Al Teatro alla Scala una mostra curata da Pier Luigi Pizzi per celebrare i 150 anni dalla morte del genio musicale di Pesaro
L’impressione è quella di essere dentro una delle storie raccontate (in musica) da Gioachino Rossini. Perché nelle sale del Museo del Teatro alla Scala si aggirano Angelina e Fiorilla, Rosina e Isabella. Personaggi, meglio costumi delle opere del musicista di Pesaro. Quelli che nel corso degli anni sono stati indossati da Maria Callas e Giulietta Simionato e dai grandi che hanno fatto rivivere sul palcoscenico milanese le storie del compositore marchigiano.
Il Teatro alla Scala rende omaggio a Rossini in occasione dei centocinquant’anni della morte: era il 13 novembre 1868 quando scompariva a Passy, vicino a Parigi. Sino al 30 settembre nelle sale del Museo (apertura tutti i giorni dalle 9 alle 17.30, ingresso euro 9, sconti per gruppi, studenti e anziani) la mostra Gioachino Rossini al Teatro alla Scala celebra il genio pesarese con oltre cento opere tra bozzetti e figurini, costumi e modellini di scenografie, spartiti e lettere, quadri e video, balletti e cartoni animati messi insieme da Pier Luigi Pizzi – regista, scenografo e costumista con al suo attivi diversi allestimenti rossiniani – in un percorso che si snoda lungo tutte le sale del Museo teatrale.
«C’è molto di Rossini in queste stanze. Quasi tutte le sue opere sono state rappresentate alla Scala, alcune sono nate qui. Per questo dobbiamo documentare quel che di Rossini è stato rappresentato su questa scena. E bisogna rassegnarsi a fare delle scelte drastiche, perché il materiale è sterminato. Dalla prima opera che ha visto la luce qui, La pietra del paragone, alla recente edizione de La gazza ladra» racconta il curatore che ha pensato la mostra come un gesto «di gratitudine e di sconfinata ammirazione per questo immenso artista».
Ecco ritratti (appositamente restaurate le tele di Luigi Riccardi, Giovanni Pierpaoli e Vincenzo Camuccini e il busto in bronzo di Carlo Marochetti) e cimeli legati a Rossini, il manoscritto di Tancredi, alcuni dei più celebri costumi disegnati da artisti come Caramba o Zeffirelli. Una teca raccoglie i gioielli di scena e tra questi la corona indossata da Giuditta Pasta in Semiramide. Spazio poi a un percorso attraverso gli allestimenti scaligeri delle opere di Rossini firmati nel tempo, tra gli altri, da Alessandro Sanquirico, Nicola Benois, Jean-Pierre Ponnelle, Luca Ronconi e Gabriele Salvatores.
«Il legame del Teatro alla Scala con Rossini testimoniato da questa mostra nasce nel 1812 con il trionfo della prima assoluta de La pietra del paragone e accompagna oltre due secoli di storia scaligera fino a La gazza ladra diretta lo scorso anno da Riccardo Chailly» ricorda il sovrintendente scaligero Alexander Pereira. Un lungo percorso che ha visto protagoniste le bacchette di Claudio Abbado e Riccardo Muti sino a quella di Chailly che, oltre ad aver diretto i melodrammi rossiniani, lo scorso ottobre ha riscoperto la Messa per Rossini scritta da Verdi e da dodici compositori italiani sull’onda delle emozioni per la scomparsa del musicista.
Articolo pubblicato su avvenire del 27 aprile 2018
Nelle foto Brescia/Amisano Teatro alla Scala la mostra