Carlo Hruby con la sua associazione sostiene giovani talenti con borse di studio e facendo rete con teatri e istituzioni
La nuova frontiera della discografia (e non solo) potrebbe essere quella attraversata, senza troppo rumore, da Carlo Hruby. Frontiera che è quella dell’ingresso nella produzione discografica (e non solo) di sponsor privati, così come avviene per teatri d’opera e musei, sempre alla ricerca di sostenitori. Hruby, classe 1964, laureato in giurisprudenza, imprenditore nel settore della sicurezza, ha sostenuto le spese del disco di esordio della violoncellista Erica Piccotti. Sostegno fondamentale, secondo i discografici, per far fronte alle molte spese che oggi richiede la registrazione di un disco. «Stravinskij, Prokof’ev e Cesar Frank che Erica, diciannovenne romana, ha inciso con il pianista Itamar Golan. Etichetta Warner classics» racconta Hruby che ha realizzato il progetto con la sua associazione Musica con le ali «nata il 22 dicembre del 2016 per sostenere la crescita di giovani musicisti italiani e aiutarli, come dice il nostro nome, a spiccare il volo nel mondo della musica classica».
Presidente lo stesso Hruby, «vicepresidente mia moglie Marcella e nel gruppo i nostri tre figli» spiega l’imprenditore che racconta poi come il percorso che porta a Musica con le ali parta da lontano. «Da trent’anni lavoro nel settore elettronico e informatico legato alla sicurezza e ai sistemi antifurto. Dieci anni fa ho dato vita alla fondazione Enzo Hruby che senza fini di lucro si occupa di protezione dei beni culturali italiani». Hruby ha contribuito a sue spese alla messa in sicurezza di più di settanta beni culturali, noti e meno noti: chiese, musei, teatri, associazioni «come la fondazione Cini a Venezia, i Conservatori di Venezia e Firenze, le terrazze e il Museo del Duomo di Milano. Ho protetto molti luoghi della musica classica e questo mi ha dato la possibilità di incontrare giovani musicisti. Giovani entusiasti, decisi a fare della musica la loro professione».
Da qui nasce Musica con le ali. «Non sono un appassionato di musica, la seguo come spettatore. Sono piuttosto appassionato di appassionati, mi affascina chi è entusiasta nel fare il proprio mestiere. E questa passione l’ho trovata in tanti giovani musicisti italiani. E mi sono chiesto cosa potevo fare per loro». La prima idea è stata quella di offrire ai ragazzi fondi per gli studi o l’acquisto degli strumenti. «Ma non bastava. Ho pensato che potevo mettere loro a disposizione la rete di contatti con organizzatori musicali, direttori artistici, giornalisti che mi sono fatto in questi dieci anni».
Dare poco a molti o molto a pochi? il dilemma di Hruby che ha scelto la seconda opzione: «Abbiamo dieci ragazzi e un quartetto, tutti italiani, non per patriottismo fine a se stesso, ma perché in Italia, rispetto ad altri paesi, si fa poco per i giovani musicisti». Il Quartetto Werther, i violinisti Gaia Trionfera, Paolo Tagliamento, Emma Arizza, Fabiola Tedesco, i violoncellisti Erica Piccotti e Giulia Attili, i pianisti Lavinia Bertulli. Margherita Santi, Martina Consonni, Costanza Principe. «E ne teniamo d’occhio altri meritevoli» racconta Hruby che ai “suoi” ragazzi, «che hanno la stessa età dei mie figli», offre borse di studio per frequentare masterclass, fondi per assicurare gli strumenti. Ma non solo. «Oggi i giovani suonano e suonano bene, ma quello che manca loro è la capacità di promuoversi, di diventare imprenditori di se stessi. Ecco perché con la mia squadra programmiamo un percorso specifico per ognuno in base a esigenze e prospettive: li affianchiamo nella comunicazione, nella realizzazione e nella gestione di sito internet e social, facciamo loro da ufficio stampa».
Un progetto articolato, che vede il coinvolgimento in prima persona dello “sponsor”, carta vincente secondo Hruby «per far sì che un privato non si limiti a dare denaro, ma si senta parte del progetto stesso». Idea che può rivelarsi vincente anche per altre istituzioni culturali. «Con Musica con le ali collaboriamo con diverse di loro, realizzando stagioni concertistiche con più di sessanta serate dove i nostri ragazzi suonano accanto a musicisti affermati come Francesca Dego, Itamar Golan, Gloria Campaner, Enrico Bronzi e Michele Campanella. Abbiamo stagioni di concerti alla Fenice di Venezia, al Carlo Felice di Genova, al Sociale di Como, rassegne nella chiesa dei Santi Apostoli e Biagio e a palazzo Pitti a Firenze».
Concerti ai quali Hruby invita direttori artistici e giornalisti e per i quali Musica con le ali riconosce un cachet ai ragazzi. «La parte economica è tutta a carico mio e della mia famiglia. Abbiamo presentato la domanda per accedere ai contributi del Fus. E cerchiamo sempre qualcuno che abbia voglia di unirsi a questa avventura perché i progetti che abbiamo in testa sono più di quelli che sosteniamo» racconta l’imprenditore convinto che «compito di un imprenditore sia creare ricchezza, ma non è detto che questa ricchezza debba essere per sé, ma può anche essere per la società». Da qui la richiesta di «un sistema di sgravi fiscali che incentivi gli investimenti. L’Art bonus va bene, ma è solo per i privati e non per le aziende» riflette Hruby per il quale «in Italia non abbiamo mai considerato fino in fondo le potenzialità del nostro patrimonio culturale: tante buone volontà si scontrano con la mancanza di fondi».
Articolo pubblicato su Avvenire del 21 luglio