere avvicinato al termine harassment, che sia psicologico o sessuale. Ogni volta che mi sono avvicinato a qualcuno, l’ho sempre fatto pienamente convinto che l’interesse fosse reciproco. I fatti che sono stati resi noti sono di molto tempo fa, ma se ho offeso qualcuno, chiedo scusa sinceramente» ha fatto sapere il musicista nato nel 1961 a Milano, alla guida della formazione olandese, una delle più antiche e prestigiose del mondo, dal settembre 2016.

Un caso che ha suscitato dibattito nel mondo musicale e che ha portato alla decisione di oggi della Royal Concertgebouw orchestra che chiude il suo stringato comunicato sottolineando che «ciò ha danneggiato irreparabilmente il rapporto di fiducia tra l’orchestra e il capo direttore» e annunciando che «tutti i concerti programmati con Daniele Gatti verranno eseguiti con altri direttori».

Anche il mondo musicale, sull’onda del caso Weinstein, ha visto moltiplicarsi i casi di denunce. Prime fra tutte quelle nei confronti dell’ex direttore musicale del Metropolitan di New York, James Levine.

Il maestro Gatti, che non risulta coinvolto in nessun procedimento, affida poche dichiarazioni alla nota di un legale. «Con l’iniziativa assunta dal presidente del consiglio di amministrazione e dal direttore generale della Royal Concertgebouw orchestra Amsterdam di cessare il rapporto di collaborazione con il maestro Daniele Gatti, quest’ultimo, mio tramite, tiene a far sapere che è esterrefatto e che respinge fortemente qualsiasi tipo di accusa» scrive l’avvocato Alberto Borbon avvertendo poi che «il maestro ha dato mandato ai suoi legali di tutelare la propria reputazione e di intraprendere eventuali azioni qualora tale campagna diffamatoria nei suoi confronti dovesse proseguire».

Gatti, apprezzato unanimemente dal pubblico e dalla critica, dai colleghi direttori d’orchestra e in cartellone nei più importanti teatri del mondo – nel 2020 lo aspetta il Ring di Wagner al Festival di Bayreuth – si è visto cancellare in poco tempo decine di concerti in programma con l’orchestra che avrebbe dovuto dirigere nella sala di Amsterdam e in numerose tournée internazionali.

Un caso che richiede sicuramente cautela e riflessione, per non buttare il mostro in prima pagina, sport facile nell’epoca dei social. E che si chiarirà meglio, forse, col tempo. Accorgimenti doverosi e necessari tanto più perché il fatto arriva nei giorni in cui la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per il regista cinematografico Fausto Brizzi, indagato per violenza sessuale dopo le accuse di tre donne (alle quali ora si appresta a chiedere un risarcimento) e costretto a ritirarsi dalla scena.