Al Teatro alla Scala ritorna la coreografia del grande ballerino I giovani del Corpo di ballo danzano i personaggi di Cervantes
L’effetto che fa il Don Chisciotte di Rudolf Nureyev è quello che ti ritrovi a sorridere, quasi senza accorgertene. Ti tira dentro la storia. Ti fa battere le mani, schioccare le dita con i ballerini che danzano in scena. Come a un concerto pop. Ha il potere di metterti di buon umore il balletto ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes. Ispirato ad un episodio del racconto, quello dell’amore tra Basilio e Kitri (Chilteria nel romanzo). Romanzato, arricchito, riscritto a misura di narrazione sulle punte.
Cavallo di battaglia dei più grandi danzatori – specie nel gran pas de deux, pezzo di bravura che non manca mai nei gala di danza – Don Chisciotte nella versione Nureyev è un regalo. Lo ha fatto il coreografo al Teatro alla Scala. Il suo “balletto più balletto” – per freschezza, colore, inventiva, virtuosismo, quantità di danza – è nel repertorio del Corpo di ballo milanese dal 1980, quando il grande ballerino russo lo danzò nel ruolo di Basilio. Da allora il balletto torna periodicamente in scena.
Lo fa anche in questi giorni, nuovo omaggio della Scala per il doppio anniversario che nel 2018 celebra gli 80 anni dalla nascita e i 25 dalla morte di Nureyev, nato nel 1938 e scomparso nel 1993 a 55 anni. Giro di repliche che vede protagonisti le giovani leve della compagna, primi ballerini e solisti laureati di recente dal concorso internazionale che ha rinnovato il Corpo di ballo diretto da Frédéric Olivieri. Talenti applauditi alla prima anche da Roberto Bolle, impegnatissimo a postare foto su Istagram dal suo posto in palco reale. Lui, Basilio insuperabile nelle molte riprese del titolo alla Scala (indimenticabile l’edizione dell’ottobre 1999 che lo ha visto accanto a Sylvie Guillem – su YouTube un video amatoriale testimonia i fuochi d’artificio delle due etoile nel gran passo a due finale), al Teatro degli Arcimboldi e nelle molte tournée.
Olivieri, che mosse i primi passi da danzatore proprio scelto da Nureyev all’Opera de Paris, questa volta ha messo insieme tre cast che si alternano sul palco del Piermarini e che porteranno Don Chisciotte in tournée in Cina e in Australia tra settembre e novembre. Biglietto da visita della cultura italiana che la Scala porta come ambasciatrice nel mondo.
Kitri e Basilio, personaggi di contorno del romanzo di Cervantes, qui diventano protagonisti di uno spettacolo dove si balla e tanto. Dove la pantomima (mai esagerate o sopra le righe) è ridotta al minimo indispensabile, ma racconta efficacemente le vicende popolari di Don Chisciotte (alla Scala è Giuseppe Conte affiancato dal Sancho di Gianluca Schiavoni) che lotta contro i mulini a vento, che cerca di trafiggere la sua ombra, che si mette (perdendo) sempre dalla parte dei deboli e che si spende per Duclinea che gli appare in sogno e poi nella foresta incantata circondata dalle Driadi. Cuore romantico e classico – l’atto bianco che vede le danze delicate delle creature della foresta – di un balletto che, appunto, sa mettere ogni volta di buon umore. Grazie alla musica vivace, ma che laddove serve al racconto sa farsi drammatica, di Ludwig Minkus (orchestra del teatro un po’ a briglie sciolte nonostante la bacchetta di David Coleman). Grazie alla Spagna delle scene disegnate da Raffaele Del Savio e dei costumi tutti sui colori del rosso e del rame di Anna Anni.
E grazie all’interpretazione puntuale ed efficace di primi ballerini e solisti scaligeri. Kitri )che nella visione nella foresta appare a Chisciotte nei panni di Dulcinea) è affidata alla precisione tecnica di Nicoletta Manni, energica nella sua entrata in scena e nelle schermaglie amorose con Basilio, reso bene dal temperamento di Timofej Andrijashenko. Per danzare questo Don Chisciotte occorrono freschezza e agilità tecnica giovanile, caratteristiche che non mancano alla coppia Manni-Andrijashenko e alle altre due che si alternano nei panni degli innamorati, Virna Toppi con Claudio Coviello e Martina Arduino con Marco Agostino. Impegnati, nelle altre repliche, nei ruoli non certo minori esaltati dalla rilettura coreografioca di Nureyev (ripresa per la Scala da Florence Clerc): Virna Toppi è un’elegante Regina delle Driadi, Martina Arduino una fascinosa Ballerina di strada, Marco Agostino un Espada energico. Sempre apprezzabili per il rigore che mettono nelle loro interpretazioni Gabriele Corrado, Massimo Garon e Nicola Del Freo, questa volta nei panni dei toreri. La giovanissima Caterina Bianchi, diplomata lo scorso anno alla Scuola di ballo della Scala e oggi già in compagnia, sa calamitare su di sé l’attenzione ogni volta che appare in scena nei panni di un’amica di Kitri.
Buon umore, ma anche quella dolce malinconia per l’eterno sconfitto Chiciotte che, mentre cala il sipario e sul palco tutti stanno ancora ballando – marchio di fabbrica inconfondibile di Nureyev per dire che la vita continua oltre il teatro -, ti lascia sul volto, senza quasi che tu te ne accorga, un sorriso.
Nelle foto Brescia/Amisano Teatro alla Scala Don Chisciotte